
Non esiste articolo redatto dal sottoscritto nel quale non venga auspicata l’eliminazione delle vasche di carico che la letteratura classica ed una inveterata e incompetente consuetudine ritengono invece necessarie in testa alle rete di distribuzione acquedottistica. Quello che io auspico costantemente è l’immissione diretta in rete a pressione variabile ottenuta mediante impiego di elettropompe a velocità variabile negli acquedotti a sollevamento meccanico e tramite valvole di regolazione negli altri casi. Una delle critiche che a tale riguardo mi vengono mosse riguarda la scarsa sicurezza provocata al servizio dalla assenza di accumuli d’acqua in quota i quali col loro grande volume idrico sempre pronto ad entrare in rete costituirebbero un indispensabile fattore di garanzia per la ininterrotta attività di rifornimento dell’utenza.
Al riguardo il primo pensiero che mi occupa la mente è che ragionare in questo modo sia puerile.
A mio parere i modi validi di dare sicurezza al servizio idrico sono di tutt’altro genere a meno che non si voglia negare tutto il progresso tecnico dell’ultimo mezzo secolo.
La prima preoccupazione deve essere quella di assicurare il funzionamento di quell’apparecchiatura che costituisce il fulcro di tutto il sistema e cioè l’impianto di telecontrollo e telecomando. Se non funzionasse a dovere potrebbe accadere di tutto, pertanto i provvedimenti più urgenti riguardano la sua sicurezza in tutti campi dalla alimentazione elettrica, ai programmi applicativi, a quella delle attrezzature elettroniche provvedendo ai gruppi di continuità elettrica, ai dispositivi ed ai programmi di riserva nonché al personale che esegua costantemente le manutenzioni dei programmi.
Subito dopo bisogna pensare alla sicurezza della alimentazione elettrica delle apparecchiature di manovra, pompe ecc. ed in questo senso una buona norma è riuscire ad essere alimentati da almeno due linee Enel ad alta tensione provenienti da diverse centrali ed in secondo luogo a avere capaci gruppi elettrogeni..
A questo punto bisogna pensare agli impianti acquedottistici veri e propri e a tale riguardo ci sono mille argomenti importanti a cominciare dalle fonti che dovrebbero essere diversificate sia per qualità di captazione (pozzi, sorgenti, acque superficiali potabilizzate ecc.) tenendo ben presente che la vera sicurezza la si ottiene quando si è in grado di sostituire totalmente una fonte che per un qualsiasi motivo fosse non utilizzabile, per continuare con impianti di sollevamento e di disinfezione dell’acqua, per passare alla adduzione dell’acqua dalle fonti alla rete ed infine alla rete di distribuzione alla cui alimentazione bisognerebbe provvedere in molteplice modo sia con impianti di produzione diversificati per qualità d’acqua e sia per ubicazione. I controlli di esercizio oltre che effettuati da sopralluoghi del personale devono consistere nelle simulazioni al modello matematico attraverso le quali, oltre che tenere sotto controllo il rendimento degli impianti, si possono prevedere per tempo i grandi guasti alle condotte stradali e quindi evitare danni gravi alle strutture ed ai luoghi attraversati dalle condotte stesse dell’acquedotto.
Molto importante il collegamento di interscambio con acquedotti vicini che svolge una essenziale opera di prevenzione di disservizi gravi.
Dalla breve disamina svolta risulta con evidenza come la eventuale mancanza di volumi idrici in quota rappresentati da serbatoi anche capienti e di cui si è accennato nella parte iniziale, è del tutto trascurabile se posta a confronto con tutti gli altri provvedimenti di salvaguardia dai disservizi di cui ogni servizio idrico deve tener debito conto.