REGOLAZIONE DELLA PRESSIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE CON METODOLOGIE MODERNE : NAPOLI EST

Panorama di NAPOLI
Panorama di NAPOLI

Un articolo che consiglierei vivamente di leggere a tutti coloro che si interessano di acquedottistica è il seguente: “UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” – CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCA AMBIENTE (C.I.R.AM.) – Dottorato di Ricerca in Analisi dei Sistemi Ambientali XXI Ciclo – Il controllo delle perdite nei sistemi acquedottistici: criteri innovativi di gestione. Coordinatore Ch.mo prof. Lucio Lirer – Tutor Ch.mo prof. ing. Maurizio Giugni”

L’articolo tratta del problema del controllo delle perdite degli acquedotti basato sulla regolazione della pressione di esercizio delle reti descrivendo anche un esempio concreto e cioè quello di un parte della rete di distribuzione di Napoli (Napoli est) risolto applicando le regole della distrettualizzazione.


Al riguardo avrei molte osservazioni da fare e che tento di riassumere come segue.
Innanzitutto devo ricredermi, con riserva, sulla distrettualizzazione tanto criticata nei miei appunti. Quella prevista nello studio presenta molti aspetti positivi dati dalle procedure avanzatissime usate nella determinazione del nuovo assetto acquedottistico, dal fatto che sono previsti distretti molto grandi ( 100000 – 15000 utenti per ciascun distretto), dalle numerose verifiche teoriche compiute tramite duplice modello matematico essendo il primo molto scheletrizzato ed il secondo più completo ed aderente allo schema idrico effettivo.
In definitiva lo studio chiarisce molto autorevolmente come eseguire un controllo e regolazione della pressione di funzionamento in un acquedotto che si sviluppa in un territorio non pianeggiante ma con quote altimetriche che presentano una grande escursione di quota, servito da reti precedentemente suddivise per fasce altimetriche ognuna delle quali alimentata da proprio serbatoio di compensazione e carico. Il problema da risolvere consiste nel localizzare e ridurre le perdite molto rilevanti (oltre il 60% dell’acqua prodotta a Napoli viene dispersa nel sottosuolo) in un territorio molto vasto con una popolazione distribuita su in territorio difficile in quanto caratterizzato, come detto, da dislivelli importanti del suolo. La soluzione viene trovata suddividendo la rete in distretti abbastanza grandi ognuno dei quali, essendo omogeneo per andamento altimetrico, per qualità di utenza e per tipologia di rete è alimentato da una sola condotta (cui si aggiunge in qualche distretto qualcun’altra), nel mentre la rete è stata mutilata chiudendo tutte le rimanenti condotte di collegamento con il resto della rete stessa. Le condotte di collegamento prescelte sono tutte munite di apparecchiatura di misura e di regolazione mediante valvole automatiche della portata e pressione. Anche all’interno dei distretti sono previsti apparecchi di misura della pressione con trasmissione automatica dei dati all’impianto centralizzato di telecontrollo e telecomando che sovrintende a tutte le operazioni. La descritta costituzione dei distretti consente di tenere sotto controllo e di regolare la pressione dei distretti e quindi i tutta la rete di Napoli est riuscendo a moderare le enormi perdite che l’acquedotto denuncia.
Nel mentre non posso che prendere a modello e quindi approvare in toto tutta la procedura spiegata nell’articolo per le innovazioni messe in atto e per gli ottimi risultati che sicuramente consentono in questo ed in altri esempi, al tempo stesso non posso evitare di sviluppare la mia riserva.
Faccio rilevare innanzitutto come la rete sia alimentata in toto da vasche di carico costituite da serbatoi in quota che fungono al tempo stesso da serbatoi di compensazione giornaliera delle portate. Poiché non viene spiegato alcunché sulla regolazione di questi serbatoi si presume che gli impianti di pompaggio che li alimentano siano, come di norma, avviati da galleggianti che tendono a mantenerli sempre pieni e quindi, come spiegato nell’articolo “SERBATOI” ,  non effettuano la compensazione giornaliera delle portate per la gran parte delle giornate annue ma restano sempre pieni o quasi pieni vincolando la produzione ad una portata continuamente variabile e prossima, minuto per minuto, alle richieste dell’utenza. Nei giorni  di consumo massimo sicuramente quei serbatoi si svuoteranno prima dell’ora di punta perché questo è ciò che accade normalmente impedendo a detti serbatoi di intervenire nei momenti peggiori.
In secondo luogo è da rilevare la dissipazione energetica conseguente alla procedura di pompaggio in atto che prevede di pompare nei serbatoi posti ad una quota esuberante per poi dissipare (soprattutto di notte) molta energia per due cause e cioè dapprima per la chiusura di molte condotte importanti imposte dalla distrettualizzazione e poi per l’effetto dell’azione delle valvole di riduzione della pressione facenti anch’esse parte fondamentale del metodo della distrettualizzazione.
Tutto ciò deriva dal fatto che si continua a tollerare che le reti di distribuzione siano alimentate a pressione fissa il che, a mio modo di vedere, costituisce un grave errore nella stragrande maggioranza dei casi.
Io credo che, anche ammettendo l’adozione della distrettualizzazione che in questo caso trova piena condivisione, se si fosse in anteprima studiato la possibilità di alimentare in diretta i distretti con pompaggio a pressione variabile ed inoltre si fossero trasformati ed integrati i serbatoi di accumulo in modo da affidar loro soltanto il ruolo di compensazione delle portate il che doveva avvenire fissando un grafico giornaliero dei livelli da mantenere per tutte le 24 ore, si sarebbero ottenute in anteprima economie energetiche ancora maggiori di quelle suddette cui aggiungere in seconda fase le ulteriori grandi economie date dalla distrettualizzazione di cui sopra, arrivando ad ottenere in definitiva risultati eccezionalmente buoni.

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