
Grazie al prof. Brunone, cioè al primo degli autori in ordine alfabetico, sono entrato in possesso del supplemento straordinario al n.2/2010 della rivista “L’ACQUA” intitolato “ LA RICERCA DELLE PERDITE E LA GESTIONE DELLE RETI DI ACQUEDOTTO” di B.Brunone, M.Di Natale, M.Ferrante, C.Gisonni e S. Meniconi. Un testo che definire splendido è poco. Anche se io non sono all’altezza di dare un giudizio competente e quindi pienamente valido, posso in questa sede affermare che dà una chiara idea delle notevoli possibilità di verifica teorica, di ricerca e riduzione delle perdite, di costruzione ed uso dei modello matematici delle reti, di costituzione di banche dati per l’archiviazione e la consultazione dello stato reale delle reti e degli impianti acquedottistici, e di molti altri argomenti che sarebbe superfluo elencare. Lo ripeto. Si tratta di un insieme di articoli tecnici veramente validi ed utili a tutti coloro che si interessano di acquedotti moderni.
Detto questo non posso evitare di effettuare un confronto, a mio avviso deludente, con la serie di volumi classici di acquedottistica reperibili in libreria e che posso dichiarare con sufficiente sicurezza siano quelli utilizzati dagli studenti universitari di ingegneria nè posso evitare di dichiarare che tra le due tipologie di letteratura esiste un vero baratro. Da una parte la tecnica d’avanguardia in argomento, cioè degli studi che, basandosi anche su altri importanti lavori italiani e stranieri di temi analoghi, contribuiscono ad un progresso vero dell’acquedottistica consentendo al tempo stesso di effettuare per conto dei maggiori acquedotti, delle verifiche e degli studi validissimi giungendo a soluzioni molto avanzate di problemi di difficilissima soluzione che attualmente assillano la gestione idropotabile. Dall’altra parte un’intera biblioteca di testi classici che, fatte salve alcune pagine aggiunte per aggiornamento all’attualità peraltro molto limitato, per tutto ciò che riguarda i concetti base degli acquedotti, non sono altro che la fotocopia dei testi ufficiali compilati decenni e decenni or sono dai fondatori dell’acquedottistica.
Tra le due categorie di documentazione indicata esiste un vuoto pazzesco. In pratica sono rarissimi gli enti di gestione, i professionisti o gli studiosi che si dedidichino ad una attività determinante come quella, da attuare per prima, di rimedio degli errori grossolani e di principio che, per effetto anche di quelli insegnamenti retrogradi cui accennavo, minano alla base una gran parte degli acquedotti.

Si capisce chiaramente che l’applicazione pratica di quelle valide ed avanzate metodologie di verifica e di determinazione dei miglioramenti al sistema di approvvigionamento idropotabile italiano di cui si è detto, ha luogo operando su acquedotti di tipo sorpassato e dove sono presenti mille difetti di base che producono danni vistosi riassumibili in tre deleteri risultati e cioè perdite occulte di entità spaventosa, aumento vertiginoso dei guasti delle condotte di rete e delle spese di esercizio . Se ne ottengono comunque indubbi miglioramenti ma ancora una volta trova conferma la grave incongruenza che chi scrive ha più e più volte fatto rilevare. Infatti l’applicazione di metodologie tanto avanzate troverebbe a sua giusta collocazione in acquedotti già modernizzati, già depurati da gravi errori di concetto, dove essa svolgerebbe n’azione veramente importante di verifica e di ulteriore miglioramento di un sistema di per sè buono. Invece, utilizzata com’è in acquedotti che per esempio denunciano perdite del 50%, se da una parte non potranno che confermare il pessimo stato degli impianti, del resto già ben noto, dall’altra apporteranno miglioramenti validi ma che si disperdono all’interno di una inefficienza totale e reale. Un esempio di tutt’altro tipo potrebbe essere invece un acquedotto di buona fattura che funzionasse con perdite limitate al 15% e con spese di esercizio molte contenute. Ebbene in un acquedotto di questo genere poter ottenere ulteriori risparmi del 2% nelle perdite e di 1% nel consumo energetico sarebbe, ad esempio, un risultato notevolissimo.
Quello che io predico da molto tempo, inascoltato, è la eliminazione della maggior parte delle vasche di carico sostituite dalla immissione dell’acqua direttamente in rete a pressione regolata (vedi ” La pressione”) e soprattutto un impiego completamente diverso degli impianti di telecontrollo e telecomando ( vedi ” Telecontrollo” ) che promuova acquedotti che ne siano figli diretti.
Effettuata questa azione di armonizzazione generale degli acquedotti, l’utilizzazione di quegli apprezzati studi citati potrà in seguito perfezionare la costituzione e l’esercizio dei sistemi acquedottistici in maniera esemplare riuscendo senza dubbio a vincere quello stato di disordine e sperpero di acqua e di risorse economiche che gli acquedotti italiani oggi denunciano.
Tutte queste iniziative non trovano consenso nè su pubblicazioni validissime come quelle in argomento perché chiaramente il loro scopo è di tutt’altro genere, né sono nemmeno citate sulla letteratura classica perché basata solo sui principi di base ben noti ed in uso da almeno mezzo secolo.