LA FUNZIONALITA’ DEGLI STRALCI ESECUTIVI DEI GRANDI ACQUEDOTTI

Schema planimetrico dell'Acquedotto del Consorzio Basso Tagliamento. Cliccare per ingrandire
Schema planimetrico dell’Acquedotto del Consorzio Basso Tagliamento.
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Le grandi opere pubbliche e particolarmente gli acquedotti non vengono quasi mai costruiti nella loro interezza in una unica fase per due ragioni fondamentali. Innanzitutto risulta impossibile poter disporre fin dall’inizio dell’intero importo di spesa necessario e secondariamente è procedura ovvia seguire l’estendersi dell’urbanizzazione con quello dell’acquedotto. La tecnica adottata generalmente è quella del frazionamento in più stralci funzionali che consentono di dilazionare la spesa in lunghi periodi adottando due regole di base. La prima riguarda la necessità di un buon progetto generale che fin dall’inizio preveda nelle linee essenziali quale sarà l’assetto futuro dell’opera completa pur essendo possibile durante il corso degli anni provvedere al suo aggiornamento onde seguire le variazioni che subisce il territorio col passare del tempo. In secondo luogo gli stralci devono essere congruenti con le necessità reali del periodo di loro esecuzione, devono cioè essere assolutamente stralci funzionali . Purtroppo non è affatto raro il constatare come molti acquedotti siano stati realizzati con lo scopo di risolvere di volta in volta dei problemi contingenti e senza una vera strategia generale atta a garantire un valido esito definitivo. Lo riprova lo stato pessimo degli acquedotti italiani caratterizzata da perdite d’acqua di entità intollerabile.

Fa da contraltare a questo stato di cose la realizzazione iniziata negli anni 70 ed attuata a stralci che a ragione possono definirsi esecutivi e funzionali nel vero senso delle parole, dell’acquedotto Consorziale chiamato “Acquedotto del Basso Tagliamento” avente sede a Fossalta di Portogruaro (VE) e comprendente una decina di Comuni in provincia di Venezia e Pordenone. Ne farò una descrizione solo sommaria che esclude le particolarità eminentemente tecnico-costruttive le quali  del resto sono visibili al capitolo 20.1 dell’ ebook “Acquedotti – Realtà e futuro” acquistabile al prezzo solo simbolico di euro 1.99 oppure cliccando direttamente http://www.altratecnica.it/indicemiscellaneanuova/indiceacquedotti/bassotagl_sett2002.html
ma elencherò qui solo quelle di funzionalità spicciola.


L’impegno perseguito era quello di servire d‘acqua potabile un territorio quasi totalmente privo di servizio idrico e con scarse disponibilità economiche a fronte di un preventivo di spesa notevole, soprattutto perché il traguardo del tutto immaginario da raggiungere con l’acquedotto che stava per nascere era l’alimentazione nel punto estremo e quindi più disagiato, di un centro turistico (Bibione in provincia di Venezia) consistente allora solo in una vaga previsione di quel grande futuro che poi si è di fatto realizzato ma di cui, nella realtà, non si possedeva alcuna certezza.
Si deve dire che le soluzioni scelte si sono dimostrate di straordinaria qualità in tutti i sensi.
La storia detta in quattro parole vede completata per prima la costruzione delle fonti poste ad oltre 40 Km da Bibione e dimensionate per l’intera futura e notevole portata onde poter garantire fin dal primo momento che si partiva col piede giusto e secondariamente per approfittare di questa subitanea sovrabbondanza idrica per cogliere una grande occasione: alimentare direttamente a gravità per lunghi anni tutto il territorio via via servito dal grande serpentone costituito dalla condotta adduttrice principale che scendeva dalla montagna verso il mare per oltre 40 chilometri. Infatti i pozzi artesiani terebrati in comune di S. Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone, sfruttati per una portata molto bassa rispetto alla loro potenzialità effettiva, come si è fatto per lunghi anni, presentavano una naturale risalienza sul suolo che ha consentito di alimentare il territorio interamente a gravità e quindi rendendo minime le spese di esercizio. In pratica per un ventennio l’acquedotto del Basso Tagliamento è consistito in un’opera statica cioè totalmente priva di macchinario e che pertanto non richiedeva nessuna manutenzione, nessun intervento se non procedere alla estensione delle reti di distribuzione nelle case man mano che queste venivano costruite. Ripeto che si è trattato di un intervento che potrei definire geniale sia dal punto di vista tecnico che da quello prettamente economico.
Ma la genialità è proseguita per tutto lo svolgimento dell’opera e per dimostrarlo basterà dire che in quegli anni, quando nessuno parlava di pompe a velocità variabile, quando non esistevano gli inverter cioè quelle apparecchiature che oggi consentono con facilità la regolazione della velocità delle pompe, già da allora si decise con grande lungimiranza, di corredare l’impianto di sollevamento principale, posto vicino alle fonti, con pompe a velocità variabile per il determinante motivo di ottenere  grande differenziazione di funzionamento a cui era giocoforza sottomettere, come detto , l’intero acquedotto. Allo scopo si dovettero installare motori a corrente continua che presentavano notevoli difficoltà sia costruttive che di esercizio ma che comunque hanno svolto il loro compito in maniera encomiabile, riuscendo a regolare la portata distribuita all’utenza e la sua pressione in funzione di fabbisogni reali e variabilissimi sempre adottando la regola della massima economia di esercizio.

Diagrammi delle curve di funzionamento delle pompe a velocità variabile installate alle fonti dell'acquedotto. Con grande lungimairanza si sono0minstallate pompe a corrente continua ai tempi necessaria per modulare la velocità di rotazione
Diagrammi delle curve di funzionamento delle pompe a velocità variabile installate alle fonti dell’acquedotto.
Con grande lungimairanza si sono installate pompe a corrente continua ai quei tempi necessaria per poter modulare la velocità di rotazione

Ripeto che il fulgido esempio dell’Acquedotto del Basso Tagliamento dovrebbe essere preso ad esempio per dimostrare come si possa e si debba agire nel concepire e nel realizzare le importanti opere pubbliche italiane non già basandosi su soluzioni vecchie e sorpassate ma aprendo vie nuove che, oltre a risolvere i problemi di attualità, contribuiscano al progresso tecnico economico di tutti.
Mi sento in dovere anche di citare il nome della Società che ha curato la progettazione, la Drezione Lavori ed infine l’avviamento di gestione che è la “Compagnia Generale delle Acque” che allora aveva sede a Venezia essendo una filiale diretta della “Compagnie Gènerale des Eaux” di Parigi e che oggi porta il nuovo nome di Veolia.
Non posso evitare di citare come anche il sottoscritto abbia contribuito personalmente, sotto la guida dell’ottimo Ing. Mario Salvetti Direttore della Società che mi ha elargito e trasmesso  la sua profonda conoscenza della materia, alle decisioni tecniche di cui sopra tanto è vero che ancora oggi a  decenni di distanza continua sostenerle nei principi acquedottistici del proprio attuale operato. Purtroppo  a me accade  ancora di assistere a gravi mancanze nei concetti base dei moderni acquedotti dove si continua imperterriti a portare avanti ed a realizzare di fatto ed anche a gestire, acquedotti concepiti con metodologie superatissime: i pessimi risultati di questo modo di fare sono sotto gli occhi di tutti.