IL CONTROLLO DELLE PERDITE OCCULTE

Ho più volte fatto presente che le perdite occulte degli acquedotti sono entità poco conosciute anzi molto spesso misconosciute nel senso che se ne rendono di pubblico dominio molti dati e caratteristiche anche se, in realtà, se ne sa ben poco. Ad esempio nessuno ha ben chiaro in mente che le perdite si formano soprattutto la notte o comunque nei periodi di basso consumo. La ragione è dovuta alla mancanza di strumenti atti a determinare l’entità di perdita in tempo reale di una rete, quello che si conosce è soltanto il volume totale disperso in un periodo molto lungo come ad esempio un intero trimestre perché gli unici elementi noti sono il quantitativo totale d’acqua immesso in rete e quello fornito all’utenza nel trimestre: dalla differenza si ricava la perdita totale del trimestre stesso.
Considerata l’importanza che rivestirebbe una conoscenza più approfondita, si è cercato almeno di conoscerne qualche elemento teorico e, allo scopo di rendere più evidenti alcune caratteristiche, si è effettuata la verifica del funzionamento di una rete magliata ipotetica fissando alcune ipotesi di base. Innanzitutto si è adottata la regola, ritenuta validissima da molti autori, in base alla quale, se non è possibile determinare la portata istantanea di perdita, è però possibile calcolarne le variazioni in funzione delle modifiche subite dalla pressione di rete durante il periodo considerato e quindi, fissata la perdita di un certo istante, si può ricavare quella subita durante tutto il periodo di cui è nota la pressione di esercizio. La procedura matematica adottata utilizzando il programma Epanet di calcole delle reti è riportata dettagliatamente al capitolo 11 del libro “Acquedotti realtà e futuro” al quale si rimanda coloro che volessero approfondire l’argomento. In questa sede ci si limita a riportare i grafici dei risultati ottenuti. Sulla base della regola prima citata, fissato un punto di funzionamento del giorno di massimo consumo, si sono calcolati gli altri punti relativi a diverse condizioni di esercizio, riuscendo a tracciare i grafici delle figure allegate.

Fig.1-2  - Funzionamento della rete alimentata a pressione costante dalla vasca di carico nel giorno di massimo consumo ed in quello medio
Fig.1-2 – Funzionamento della rete alimentata a pressione costante dalla vasca di carico nel giorno di massimo consumo ed in quello medio

Le figure n. 1 e 2 illustrano il funzionamento a pressione fissa. Sono riportate le pressioni di consegna dell’acqua all’utenza nonché le perdite che sono dell’ordine del 30% nel giorno di consumo massimo per aumentare fino al 50% in quello di consumo medio. Come si vede si tratta di perdite elevatissime che risulterebbero ancora maggiori nei giorni di consumo minimo. Ebbene modificando il metodo di alimentazione e cioè passando dalla vasca di carico alla immissione diretta in rete a pressione di partenza regolata, le perdite si riducono a un valore del 21% nel giorno di massimo consumo e del 32% in quello medio fornendo una ulteriore prova di validità del sistema di alimentazione delle reti acquedottistiche a pressione variabile (vedi fig. 3 e fig. 4)

Fig.3 e fig. 4  -  Rete alimentata a pressione variabile nel giorno di massimo consumo ed in quello medio
Fig.3 e fig. 4 – Rete alimentata a pressione variabile nel giorno di massimo consumo ed in quello medio

Quello che si è voluto dimostrare è il vantaggio che, anche in tema di riduzione delle perdite, si ottiene alimentando una rete a pressione variabile rispetto alla stessa rete alimentata tramite vasca di carico e quindi con pressione di partenza fissa.

ll lusinghiero risultato  teorico finale risultante dai calcoli conferma quanto ottenuto della alimentazione a pressione variabile regolata effettivamente messa in atto e  proseguita per decenni. Infatti anche in sede di gestione reale si è potuto constatare il dimezzamento delle perdite operato da questa diversa modalità di gestione delle reti che le moderne apparecchiature elettromeccaniche ed elettroniche consentono di attuare agevolmente.