
Uno dei problemi difficili da risolvere nelle reti di distribuzione degli acquedotti riguarda il parallelismo tra superficie piezometrica e terreno che rappresenta la condizione essenziale per evitare i picchi di pressione in condotta che danno origine ad inconvenienti gravi prime tra tutti le esagerate perdite occulte. Sussiste una grande diversità fra la situazione dei territori pianeggianti e quelli montani o collinari in quanto in questi ultimi il parallelismo di cui sopra è ovviamente impossibile da realizzare ottenendo invece il persistere per lunghi periodi di alte ed altissime pressioni di funzionamento delle condotte ubicate alle quote più basse. Il rimedio solamente parziale perché atto a produrre una superficie piezometrica degradante a gradini e già adottato da molti acquedotti, consiste nel suddividere la rete in molteplici sotto reti altimetricamente omogenee ognuna delle quali riguarda una fascia di terreno inclinato ma con una escursione altimetrica massima del suolo non superiore ad una cinquantina di metri. Ovviamente all’interno di ognuna di tali fasce si riscontrano pressioni ottimali solo lungo il loro bordo superiore mentre man mano che ci si sposta verso la parte più bassa, la pressione assume valori via via più elevati.
Una soluzione acquedottistica come quella che forma l’oggetto della presente nota e che riesce a mantenere in ogni condizione di funzionamento una superficie piezometrica parallela ad un suolo anche di notevole pendenza, costituisce pertanto un traguardo veramente ambizioso mentre desta sicuro interesse e curiosità sia per gli addetti ai lavori e sia per i comuni lettori. L’omonimo articolo “Una rete acquedottistica integrata nel territorio”, visibile su internet cliccando qui, ne contiene la descrizione dettagliata ed alcuni disegni illustrativi mentre in questa sede ci si limita a darne una presentazione sommaria sufficiente però per comprenderne i pregi.

Allo scopo si è indicata, nello schema planimetrico della figura a lato, la innovativa conformazione della rete costituita da una serie di condotte ad andamento pressoché orizzontale, definite distributrici, collegate tra di loro a maglia mediante le tubazioni dette adduttrici che invece seguono le linee di maggior pendenza e che generalmente sono di diametro modesto in quanto destinate a distruggere il surplus di carico idraulico della rete conseguenza diretta del dislivello del suolo.
La prima serie di condotte è munita delle cosiddette fasce di stabilizzazione poste ad un intervallo altimetrico di una cinquantina di metri e costituite da tubazioni anch’esse pseudo orizzontali ma caratterizzate da un diametro maggiorato onde mantenere nella fascia di terreno da loro stesse percorsa una pressione prefissata ora per ora e costantemente parallela al terreno. Lo scopo viene raggiunto dall’impianto di produzione e sollevamento provvisto di tanti sistemi di pompaggio quante sono le fasce ed ognuno composto da pompa a velocità variabile asservito al grafico delle pressioni sul suolo che si desidera mantenere nella fascia di competenza. Chiaramente il fatto di assicurare delle pressioni di corretto esercizio ad una condotta di grosso diametro che corre orizzontalmente collegando tutte le tubazioni che discendono lungo le linee di massima pendenza, garantisce una pressione normale innanzitutto alla fascia che attraversa che viene appunto chiamata fascia di stabilizzazione ma anche alle condotte che vi si collegano direttamente. In pratica tutta la rete è soggetta ad una pressione di esercizio ottimale sia di giorno che di notte.
Il funzionamento della rete sarà meglio compreso osservando il profilo allegato dove sono riportate le linee piezometriche delle

condotte di adduzione dell’acqua dalla centrale di produzione ed anche quelle di rete rappresentate con colori diversificati per consumi di punta, medi, minimi, ed anche per consumi nulli. Sono da rilevare due risultati molto importanti. In primo luogo la linea piezometrica di rete resta sempre parallela al terreno presentando una maggior pressione rispetto al terreno durante le ore di maggior consumo (colore rosso), nel mentre cala al diminuire della richiesta. Il parallelismo viene mantenuto perfino nel caso solo ipotetico di consumi nulli (colore blu)
In secondo luogo le portate immesse nelle singole fasce di stabilizzazione sono equamente distribuite fascia per fascia garantendo quindi la congruità di pompaggio con la quota di arrivo. In altri termini i volumi d’acqua vengono costantemente sollevati nella fascia di competenza evitando superflui travasi da una fascia superiore ad una inferiore che comporterebbero inutili maggiori spese di sollevamento causate da dissipazione energetica.
In conclusione ai può affermare che il sistema di distribuzione idropotabile proposto in questa nota rappresenta l’optimum tra tutti quelli possibili in aree ad andamento altimetrico molto vario in quanto riesce ad evitare gli eccessi si pressione che ne caratterizzano il rifornimento idrico. La strategia resta valida per qualsivoglia territorio sia pianeggiante e sia ad andamento altimetrico vario. Un ulteriore esempio è quello della figura a lato relativo ad un centro abitato avente una configurazione altimetrica di tipo collinare per la cui risoluzione le fasce di stabilizzazione assumono un andamento particolare come riportato in figura.
Da rilevare che il sistema in argomento presenta l’ulteriore vantaggio di poter essere adottato non soltanto nella costruzione ex novo di insiemi idropotabili ma di trovare molte applicazioni nella sistemazione di acquedotti esistenti ottenendo risultati di grande rilievo sia economico che funzionale.

Per approfondire anche quest’ultimo particolare argomento delle possibilità di rivoluzionare acquedotti obsoleti è sufficiente aprire l’omonimo articolo dove sono descritte anche le modalità di esercizio da adottare per regolare ed ottimizzare l’importante ruolo svolto fascia per fascia dalle condotte di adduzione per il trasporto dell’acqua da produzione a rete.