
Ciò che in un precedente post intitolato “TUTTA LA TECNICA STA COMPIENDO PROGRESSI SPETTACOLARI MENTRE GLI ACQUEDOTTI SONO FERMI DA MEZZO SECOLO ACCUSANDO UNA OBSOLESCENZA ORMAI CRONICA” trova conferma nel quotidiano “LA REPPUBLICA” datato 23.07.2014 con l’articolo “Formidabili gli anni ’70 della scienza, ma ora cosa ci inventiamo? di Massimiano Bucchi cui è allegato il grafico qui riprodotto e che rappresenta le grandi tappe della scienza a partire dell’anno 1800 per arrivare i nostri giorni. Oggetto dell’articolo è il crollo dell’innovazione al mondo con poche scoperte di qualità nell’ultimo periodo a partire dal 1970, crollo ben evidenziato dalla linea rossa della figura.
Per poter esprimere al riguardo un qualsiasi parere, bisognerebbe avere una conoscenza vasta della materia e, non avendola, le mie considerazioni non hanno valore.
Quello che segue è ciò che mi sento comunque di esprimere riguardo il settore limitato dell’idraulica in genere ed in particolare gli acquedotti italiani: nessuna delle innovazioni segnalate nel grafico concerne tale argomento. Eppure il rifornimento idropotabile della popolazione è senza dubbio un aspetto importante per la società. Allora come mai questo fenomeno?
La mia spiegazione è semplice. Quando i sacri testi di acquedottistica italiani attraverso i decenni non contengono che poche innovazioni e le edizioni recenti sono praticamente la fotocopia di quelle passate, quando molti gestori di acquedotti italiani continuano a sostenere soluzioni sorpassate ed obsolete, quando le ricerche più avanzate svolte da preparati studiosi si preoccupano di risolvere brillantemente i problemi dei disastrati acquedotti esistenti però senza preoccuparsi della rivoluzione nei concetti findamentali sulla base dei quali sono stati costruiti e continuano ad essere gestiti, quando la realtà è effettivamente in questi termini, è chiaro che nessuna innovazione tra quelle effettivamente elaborate può essere magnificata nelle statistiche o nei grafici come quello allegato pur riferendosi ad un servizio così importante!
In conclusione si può tranquillamente confermare come gli acquedotti italiani si trovino nella disastrosa situazione a tutti ben nota, con elevati costi di esercizio e di manutenzione, con perdite dell’ordine del 50% dell’acqua prodotta e, quel che è peggio, nella impossibilità di porvi rimedio per una somma di errori tra i quali primeggia la errata convinzione che il problema consista esclusivamente nella mancanza dei fondi necessari per eseguire le opere mentre invece risiede essenzialmente nella mancanza di idee valide.