Erano gli anni ottanta ed anch’io, come tanti miei coetanei, allora dovevo soffocare molte delle convinzioni per sopravvivere circondato da scettici tradizionalisti. Allora facevo parte della direzione Lavori di costruzione di una struttura della quale conoscevo a fondo le caratteristiche (quasi tutte negative): un grande e costoso serbatoio pensile in cemento armato. Un giorno sto bevendo un caffè al bar col direttore tecnico dell’Acquedotto Consorziale di cui faceva parte il pensile in costruzione. Anch’egli buon conoscitore della pratica acquedottistica e delle caratteristiche reali della gestione di un acquedotto, a bruciapelo mi chiede: qui, in separata sede, confidati con me e dimmi la verità, a cosa servirà il pensile che stai costruendo?. Io commisi allora uno dei più gravi errori della mia vita e dissi. Come tu ben sai non servirà a nulla perché in una rete complessa come quella consorziale non riuscirai mai a regolarlo e due saranno le sue condizioni di funzionamento: o sempre pieno oppure svuotato prima del momento opportuno. Non l’avessi mai fatto. Mi piombarono addosso pericoli e rimproveri di tutti i generi cui riuscii a por rimedio con un elaborato da me sottoscritto che dimostrava la (assolutamente falsa) utilità del serbatoio pensile in questione.
Da allora la mia azione di diffusione della scadente funzione svolta da tali costose ed ingombranti strutture è continuata incessantemente ricevendo solo opinioni contrarie alla mia e commenti tutt’altro che benevoli sul mio operato di tecnico acquedottista. Nel n. 3 dell’anno 1998 della rivista “L’ACQUA” organo ufficiale della Associazione Idrotecnica Italiana è pubblicato un mio articolo dal titolo “I SERBATOI PENSILI DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE D’ACQUA POTABILE: MONUMENTI ALL’INUTILITA’ O INDISPENSABILI STRUTTURE?” nel mentre su internet figurano da anni i seguenti articoli che trattano l’argomento
http://www.altratecnica.it/indicemiscellaneanuova/indiceacquedotti/serbpensili.html
http://www.altratecnica.it/indicemiscellaneanuova/indiceacquedotti/demoliz_lug2005.html
Ma finalmente è arrivato il tempo della rivincita. Sono in possesso di due filmati dai quali risulta che una sola ditta ha demolito in questo ultimo decennio oltre un centinaio di serbatoi pensili italiani. Se si dovessero aggiungere tutti quelli demoliti da qualcuno altro, se si ricercassero su internet gli articoli che ne parlano si troverebbero numerosissime documentazioni di conferma di quanto sopra. Infine se si potesse stilare una statistica di quanti pensili, per chiari motivi di razionalizzazione delle reti sono fuori servizio si arriverebbe ad un numero incredibilmente elevato.
Io credo che queste siano prove tangibili, prove vere che mi inducono a ripetere: ma com’è possibile che coloro che rappresentano il sapere tecnico-economico-strategico in Italia continuino a considerarli strutture di base del sistema acquedottistico e quindi ad edificarli anche ai nostri giorni?
