
Si vuole dimostrare come non sia corretto attribuire in toto alle condotte colabrodo degli acquedotti la causa delle rilevantissime perdite d’acqua potabile lamentate in Italia. Anche se poco noto, sussiste un’altra causa avente una caratteristica molto importante: in moltissimi acquedotti si potrebbe porvi un efficace rimedio.
Nella figura è rappresentato il grafico, la cui pubblicazione è stata gentilmente autorizzata da Studio tecnico Ing. Mauro Gattone ( http://www.ricercaperditeacqua-mg.it ), della pressione di consegna dell’acqua all’utenza effettivamente registrata in un acquedotto e che offre degli spunti interessanti.
Poiché siamo in presenza di un tipo di acquedotto che corrisponde, purtroppo alla stragrande maggioranza di quelli esistenti in Italia e quindi con rete alimentata da vasca di carico e pertanto a pressione di partenza fissa il cui valore è stato definito in funzione della punta massima di consumo e cioè dai 58 metri sul suolo circa e necessari per alimentare l’utenza nel momento critico ( dalle ore 13 alle ore 15 ) ne è derivato che ad esempio la notte dalle ore 23 alle ore 5 circa ed in genere durante tutti i periodi di basso consumo, la pressione si mantiene su una quota di circa 45 m sul suolo, sicuramente eccessiva e che comporta esorbitante spesa energetica ma soprattutto grande aumento delle perdite occulte.
Per un utile confronto si è tracciato con colore rosso il grafico ipotetico della pressione che una diversa costituzione della rete, rispettando i canoni indicati nel presente sito, avrebbe mantenuto nella stessa giornata di esercizio. I confronti sono molto interessanti. Si noti innanzitutto che nel breve lasso di tempo a forte consumo (dalle ore 8 alle ore 20 circa) la pressione di consegna all’utente è più elevata di quella normale nel mentre essa si abbassa notevolmente di notte ed in tutti i periodi di scarsa richiesta portandosi ad una valore di circa 25 m. La conseguenza logica è un servizio migliore proprio quando esso si dimostra più utile nel mentre alla notte e più generalmente quando la richiesta idrica è ridotta al minimo, l’abbassamento di pressione non crea nessun problema per l’utenza essendo basse le perdite di carico delle condotte stradali ed anche di quelle degli impianti interni privati. L’abbassamento di pressione svolge soprattutto un ruolo importantissimo nella diminuzione delle perdite.
L’economia energetica che ne deriva risalta visivamente dalla parte tratteggiata della figura. Fa specie soprattutto una questione di principio che vede nel metodo tradizionale, rappresentato dalla linea blu, una imposizione cui non si può opporre alcun rimedio mentre la linea rossa è liberamente fissata dal gestore il quale, facendo tesoro dei dati reali di esercizio, può modificarla da una stagione all’altra, da un avvenimento culturale, festivo o meteorologico all’altro: basta imporre nel sistema di telecomando la serie di pressioni che si vuole si abbiano in rete nella giornata tipo ed il sistema provvederà alla misura delle pressioni effettive nei vari punti caratteristici del territorio servito e quindi ad aumentare o diminuire in tempo reale la velocità di rotazione delle pompe in modo da tradurre in realtà tutti i valori pressori preimpostati. In taluni acquedotti oltre o in alternativa alla regolazione della velocità delle pompe principali, per raggiungere i risultati citati, occorre agire, sempre in automatico, su altre apparecchiature di rete come valvole di riduzione della pressione o addirittura ricorrere a impianti suppletivi di sollevamento. I mezzi a disposizione sono molteplici: l’importante è ottenere comunque una regolazione ottimale ed automatica della pressione di consegna dell’acqua all’utenza.
Maggiori spiegazioni possono essere rilevate dalle specifiche pagine di questo sito oppure dal libro ebook “ACQUEDOTTI REALTÀ’ E FUTURO”