ACQUEDOTTI ED ABERRAZIONI

Una rappresentazione anonima dei testi dove è accumulata una  mole rilevantissima, un vero tesoro di alta tecnica acquedottistica ma che contengono, ovviamente senza alcuna possibilità di individuazione specifica, le aberrazioni di cui tratta la nota.
Una rappresentazione anonima dei testi dove è accumulata una mole rilevantissima, un vero tesoro di alta tecnica acquedottistica ma che contengono, ovviamente senza alcuna possibilità di individuazione specifica, le aberrazioni di cui tratta la nota.

Nel corso della trattazione dei vari argomenti del sito si insiste nel sostenere che sussistono eccessive inefficienze nella costituzione reale e nella gestione degli acquedotti italiani e se ne attribuisce la colpa in parte alle errate convinzioni dei gestori ma anche alle inadeguatezze degli insegnamenti impartiti dall’Università agli studenti di ingegneria. Si è ora ritenuto che fosse opportuno verificare la veridicità di questo assunto ed allo scopo si è compiuto una accurata disamina dei testi classici di recente edizione da parte delle primarie case, testi che, essendo redatti dagli stessi docenti di Università italiane, si ritiene contengano esattamente la materia che i docenti medesimi insegnano ed inoltre testi che costituiscano una parte determinante della letteratura tecnica in materia acquedottistica oggi reperibile in libreria.

Oltre alle ottime conclusioni percepibili dagli atti di importanti convegni, si è potuto appurare come la materia insegnata negli illustri atenei contenga effettivamente delle gravi mancanze ed indicazioni erronee. Oggetto della presente nota è la descrizione di alcune di esse specificandone in dettaglio le caratteristiche e le motivazioni per cui esse appaiono dannose. Un principio che troppi testi classici riportano tuttora, quasi si trattasse di una semplice conferma dei vecchi concetti di base, è il considerare prassi assolutamente obbligatoria la presenza in testa delle reti di distribuzione della vasca di carico e quindi di ritenere inviolabile il vecchio principio della ineluttabilità della costanza di pressione di inizio rete in tutte le 24 ore della giornata e per tutti i 365 giorni dell’anno. Questo concetto è di per sé sufficiente perché chi scrive queste note giudichi assai severamente i testi nuovi e più generalmente gli insegnamenti universitari. Ma sono anche altre le osservazioni rilevate. Una  omissione che si rileva pesantemente nei testi è l’insufficiente trattazione delle pompe a velocità variabile nonostante esse costituiscano una apparecchiatura di prim’ordine dei moderni acquedotti che viene quasi completamente trascurata omettendo totalmente le indicazioni sul suo modo di utilizzazione e sugli importanti vantaggi per gli acquedotti che ne potrebbero risultare.

Infine un argomento la cui importanza è determinante per il futuro degli acquedotti è l’indicazione della vera e propria rivoluzione dei concetti base che dovrebbe derivare dalla utilizzazione dei moderni impianti di telecontrollo e telecomando. A tale riguardo si ha buona ragione di ritenere una mancanza gravissima che le Università non comprendano tra le materie insegnate questa opportunità ma che continuino invece a propinare i vecchi concetti di acquedottistica che andavano bene prima che fosse resa disponibile questa attrezzatura di eccezionale performance. In conclusione, la recente consultazione degli ultimi testi di acquedottistica apparsi in libreria fornisce una preoccupante convinzione e conferma di tutti i dubbi espressi nel sito ed allontana sine die, ammesso che se ne fosse intravisto il traguardo sia pur molto lontano, la speranza che gli acquedotti italiani imbocchino la via retta per giungere al loro completo risanamento costitutivo e di esercizio.