
I punti di alimentazione sono indicati con il simbolo del serbatoio contrassegnato con freccia rossa. Ricavato dall’articolo indicato a lato.
Rilevo dall’articolo “CONTROLLO DIFFERENZIATO DELLE PRESSIONI PER LA RIDUZIONE DELLE PERDITE IN UNA RETE IDRICA DISTRETTUALIZZATA” di Di Nardo, Di Natale, Greco e Iervolino, i dati del progetto di distrettualizzazione dell’acquedotto comunale che serve circa 30000 abitanti, su un territorio pianeggiante di circa 387 ha. La rete è strutturata in 8 maglie principali e 37 rami ad antenna. L’approvvigionamento avviene attraverso l’allacciamento all’acquedotto della Campania Occidentale, in tre nodi due alla estremità est ed uno a quella ovest del territorio servito. Attualmente la rete è gravata da una percentuale altissima di perdite idriche totali, pari a circa il 60% dell’acqua immessa in rete, con grave danno per l’amministrazione comunale. Questi i commenti testuali riportati dall’articolo e che, a mio avviso, costituiscono una ulteriore prova (senza che ce ne fosse bisogno) che il metodo della distrettualizzazione, tanto decantato dagli studiosi e imposto dalla legge, è destinato a morte certa: “Com’è noto il D.M. dei Lavori pubblici n. 99 dell’8 gennaio 1997, che ha introdotto ufficialmente in Italia la distrettualizzazione delle reti idriche, sia per la ricerca delle perdite sia per il monitoraggio e la gestione dei sistemi idrici di distribuzione cittadina, risulta ancora oggi pressoché totalmente disatteso. I motivi della difficile applicazione del D.M. 99/97 sono riconducibili sia a ragioni economiche legate alle diverse priorità di investimenti previste dalla legge Galli, sia a motivi tecnici legati alla complessità delle operazioni di distrettualizzazione”. Ed ancora: “La distrettualizzazione ha consentito di effettuare regolazioni delle pressioni differenti nelle diverse zone della rete, tenendo in considerazione le distinte esigenze delle zone urbanistiche servite. Naturalmente, la regolazione delle valvole nella rete già distrettualizzata, penalizza ulteriormente le prestazioni del sistema idrico. Per tale motivo la regolazione è stata effettuata nelle ore notturne, con una portata ridotta al 20% della portata media giornaliera; in questo modo è stato contenuto al minimo il disagio degli utenti.”
Siamo in presenza dell’acquedotto di una cittadina di 30000 abitanti situata in zona pianeggiante che accusa perdite rilevantissime d’acqua e ma che presenta favorevoli caratteristiche per poter effettuare con relativa facilità interventi tesi al miglioramento della difficile situazione idropotabile. La soluzione prescelta prevede di frazionare la rete magliata creando 9 distretti ognuno alimentato da singole condotte munite di strumenti per la misura della portata e pressione e per la regolazione automatica della pressione. Per evitare i danni che ne derivano e di cui i redattori del progetto sono a perfetta conoscenza, la distrettualizzazione entra servizio solo la notte. (Per dettagli distrettualizzazione clicca qui) Il parere del sottoscritto è di duplice contenuto. Se da una parte non posso che compiacermi per le ottime modalità seguite dagli autori nella definizione dell’intervento e per l’obbiettività di riconoscere anche i pericoli di ciò che loro stessi propongono, dall’altro non posso che confermare quanto vado sostenendo da anni e prima di tutto che questo grande progresso teorico nella esecuzione delle verifiche idrauliche e nella applicazione di nuovi metodi matematici applicati alla pratica, pecca grandemente di una necessaria obbiettività. Infatti devo rilevare come nel caso specifico di Villaricca esistessero le condizioni ideali per far anticipare a tutte le applicazioni teoriche un adeguamento pratico alle condizioni locali che avrebbe dato sicuramente risultati eclatanti i quali, in un secondo tempo ma solo allora, avrebbero potuto essere ulteriormente migliorati applicando le citate teorie. E mi spiego meglio. Essendo in presenza di un territorio pianeggiante alimentato in pressione da tre punti distanziati della rete non c’era nulla di meglio che regolare, non già la pressione nelle condotte di dettaglio come ha luogo con la distrettualizzazione, ma invece la pressione generale interessante tutta la rete e di farlo semplicemente tramite tre valvole installate nei punti di prelievo dell’acquedotto della Campania Occidentale ovviamente asservite al telecomando e modulate in funzione della pressione finale misurata nei punti salienti della rete. ( per dettagli vedi “pressione”). Invece si è creato un sistema complicato che alterna giorno e notte la messa fuori servizio delle condotte principali correndo i rischi di cattivo funzionamento che tutte le apparecchiature meccaniche possono subire e provocando sistematicamente danni ingenti che riepilogo così: maggiori perdite di carico per lunghissimi periodi (durante la giornata tipo) e quindi intensificazione degli oneri di sollevamento, mancata sicurezza di esercizio per i rischi che ricorrono di guasti alle poche condotte principali che rimangono aperte, mancata uniformità di pressione tra le varie parti della rete dovuta al suo spezzettamento in tante parti.

(cliccare per ingrandire)
Ribadisco i seguenti punti’:
*E’ ampiamente confermato che la adozione della distrettualizzazione in un acquedotto, assieme ai benefici di una importante regolazione nell’esercizio, provoca anche danni che ne mettono in dubbio la convenienza.
* E’ confermata la grave mancanza dei testi classici di acquedottistica che propinano ancora soluzioni sorpassate come ad esempio l’alimentazione delle rete a pressione fissa mentre occorre intervenire alla sua modulazione soprattutto durante i periodi notturni.
* Un altro errore della letteratura tecnica consiste nel fatto che prescrive di dimensionare gli acquedotti in funzione della portata critica senza alcuna segnalazione dei pericoli che si corrono nei periodi di portata bassa o medio-bassa: l’articolo citato lo dimostra chiaramente.
* Prima di adottare bellissime ma complesse procedure matematiche moderne molto spesso è necessario agire nella costituzione di base degli acquedotti. Ciò è lampante nelle aree pianeggianti come nel caso di Villaricca (NA). (per dettagli vedi ” la rete di distribuzione” cliccando qui)
Concludo la nota spiegando la soluzione che chi scrive avrebbe, in sostituzione della distrettualizzazione, adottato nell’acquedotto in oggetto e che si articola su sei punti
1) Inserire tre apparecchiature automatiche di regolazione della pressione nei tre punti di allaccio all’acquedotto della Campania Occidentale che opera la fornitura di tutta l’acqua necessaria. Con questo intervento si sarebbe proficuamente risolto il problema notturno.
2) Organizzare il telecontrollo-telecomando in modo che le pressioni dei tre punti di alimentazione della rete di cui al n. 1 siano modulate in funzione delle pressioni che si desiderano ora per ora presso l’utenza.
3) Installare in rete numerosi manometri in grado di trasmettere in tempo reale al centro di controllo le pressioni di rete onde consentire il continuativo controllo reale della rete.
4) Usufruendo del modello matematico Epanet già esistente, effettuare delle verifiche per scoprire le perdite macroscopiche da eliminare
5) Effettuare strada per strada e con continuità la ricerca perdite con gli usuali strumenti.
6) Eventuale rifacimento di tronchi di condotta molto ammalorati.
I sei punti oltre a comportare una spesa relativamente modesta, sono atti a dare risultati copiosi e soprattutto, mantenendo intatta l’interconnessione delle condotte di rete, assicurare buone economia, sicurezza e facilità di esercizio.