
Accertato che per creare un impianto di produzione idroelettrica economicamente giustificabile occorre limitarsi ad utilizzare condotte di adduzione aventi portata e salto utile di notevole entità, si vuole illustrare quali ulteriori possibilità presentino gli acquedotti.
In presenza di condotte di adduzione di grande diametro ed aventi un notevole carico normalmente utilizzato per intero nel trasporto a valle dell’acqua, sussistono delle particolarità che vale la pena di esaminare attentamente. Così come risulta per certo che il dimensionamento della struttura è funzione diretta della portata massima da recapitare è altrettanto certo che la condotta viene sfruttata nelle condizioni della sua massima funzionalità solo in periodi di breve durata essendo statisticamente molto raro il verificarsi di richieste di punta nel mentre le portate medio-basse vi si verificano molto spesso durante l’anno tipo. La deduzione logica porta a intravedere una buona possibilità di utilizzazione ai fini idroelettrici di cui si è detto anche se limitata nel tempo.
Una delle modalità da seguire allo scopo è quella di evitare che durante i periodi di bassa richiesta dell’acquedotto abbia da ridursi anche la portata della condotta. E’ invece necessario , restando costanti portata e salto utile, possa sdoppiare in due i volumi d’acqua che vengono addotti deviando verso l’impianto di produzione idroelettrica tutti quelli che eccedono il mero fabbisogno idropotabile.
Sono allegati due profili schematici il primo dei quali rappresenta la normale utilizzazione della condotta nell’ora di punta ai soli fini idropotabili e quindi con due linee piezometriche rispettivamente quella inferiore per l’alimentazione del serbatoio posto in testa della rete acquedottistica e l’altra la pressione idrostatica a condotta chiusa (per esempio a serbatoio pieno). Tra le due possibilità sussistono infiniti altri casi intermedi relativi a portate inferiori a quella massima e che appartengono alla serie che si prevede di utilizzare a scopo di produzione idroelettrica.

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Il secondo profilo illustra appunto questa ultima possibilità nella quale si nota una linea piezometrica sempre costante tra fonte e serbatoio di arrivo in quanto costante è anche la portata convogliata. Dal serbatoio si diparte oltre alla rete di distribuzione acquedottistica anche una condotta di alimentazione della turbina che provvederà tramite i suoi organi di regolazione a prelevare tutta la portata eccedente non già distruggendo il corrispondente carico idrico ma trasformandolo in corrente elettrica con caratteristiche continuamente variabili ma con possibilità di un normale utilizzo grazie all’uso degli iverter che provvedono alle necessarie normalizzazione della corrente elettrica prodotta .
Si ritiene che le strutture descritte costituiscano una buona soluzione di sfruttamento dei carichi eccedenti quelli necessari ai soli fini idropotabile basata sulla regolarizzazione della condotta adduttrice, stabilizzando la sua portata su un valore costante essendo l’esubero rispetto all’alimentazione idropotabile, interamente sfruttata per produrre energia elettrica.