PERCHÉ MILANO NON HA SERBATOI PENSILI?

Panorama di Milano
Panorama di Milano: nessun serbatoio pensile in vista

Dalla presa visione dell’articolo “VALUTAZIONE E OTTIMIZZAZIONE ENERGETICA DI UNA RETE ACQUEDOTTISTICA COMPLESSA MEDIANTE INTERVENTI SUI SISTEMI DI POMPAGGIO DOTATI DI INVERTER: IL CASO DELLA CITTÀ DI MILANO” DI E.Orsi, S. Mambretti, V.Garattini, traggo interessanti considerazioni.
La prima constatazione riguarda il tipo di rete di distribuzione (siamo a Milano non in un paesino sperduto nella pianura padana) che è totalmente a pompaggio diretto in rete senza serbatoi pensili o vasche di carico ma tramite ben 31 impianti di pompaggio, come detto ad immissione diretta in rete, a mezzo di pompe a giri fissi integrate da alcune a giri variabili munite di inverter. Viene confermato quindi il metodo di alimentazione delle reti con pompaggio diretto in rete che il sottoscritto da decenni propugna in sostituzione delle famigerate vasche di carico, ritenendo che, privo di inconvenienti di rilievo, consenta la migliore alimentazione idropotabile in quanto può godere di molti vantaggi tra i quali: 

Ex serbatoi acquedotto del Castello Sforzesco
Ex serbatoi acquedotto del Castello Sforzesco

– Una grande elasticità di funzionamento rendendo possibili notevoli variazioni della portata distribuita grazie alla variazione di pressione e portata di partenza 
– Un grande sicurezza di funzionamento data dalla presenza di bel 31 punti di immissione distribuiti in rete tutti a pressione regolata e quindi in grado di garantire una ottima fornitura d’acqua all’utenza ed inoltre di supplire all’eventuale fuori servizio di qualcuno di essi, 
– Una pressione livellata dovuta alla presenza di molti impianti di immissione distribuiti in rete. 
– La possibilità di fronteggiare anche situazioni di emergenza come ad esempio il caso di incendi che richiedono portate notevolmente maggiorate. 

Schema di impianto di produzione dell'acquedotto di Milano. L'acqua viene immessa in diretta in rete a pressione variabile
Schema di impianto di produzione dell’acquedotto di Milano. L’acqua viene immessa in diretta in rete a pressione variabile

Nell’articolo vengono indicate anche le pressioni di consegna dell’acqua all’utenza che sono caratterizzate da una altezza d’acqua rispetto al suolo pari a circa 52 metri per tutte le 24 ore della giornata tipo fatta eccezione per il periodo di circa tre ore dalle 5 alle 8 in cui si verifica la richiesta di punta che provoca un abbassamento di pressione portandola ai 35 m sul suolo circa. Scopo, pienamente raggiunto dallo studio di cui all’articolo, è determinare il funzionamento ottimale delle pompe che consenta di evitare la citata depressione dalle ore 5 alle 8 ed al tempo stesso definire la migliore utilizzazione del parco pompe non solo per quanto concerne la pressione finale citata ma anche per ottenere la massima economia energetica. Tale risultato è stato pienamente raggiunto maggiorando la pressione di pompaggio nel periodo critico ed al tempo stesso utilizzando in modo razionale tutte le pompe.
In conclusione non si può che compiacersi per i brillanti risultati conseguiti, risultati che, oltre alla competenza e bravura degli eminenti esecutori del progetto, sono dovuti al fatto che la rete, come già detto, è del tipo ad immissione diretta in rete senza vasche di carico le quali renderebbero estremamente rigido il sistema impedendo di fatto la regolazione di cui si tratta. Da rilevare un dato importante le perdite di rete dichiarate dal gestore ammontano soltanto al 10.3% il chè rappresenta senza dubbio un record il cui merito, a giudizio dello scrivente, spetta in gran parte al controllo della pressione di esercizio.
Il sottoscritto vorrebbe ora proporre una piccola variante che ritiene atta a dare risultati ancora migliori con modifiche di modesta entità e che contribuirebbe ad avvalorare le tesi ripetutamente propugnate da chi scrive.
A mio parere un ulteriore miglioramento funzionale ed anche economico lo si otterrebbe apportando i seguenti cambiamenti della pressione di esercizio. Nel periodo critico che va dalle 5 fino alle 8 io maggiorerei la pressione di arrivo all’utenza portandola verso i 55-58 metri sul suolo. Nelle restanti ore della giornata lascerei invariate quelle attuali fatto salvo il periodo di sei ore che va dalle ore 23 fino alle 5 del mattino in cui i prelievi sono minimi e quindi io ridurrei la pressione portandola sui 35 metri ritenuti più che sufficienti visto e considerato che tale pressione per anni ed anni è riuscita addirittura a fronteggiare i consumi di punta. I risultati a mio avviso darebbero eclatanti: minori perdite occulte e minori spese energetiche dovute all’abbassamento di pressione notturno, maggiori utili per il gestore e benessere degli utenti che sarebbero meglio serviti proprio nelle ore di punta. Inutile ripetere che anche questa possibilità la si deve alle modalità di immissione in rete adottate a Milano e cioè al pompaggio diretto nelle condotte stradali.

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