
Non esiste ente o società di gestione acquedotti che in questi ultimi anni si esima dal sollecitare l’attuazione del risparmio idrico da parte degli utenti in ossequio anche con le disposizione di legge.
Alcuni dei provvedimenti invocati riguardano l’applicazione del dispositivo frangigetto ai rubinetti, l’accurata manutenzione dell’impianto idrico privato che eviti nella maniera più tassativa ogni tipo di perdita o di gocciolamento, la regolazione dello scarico dello sciacquone del water, l’evitare di lavarsi nella vasca da bagno preferendo la doccia, l’usare con parsimonia l’apertura dei rubinetti, quando possibile nelle operazioni di cucina non usare acqua corrente, evitare lo spreco quando si attende l’arrivo di quella calda, non annaffiare il giardino con l’acquedotto, usare il frigorifero e non lo scorrimento al rubinetto per raffreddare l’acqua, scegliere elettrodomestici a basso consumo. A questi suggerimenti di facile adozione se ne aggiungono altri che richiedono un certo impegno economico come il ricupero delle acque grigie provenienti dal lavaggio del corpo umano deviando l’acqua in una speciale cassetta di accumulo e l’impianto di raccolta ed accumulo dell’acqua piovana.
Se da un lato non si può non convenire sull’opportunità di economizzare nei consumi secondo dette regole ed in sostanza di evitare qualsiasi spreco della sempre più preziosa acqua potabile, dall’altro sono d’obbligo alcune osservazioni.
Prima di tutto è da evidenziare che l’economia ottenibile con tali mezzi potrebbe al massimo raggiungere un 5 o 6 % del totale idrico prodotto nella ipotesi poco fondata che la cittadinanza vi si uniformasse in toto. Come precisato in molte parti dell’ ebook ACQUEDOTTI – REALTÀ E FUTURO esiste invece un intervento attuabile direttamente dai vari enti gestori, e quindi di sicura efficacia, con il quale si raggiungerebbero risultati molto migliori potendo economizzare almeno un 25% d’acqua, intervento che consiste nella regolazione della pressione di esercizio degli acquedotti italiani (clicca qui ) che, come ben noto, accusano attualmente una perdita occulta inammissibile e stimata nel 45% del totale ma che nella realtà è anche maggiore.

Ci si chiede perché si faccia tanto rumore per un rimedio minimale e si trascuri invece quello suddetto che rappresenta un sostanziale e sicuro risultato. Ma c’è un altro aspetto importante e totalmente trascurato da tutti ed è la dimostrazione che il beneficio del tanto auspicato risparmio idrico, se non preceduto dall’intervento di regolazione della pressione di cui si è detto, finirebbe per annullarsi da solo in quanto, qualora fosse veramente adottato da tutta l’utenza, provocherebbe un immediato aumento della pressione delle condotte stradali ed una simultanea crescita delle perdite occulte!
Un aspetto preoccupante è rappresentato anche dal fatto che il rimedio generalmente intravisto per la eliminazione delle perdite consiste nel rifacimento totale delle condotte di rete ammalorate avente un costo proibitivo. Anche in questo settore sussiste la disinformazione totale in quanto, anche se tutte le condotte stradali colabrodo venissero rifatte ma non si fosse provveduto prima alla regolazione della pressione, il problema perdite non potrebbe considerarsi risolto per molteplici motivi. Prima di tutto una larga parte delle perdite è sicuramente attribuibile agli allacciamenti privati spesso ubicati in proprietà privata e sui quali è difficile intervenire, in secondo luogo sussiste il pericolo che, a causa della anomala pressione, le fughe d’acqua abbiano a riformarsi in breve tempo in virtù del provvedimento automatico che la natura mette in atto per ovviare alla possibilità che nelle reti si stabilisca di notte la dannosissima pressione idrostatica. Infine, non essendo ovviamente possibile procedere contemporaneamente alla ricostruzione dell’intera rete, vi si agisce per tratti iniziando per primi da quelli più importanti, il ché provoca un notevole aumento della pressione nelle condotte ammalorate poste più a valle con un altrettanto notevole aumento delle perdite e quindi una deleteria riduzione dei benefici per tutta la durata dei lavori di rifacimento dell’intera rete.
Un altro argomento che viene spesso messo in campo quando si parla di risparmio idrico è la minor spesa per il pagamento delle bollette di fornitura d’acqua di cui l’utente potrebbe godere. Anche questa è una conclusione fasulla in quanto, se veramente ne fossero interessati tutti gli utenti, i minori introiti economici costringerebbero l’Ente gestore ad un aumento del prezzo per mc d’acqua distribuita necessario per ripianare il proprio bilancio economico, il ché riporterebbe la situazione esattamente al punto iniziale di costo per l’utente!
In definitiva l’adozione del risparmio idrico da parte degli utenti, da non confondersi con lo spreco che deve essere sempre ed assolutamente evitato, deve essere considerata, a giudizio di chi scrive, una “extrema ratio” da attuarsi solo in casi particolari di effettiva e grave carenza idrica. Quello che bisogna auspicare è invece un pubblico acquedotto che sia in grado di produrre e distribuire acqua di buona qualità e quantità con costi contenuti grazie ad una ottima costituzione e gestione dei suoi impianti e grazie ad una drastica riduzione delle inammissibili perdite che oggi sono caratteristica peculiare della maggior parte dei servizi idrici italiani, acquedotto che possa offrire alla sua utenza la possibilità di usufruire di quel bene essenziale che è l’acqua senza sacrifici particolari ma invece potendone disporre liberamente anche per servizi sussidiari come l’annaffiamento dei giardini od il lavaggio delle automobili quando non sia possibile attingere ad altre fonti alternative.

Sono chiari i benefici che ne deriverebbero e prima di tutto un miglioramento del vivere civile e delle varie attività. In questo senso basti pensare all’attività turistica che in Italia rappresenta una fonte economica primaria e quindi come si può pensare di richiedere agli ospiti di economizzare nell’acqua? Da ultimo occorre riflettere anche sul bilancio economico dell’ente gestore che deve autofinanziarsi riuscendo a produrre e distribuire tutta l’acqua che serve a costi contenuti e a venderla all’utenza a basso prezzo ma con un bilancio assolutamente in pareggio. Una volta raggiunti questi buoni risultati con gli acquedotti, solo allora e limitatamente alle aree dove sussiste ancora la carenza idrica,è possibile mettere in programma il risparmio idrico di cui si discute.