
Descrivo le mie impressione sul testo: LA RICERCA DELLE PERDITE E LA GESTIONE DELLE RETI DI ACQUEDOTTO. Terzo seminario . Perugia 20, 21 settembre 2007 a cura di : B.Brunone, M.Ferrante e s.Menicoli
A mio avviso si tratta di una pubblicazione splendida e che dovrebbe (e forse lo è già! ) entrare a far parte degli insegnamenti universitari.
Tra le cose salienti da rilevare riporto testualmente un brano di pag. 327:
“ l’obbligo della distrettualizzazione pone notevoli problemi tecnici in quanto la progettazione delle reti di distribuzione idrica in Italia si è orientata verso sistemi magliati ad elevato grado di interconnessione interna che garantiscono buone prestazioni in condizioni di esercizio molto variabile nel tempo e nello spazio “
Ed ancora a pag. 339:
“la modulazione della pressione ha introdotto una correlazione diretta tra richiesta dell’utente e pressione disponibile in rete, permettendo di erogare risorse in funzione della effettiva necessità. In questo modo nei periodi di minore richiesta la pressione in rete è stata diminuita in modo considerevole, riducendo in modo netto ed efficace la perdita di acque senza indurre cambiamenti significativi per il servizio acquedottistico”.
Brani che, in contrasto con l’opinione corrente, confermano quanto ripetutamente espresso dal sottoscritto riguardo la validità della regolazione della pressione di rete, la opportunità di evitare le vasche di carico delle reti a favore della immissisone diretta in rete e i problemi dovuti alla distrettualizzazione.
Detto questo è da rimaner stupiti di fronte alla validità delle soluzioni teoriche molto diffuse e sinteticamente spiegate nel testo con l’aggiunta di esempi di applicazioni effettivamente portate a termine.
Ciò non mi impedisce di riaffermare i seguenti concetti critici:
1) È totalmente diverso lo studio a tavolino, sia pur confortato da ripetuti contatti veri con il servizio acquedottistico reale, è molto molto diverso dall’impegno e dal comportamento effettivo di chi l’acquedotto lo vive realmente giorno per giorno e per decine d’anni essendo responsabile del rifornimento di acqua potabile e della salute di chi la beve. È veramente un’altra cosa come sono diverse le convinzioni che vi si radicano in mente. In special modo sarà molto difficile che un gestore pratico e cosciente rinunci ai vantaggi della interconnessione spinta delle sue reti acquedottistiche per adottare una pratica come la distrettualizzazione che la danneggia profondamente.
2) Appare una grave mancanza che in un volume di tecnica come quello indicato che riporta soluzioni acquedottistiche tanto varie, intelligenti, e frutto di una alta preparazione, non appaia mai nemmeno il dubbio di alcun autorevole autore che, prima di adottare l’alta tecnologia di cui è colmo il testo, non sia necessario esaminare e correggere i vizi di base dell’acquedotto in cui si va a operare così in dettaglio. La giustificazione va trovata solo sulla circostanza che lo scopo ricercato dagli autori del testo deve essere asolutamente limitato alla ricerca di soluzioni teoriche di problemi specifici e quindi non è nemmeno ventilata l’ipotesi di uscire da questo campo per entrare in altri come ad esempio quello di natura pratica anche se di importanza capitale.
3) Per ultimo è dimostrato come l’adozione degli avanzatissimi provvedimenti di cui si è detto su acquedotti obsoleti mantenendo comunque invariati i concetti base, produca il deleterio effetto di consolidare uno stato di fatto sbagliato rendendo improbabile che, anche in un futuro lontano, sia ritenuto necessario modificare un insieme acquedottistico già fatto oggetto di una tecnica così sofisticata.