
(cliccare per ingrandire)
La nascita dei moderni acquedotti è avvenuta tramite reti unificate per lo più alimentate da sorgenti d’alta quota ed il cui problema principale da risolvere, limitato all’alimentazione delle sole fontanelle pubbliche e dei pochi allacciamenti privati allora esistenti, era quello di servire le zone più elevate. Il precipitoso aumento di utenze che ne ha fatto seguito nei decenni successivi, ha messo in evidenza le anomalie di pressione che la rete unificata comportava nei territori ad altimetria molto varia. Uno dei primi provvedimenti messi in atto per risolvere tale problema è consistito nella suddivisione della rete in più sottoreti ognuna delle quali interessante una fascia di territorio altimetricamente omogenea ed avente un altezza massima di circa 70 metri. In epoca più recente si è deciso di migliorare ulteriormente la pressione residua relativa al suolo inserendo nelle sottoreti delle valvole riduttrici di pressione asservite al sistema centralizzato di telecomando e telecontrollo e che provvedono a riportare la pressione entro valori sempre congrui. I risultati sono stati sicuramente molto buoni anche se si riscontrano difficoltà notevoli nel definire il numero, la posizione, il metodo di regolazione automatica delle valvole. In questi ultimi tempi sono stati messe a punto delle metodologie di progettazione e di verifica teorica di funzionamento delle reti munite di regolazione della pressione a mezzo valvole che stanno dando risultati veramente buoni. Se la metodologia descritta denuncia una anomalia residua questa consiste nel fatto che, quando l’acquedotto è del tipo a sollevamento meccanico, dapprima si impiega molta energia elettrica per il sollevamento dell’acqua tramite le pompe mentre in tempo successivo una buona parte del carico così acquisito viene dissipato per riportare la pressione entro limiti normali tramite le valvole di regolazione e, se si riflette attentamente, prima pompare e poi dissipare rappresenta un controsenso.
Con il presente lavoro si avanzano delle proposte di ulteriore miglioramento nella costituzione e nella gestione di reti a sollevamento meccanico a servizio di aree disagiate.
Il concetto su cui basare una nuova soluzione consiste nel ritorno alla reti unificate fatti salvi alcuni artifici atti a far in modo che il trasporto dell’acqua abbia luogo con perdite di carico che garantiscano una pressione finale di rete sempre parallela al suolo e regolabile in tempo reale in funzione del risultato che si vuole ottenere.

(cliccare per ingrandire)
Esaminiamo la rete schematizzata nella planimetria della fig. n.1 relativa ad un territorio in forte pendenza e fortemente caratterizzata dalla presenza di alcune condotte ad andamento pressoché orizzontale e che vengono chiamate condotte di stabilizzazione in quanto sono di grande diametro allo scopo di garantire che nella fascia di terreno che percorrono sia mantenuta una pressione fissata dal sistema di telecomando. Una volta ottenuta la stabilizzazione di pressione in tutte le fasce attraversate da tali condotte, è garantito che la pressione di tutta la rete mantiene i valori ricercati di parallelismo con il suolo e di entità rispetto al terreno. Il fenomeno sarà meglio comprensibile osservando il profilo schematico della fig. 2 relativo ad una rete simbolica costituita da una sola condotta il cui funzionamento può ritenersi significativo al pari di quello di una intera rete. Tale condotta è alimentata con immissione diretta dell’acqua con pressione regolata in tre punti ben precisi e corrispondenti alla intersezione con le ideali condotte di stabilizzazione di cui sopra. Nel profilo figurano le linee piezometriche della condotta di adduzione e soprattutto quelle della distribuzione che non sono mantengono un buon parallelismo con il suolo ma sono di valore crescente nei momenti di maggior consumo mentre calano nel caso contrario. Nel profilo sono segnati anche i serbatoi idropneumatici che non sono indispensabili in quanto il pompaggio a mezzo pompe a velocità variabile potrebbe benissimo esser effettuato con immissione diretta in rete ma che, se presenti, contribuiscono a dare maggiore sicurezza e stabilità di funzionamento. Per avere delucidazioni sui serbatoi idropneumatici vedere “IL SERBATOIO IDROPNEUMATICO”

(cliccare per ingrandire)
Nella planimetria della figura n. 3 sono schematicamente indicati i tacciati di una rete in territorio vario mettendo in risalto l’ubicazione delle condotte stabilizzatrici.
in definitiva si ritiene che la rete proposta nella presente nota abbia molte caratteristiche per risolvere in maniera ottimale il problema delle reti di distribuzione d’acqua potabile in territori ad andamento altimetrico variegato.
Maggiori dettagli sono visibili nell’articolo “RETE ACQUEDOTTISTICA INTEGRATA NEL TERRITORIO”