TECNICA D’AVANGUARDIA

Pompe a velocità variabile di tipo vechio a corrente continua e nuovo ad inverter
Pompe a velocità variabile di tipo vechio a corrente continua e nuovo ad inverter

La situazione odierna della tecnica acquedottistica ha due facce. Da una parte l’università assieme alla letteratura tecnica ed ad una schiera di gestori che io giudico sprovveduti, continua a sostenere gli schemi acquedottistici classici, dall’altra risaltano soluzioni moderne ormai molto diffuse ed in grado di offrire notevoli vantaggi comprovati in decenni di esercizio reale. Tra tutte quelle di cui ho diffusamente e ripetutamente già trattato ne nominerei alcune delle più eclatanti e che sono :
la sostituzione delle vasche di carico delle reti di distribuzione con l’immissione diretta in rete da adottare nella stragrande maggioranza degli acquedotti tramite pompe a velocità variabile
una diversa utilizzazione dell’impianto di telecontrollo e telecomando degli acquedotti non più limitato, come accade ai nostri giorni, alla automatizzazione delle stesse operazioni che un tempo erano eseguite dal personale di servizio ma invece esteso a promuovere acquedotti di nuovo tipo che siano figli del telecontrollo stesso tenuto anche conto dell’impiego delle pompe a giri variabili di cui si è detto.


Ora il constatare come le pratiche elencate siano poco apprezzate o messe in atto in maniera insufficiente, fa risaltare ancor più quelle applicazioni effettivamente adottate da decenni con esito ottimo ed anche il fatto che in questi ultimi anni si è avuta una loro importante conferma di validità da parte dell’industria la quale produce e diffonde nuove apparecchiature nate a corredo delle esperienze stesse.
Desidero riportare alcuni validi esempi mettendo in rilievo le due mentalità contrapposte e cioè quella teorica che è patrimonio delle università e degli autori dei migliori manuali di acquedottistica e quella reale effettivamente usata da gestori competenti e coraggiosi.
Noto per prima la necessità sentita da decenni di poter disporre di pompe in grado di variare contemporaneamente portata e pressione di sollevamento. La società presso cui ha svolto la sua opera il sottoscritto sentiva da tempo questo bisogno e, convinta delle buone prospettive che presentava, ha iniziato molti anni or sono a sperimentarne due diversi modi di attuazione.
Il primo modo è consistito nel montare sull’asse verticale di una grossa pompa che immetteva l’acqua sollevata direttamente in condotta, due diversi motori elettrici ottenendo due possibilità di esercizio: portata 300 l/sec con prevalenza 10 m facendo funzionare il motore più piccolo oppure 450 l/sec prevalenza 25 m con quello più potente. In questo modo l’adduzione, composta da una condotta in cemento da 800 mm di diametro, poteva disporre di tre regimi con recapito finale dell’acqua senza problema alcuno alla destinazione finale cioè nel serbatoio interrato di Venezia insulare e precisamente:
– Funzionamento a gravità con portata di 200 l/sec,
– con azionamento del motore piccolo 300 l/sec
– azionamento del motore grande 450 l/sec .
Un esempio più difficile da soddisfare era il pompaggio della centrale principale dell’acquedotto del Consorzio Basso Tagliamento con sede a Fossalta di Portogruro (VE) in quanto si doveva addurre ad una distanza di 45 km e tramite una condotta di soli 600 mm di diametro una portata variabilissima (per ulteriore notizie cliccare qui ).

Diagrammi delle curve di funzionamento delle pompe a velocità variabile installate alle fonti dell'acquedotto. Con grande lungimairanza si sono0minstallate pompe a corrente continua ai tempi necessaria per modulare la velocità di rotazione
Diagrammi delle curve di funzionamento delle pompe a velocità variabile installate alle fonti dell’acquedotto.
Con grande lungimairanza si sono installate pompe a corrente continua ai quei tempi unica possibilità di poter modulare la velocità di rotazione

Il problema poteva essere risolto soltanto dotando la pompa di mandata di un motore che potesse girare a rotazione diversificata. Parlare di velocità variabile ai primi anni 70 sembrava un’assurdità e solo la comprovata illustrazione dei notevoli vantaggi che se ne sarebbero potuti ritrarre ha convinto i responsabili ad affrontare la novità anche se contraddetta da tutti. E’ stata la ditta Marelli di Milano a collaborare nell’esperimento costruendo le due grosse pompe (una di riserva all’altra) e soprattutto i motori che, per poter in quei tempi variare a piacere i giri al secondo, dovevano essere alimentati con corrente continua in quanto lo scopo poteva essere raggiunto semplicemente operando sulla tensione della corrente elettrica continua. Si trattava sempre di apparecchiature complesse, con collettore e spazzole di carbone/grafite, con complicate apparecchiature di raddrizzamento della corrente alternata fornita dall’Enel. Ai nostri giorni l’elettronica moderna consente di raddrizzare la corrente con grande facilità ma non era sicuramente così negli anni 70 cui ci riferiamo. Basterà pensare che i dispositivi allora in uso per tale scopo erano addirittura di tipo dinamico a lamelle, oppure costituiti da un grosso gruppo elettrogeno avente motore elettrico azionato da corrente alternata e con annessa dinamo atta a produrre la corrente continua od ancora essendo costituiti da celle elettrolitiche ed elettrodi asimmetrici.
Nonostante tutte le difficoltà l’esperimento, risolto mediante alimentazione in corrente continua, si rivelò vincente.
Quello che si vuole qui far rilevare come ai nostri giorni siano disponibili pompe a velocità variabile di tutti i tipi sia di grandi dimensioni e potenza adatte alle grandi stazioni di sollevamento sia di piccole come sono ad esempio quelle sommergibili da introdurre nei pozzi tubolari. Gli inverter, apparecchiature ormai comunissime, consentono di variare la frequenza della corrente alternata che alimenta i motori asincroni e quindi di regolare a piacere qualunque tipo di pompa senza ricorrere ad alchimie particolari come il citato impiego della corrente continua. Oltretutto la regolazione della velocità dei motori può essere facilmente asservita agli elementi più disparati come la pressione di rete, la portata sollevata, il tempo reale ecc. E’ quindi possibile creare acquedotti veramente nuovi e funzionali il che consiglia anche una radicale modifica degli schemi tradizionali degli acquedotti.
Nella realtà si constata come la maggior parte delle volte che viene comunque installata una pompa a velocità variabile lo si fa in modo improprio cioè utilizzandone solo un aspetto particolare che è quello di poter variare a piacere la portata da sollevare e senza tener in debito conto l’altra caratteristica essenziale e cioè la contemporanea modifica che subisce la sua prevalenza manometrica. Ne derivano ugualmente dei vantaggi, assolutamente trascurabili se paragonati alle possibilità effettive.
A conclusione della nota si vuole promulgare le seguenti semplici regole:
– Dimentichiamo il principio in base al quale la cosa migliore è alimentare la rete a pressione di partenza fissa
– Mettiamoci bene in testa che ogni territorio ha delle proprie caratteristiche particolari che richiedono soluzioni altrettanto particolari
– Temiamo ben presente che la tecnica moderna mette a disposizione mezzi straordinari e che è un vero delitto non approfittarne
– Invitiamo le università e gli autori dei testi classici di inserire nelle loro dotte attività anche queste nuove metodologie acquedottistiche