ACQUEDOTTI ITALIANI AL COLLASSO E MANCANZA DEI FONDI NECESSARI PER IL LORO RIPRISTINO

Quanto esplicitato dal titolo corrisponde purtroppo ad una amara realtà. C’è una grande richiesta di finanziamenti che non può, al momento attuale, essere affatto soddisfatta anche perché altre emergenze ancora più gravi non ottengono nemmeno loro le necessarie sovvenzioni. Basti pensare alla sistemazione del territorio per la salvaguardia dei disastri che imperversano al verificarsi di piogge un po’ più intense del solito e che rappresentano un bisogno ancora più pressante e giustificato ma che ciononostante non può essere soddisfatto che molto parzialmente. Al confronto le necessità dell’acquedotto passano veramente in secondo piano.

Grafico del funzionamento pompa a velocità variabile con la quale è possibile immettere l’acqua direttamente in rete a portata e pressione regolabili
Esempio di funzionamento pompa a velocità variabile con la quale è possibile regolare la pressione delle reti di distribuzione delle città di pianura con lo scopo di ottenere bassa pressione notturna ed elevata nei periodi di consumo giornaliero di punta.

Però queste considerazioni non giustificano certe prese di posizione come ad esempio quella di giustificare con la mancanza di fondi tutte le manchevolezze del sistema, oppure di scartare a priori ogni possibilità di intervento che potrebbe alleviarne le conseguenze negative. Al contrario tale comportamento ha il solo effetto di contribuire al peggioramento della situazione.

Si dimostra che esistono numerosi servizi idropotabili che possiedono tutte le caratteristiche per poter ottenere notevoli miglioramento senza grandi importi di spesa.

Da rilevare innanzitutto come, nelle città di una certa consistenza e che siano ubicate in territori pianeggianti, si potrebbe con relativa facilità effettuare la regolazione accurata della pressione di consegna all’utenza. Con questa sola modulazione, che comporterebbe costi relativamente modesti ad esempio promuovendo il pompaggio diretto in rete con pompe a velocità variabile, si otterrebbero vantaggi veramente importanti ed in dettaglio una sensibile riduzione delle perdite occulte, dei guasti di condotta e delle spese di pompaggio. Il tutto, se esteso a numerose realtà, darebbe un vantaggio complessivo veramente imponente ma che nella realtà non trova attuazione per i motivi citati.
Sussiste anche un altro intervento di costo relativamente basso e suscettibile, nella realtà italiana, di moltissime applicazioni: la regolazione dei serbatoi di compensazione giornaliera.

In realtà l’alimentazione della stragrande maggioranza dei serbatoi del tipo indicato è regolata da una valvola di deflusso a galleggiante posta sulla condotta di arrivo in serbatoio la quale si chiude quando il serbatoio è pieno per riaprirsi quando il livello d’invaso comincia a scendere. Si tratta di un uso del volume accumulato che può considerarsi ottimale soltanto nei giorni di massimo consumo perché in tutti gli altri casi, essendo allora la producibilità esuberante rispetto al fabbisogno del giorno, il serbatoio resterà sempre pieno o quasi pieno rendendo minimale la sua azione precipua che avrebbe dovuto essere quella di immagazzinare la notte per coprire poi le punte di consumo giornaliero. In teoria lo scopo vero da raggiungere sarebbe quello di far produrre alle fonti una portata costante e di valore pari alla media giornaliera. Tutto ciò, mentre rappresenta la semplicistica utopia divulgata dalla letteratura tecnica e dalle università,  nella realtà accade solo nei giorni di massimo consumo mentre per il resto le fonti devono modulare la loro portata adeguandola in continuazione alle richieste dell’utenza. Questo il risultato effettivo: di notte si produce pochissimo mentre la maggior parte del volume d’acqua da mandare in rete trova origine di giorno quando i costi e le difficoltà sono maggiori.

Grafico dei livelli da preimpostare per un serbatoio di compensazione giornaliera
Grafico dei livelli da preimpostare per un serbatoio di compensazione giornaliera
NB: il serbatoio si svuota inderogabilomente tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 22-24 per riempirsi sempre di notte dalle ore 1 alle ore 6.
Il grafico verrà via via aggiornato in base ai risultati di gestione.

Il metodo risolutivo e molto semplice che viene qui proposto è definito dai seguenti punti.
Sostituire la valvola di efflusso a galleggiante del serbatoio con una valvola a farfalla teleregolata.
Utilizzare un PLC o altre apparecchiature del genere, oggi diffusissime, in modo da poter memorizzare il grafico giornaliero dei livelli (non delle portate ma dei livelli di invaso!) che il serbatoio deve rispettare ogni giorno. Si tratta. ad esempio, di memorizzare i punti che sono rappresentati da pallini nel grafico indicativo di cui alla figura allegata. Il sistema dovrà ogni cinque minuti confrontare il livello reale di invaso del serbatoio con quello del grafico e se è superiore chiudere un po’ la valvola, se è inferiore, aprirla. Ovviamente ad invaso completo si deve chiudere tutto per riaprire quando il livello è inferiore a quello del grafico.
In questo modo si ottiene alle fonti una maggior portata notturna nel mentre la rete gode del beneficio dato dai serbatoi nelle ore di punta ( ad esempio le 9 del mattino e le 19 della sera). Sarà nei giorni di scarso consumo (che sono la stragrande maggioranza durante l’annata) che avrà luogo il maggior vantaggio ottenendo di ridurre al minimo la produzione diurna a favore di quella notturna. In tutti i casi la portata delle fonti corrisponde approssimativamente e costantemente a quella media giornaliera evitando assolutamente che le fonti stesse siano tenute ad effettuare produzioni di punta.
A conclusione della nota si ribadisce come esistano delle metodologie di moderato costo le quali, se effettivamente poste in atto nei numerosi sistemi idropotabili che presentano condizioni specifiche particolarmente favorevoli, darebbero ottimi risultati di gestione e di economia generale. Nella realtà questo non accade perché si parte dal preconcetto che i disservizi possono essere risolti soltanto con il rifacimento pressoché totale degli impianti il che comporta costi proibitivi ed, in secondo piano, dilaga la rassegnata decisione di non effettuare alcun intervento. Nel frattempo la situazione peggiora di anno in anno con pericolo che arrivi il collasso definitivo dei servizi idropotabili italiani.