
In essi viene considerata solo la portata di punta, nessuna precisazione viene fatta per le portate inferiori
Si riportano alcuni profili piezometrici schematici ricavati dai testi classici di acquedottistica facendo rilevare come riguardino tutti ed in maniera assolutamente fissa il solo funzionamento con consumo massimo che si verifica nel giorno di maggior consumo. Anche se si consultano i vari capitoli dei testi, trova piena conferma un concetto in essi ritenuto fondamentale: tutte le scelte, la progettazione, il dimensionamento, i calcoli di verifica, in genere tutte le decisioni da prendere nei riguardi degli acquedotti devono soddisfare il punto critico cioè essere funzione soltanto del consumo relativo all’ora di punta del giorno di massimo consumo. Risolto tale problema si considerano, a fortiori, risolti anche tutti gli altri.
Ragionare in questo modo non mi risulterebbe affatto ortodosso.
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Distinguerei invece due regole fondamentali. La prima concerne, in maniera del tutto analoga a quanto detto, i rari momenti di portata eccezionalmente elevata e quindi la risoluzione dei problemi più difficoltosi ma di breve durata; la seconda i periodi, statisticamente aventi lunghe durate in tutto il corso dell’anno tipo, e che sono caratterizzati da portate basse e medio-basse . Risulta chiaramente che
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l’economia di gestione, il soddisfacimento generale dell’utenza, l’ammontare totale delle perdite occulte, in poche parole la razionalità e la correttezza di esercizio non dipendono che in minima parte dal soddisfacimento dei punti critici dell’acquedotto (prima regola) che, essendo di breve durata possono essere superati con i mezzi più disparati ed estemporanei purché efficaci anche se costosi ma riguardano invece i periodi di basse e medie portate (seconda regola) perché sono loro che costituiscono l’essenza reale dell’acquedotto e quindi devono essere condotti in modo razionale, soddisfacente per l’utenza e per l’economia di esercizio e parsimonioso nei quantitativi d’acqua da reperire: disinteressarsene completamente, come è costume, significa commettere un grave errore di base. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, basta esaminare in dettaglio la effettiva e tragica situazione degli acquedotti italiani che accusano sistematicamente dissipazione enorme di acqua e di energia.
Un piccolo ma significativo esempio lo si deduce dai profili riportati nelle figure. Le linee piezometriche ivi riportate riguardano soltanto i consumi dei giorno di massimo consumo. Nulla si capisce in merito a quello che accade quando la richiesta giornaliera è più bassa.
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Sara cosi?
Nulla è detto riguardo al funzionamento, in tale frequentissimo caso, del serbatoio di estremità. Queste alcune ipotesi che vagano nella mente. Forse tale serbatoio sfiora tutta a portata in arrivo che, in tali frangenti, eccede alla richiesta del momento? Forse il serbatoio è munito di valvola di efflusso a galleggiante che si chiude a serbatoio pieno? Ma in questo caso che accade alla rete visto che la linea piezometrica, essendo la valvola chiusa, sale fino ad avvicinarsi all’idrostatica? (vedi linea rossa). La presente nota termina lasciando gli interrogativi senza risposta anche per il fatto che quello citato rappresenta solo un esempio minimale delle mille deficienze che affliggono gli acquedotti italiani delle quali si parla in dettaglio nei vari articoli del presente sito e nell’ebook“Acquedotti – Realtà e futuro”