Nella pagina “INTERCONNESSIONE TRA ACQUEDOTTI” che forma parte integrante del sito, si trova un accenno al MOSAV cioè ad un progetto di coordinazione degli acquedotti ( abitanti totali serviti 444.000 per una portata totale di 2.300 l/sec ) che rappresenta un valido esempio, parte di un provvidenziale sistema strategico di pianificazione generale, il quale, dopo aver già in esercizio importanti complessi idrici, senza dubbio si sta espandendo ovunque sia Italia che all’estero.

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Si ritiene doverne qui discutere per la validità del suo principio di base e per le considerazioni che da esso si possono dedurre. La planimetria allegata dà un’idea degli scopi dell’intervento che, riportando testualmente le parole dell’Ente Interessato, sono i seguenti. “Il Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MO.S.A.V) individua gli schemi di massima delle principali strutture acquedottistiche necessarie ad assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile nell’intero territorio regionale, nonché i criteri e i metodi per la salvaguardia delle risorse idriche, la protezione e la ricarica delle falde. Con questa operazione il sistema acquedottistico veneto diventerà di tipo reticolare, migliorando sensibilmente l’affidabilità del servizio. E’ proprio questa la logica che sta utilizzando la pianificazione acquedottistica avanzata: operare su vaste scale territoriali con l’obiettivo di passare dalla tecnica classica dell’acquedotto “ad albero” a quella dell’acquedotto “a rete”. Il MOSAV recepisce a pieno questo principio con la creazione di un macrosistema che connette le fonti con i centri di consumo ed incorpora i dispositivi di accumulazione idrica necessari, sia per la regolazione dei flussi, sia come riserva per l’emergenza.”
Nel mentre esprimo un plauso per l’intervento e mi auguro dia un impulso per una sempre maggiore applicazione ovunque dei principi cui si ispira, esprimo le seguenti considerazioni personali.
Prima di tutto trovano conferma alcune delle raccomandazioni del mio sito soprattutto in merito alla opportunità di differenziare le fonti e di garantire l’interscambio tra i vari acquedotti interscambio che, in questo e negli altri casi simili, rappresenta molto di più in quanto trattasi di una rete coordinata di servizio la cui funzionalità è fuori discussione. Devo aggiungere che nella esplicazione di questa grande funzionalità molte delle proposte che il sottoscritto ha presentato nel sito dimostrerebbero una straordinaria efficacia qualora ne fosse prevista l’utilizzazione, non senza escludere che di fatto esse vi abbiano già trovato un utile impiego. Intendo parlare, ad esempio, del miglioramento delle fonti, della immissione diretta dell’acqua nelle varie reti ed a pressione variabile intelligentemente ed automaticamente modulata che darebbe le migliori possibilità di regolazione di un complesso così variegato, della regolazione dei serbatoi di compensazione giornaliera che, se fosse fatta a livelli imposti ora per ora come precisato nel mio sito, darebbe frutti copiosi in quanto, in un complesso così vasto, contribuirebbe non poco alla regolarizzazione della portata da produrre nelle 24 ore della giornata tipo. Soprattutto importante sarebbe un uso dell’impianto di telecontrollo e telecomando che, come il mio sito indica, servisse non solo alla automazione dell’insieme, ma principalmente alla definizione della sua costituzione basandola fin dalla progettazione proprio sulle grandi possibilità dello stesso impianto di telecontrollo telecomando. Infine, ma in questo campo sono convinto di sfondare una porta già aperta, da rilevare l’importanza della modellizzazione e cioè delle verifiche di funzionamento tramite modello matematico che consentono di verificare a priori, confrontare tra di loro diversificate soluzioni per giungere a scegliere quella che dà migliori risultati. Concludo rinnovando il mio plauso per una impresa veramente notevole non tanto e non solo per l’importo delle opere ma per il principio che essa sanziona di costituire in Italia dei grandi sistemi acquedottistici a rete.