
Parlando di acquedotti in genere non si può evitare di considerare i notevoli studi che vengono fatti in tutto il mondo riguardo il servizio idrico e con particolare riguardo alla definizione omogenea della efficienza degli acquedotti .
Si tratta di un campo che nel presente sito non viene affatto affrontato e ritengo necessario fornirne qui la motivazione.
Quelli in argomento sono studi validissimi e da tenere ben in considerazione come del resto viene fatto da molti studiosi italiani. Esiste però un errore di fondo che, a giudizio di chi scrive, costituisce una doverosa premessa agli studi in parola. Io credo che formulare tante regole di classificazione degli acquedotti prima e della loro correzione, significhi ammetterne la validità, significa fornire una specie di benestare ad un sistema di alimentazione idropotabile che, a mio avviso, invece di essere così tollerato ed accettato, tutt’al più corretto e migliorato, dovrebbe essere invece nettamente respinto facendo anticipare, almeno sulla carta, alla sua correzione quella rivoluzione di base su cui si ripete insistentemente l’autore di queste note.
In altri termini tutte quelle utilissime innovazioni dovrebbero trovare la loro determinante applicazione, soltanto a posteriori e quindi solo dopo che si saranno operate modifiche radicali dei sistemi di base sui quali si basano troppi acquedotti. Il farlo anticipatamente significa, in definitiva, contribuire dannosamente alla perpetuazione di sistemi anacronistici i quali, anche se corretti efficacemente tramite le regole di cui si parla, mantengono e manterranno in futuro i difetti di base rendendo ancora più difficoltosa la decisione del tanto auspicabile loro cambiamento radicale .