
Il grafico riportato a lato indica molto schematicamente l’andamento annuo di molti fenomeni naturali ed indirettamente anche quello della portata media giornaliera di un insieme acquedottistico. Si potrà notare come i consumi elevati si verificano per un numero relativamente piccolo di giorni mentre quelli medi e bassi permangono per la stragrande maggioranza delle giornate dell’anno. Questo fatto porta a svariate considerazioni.
Per quanto riguarda la progettazione degli acquedotti la tecnica tradizionale prescrive di dimensionare tutte le opere per la portata di punta massima addirittura maggiorata applicandovi un coefficiente pari come minimo ad 1,5 in quanto si ritiene che, una volta largamente vinto il punto critico di funzionamento, siano facilmente superabili tutti le altre evenienze di caratteristiche quantitative inferiori. Al contrario lunghe e consolidate esperienze di gestione hanno dimostrato che si dovrebbero prevedere impianti dimensionati soltanto per la portata media in quanto meno costosi sia nella costruzione delle opere e sia per la loro gestione. Tali impianti dovrebbero poi essere dotati di sistemi particolari che consentissero, sia pur con costi specifici di esercizio maggiori ma sulla base di quanto sopra di breve impiego temporale ed in definitiva di minore costo finale, di superare agevolmente i consumi di punta. Si otterrebbero notevoli economie di costruzione ed anche di esercizio non risultando conveniente l’esistenza e l’esercizio di imponenti strutture che poi risultano utilizzate in pieno per periodi brevissimi e sottoutilizzati per tutto il resto dell’anno
Le cose non cambiano nemmeno per quanto concerne il quantitativo idrico che forma specificatamente l’oggetto di questa nota. Le opere di produzione dell’acqua potabile devono sicuramente disporre di una portata superiore al previsto consumo di punta essendo indispensabile far fronte anche ad eventuali eccessi di portata dovuti a fabbisogni assolutamente imprevedibili però i mezzi per ottenerli non possono concentrarsi solo sulle fonti ma devono usufruire, analogamente a quanto detto prima, anche di accorgimenti particolari che consentano la compensazione tra fabbisogno di punta e portate basse e che quindi potrebbero limitare la produzione delle fonti a portate inferiori a quelle necessarie per la punta di consumo.
Allo scopo il primo intervento da attuare sicuramente è la costruzione di capaci serbatoi di accumulo. Quello più usato si basa su grandi laghi

artificiali per lo più ricavati tramite dighe di ritenuta ma ai nostri giorni non sussistono più le condizioni per poterlo fare e quindi può considerarsi ormai un intervento completamente realizzato e di pochissima prospettiva futura. Molti sono i motivi che impediscono o rendono molto difficoltosa la realizzazione di invasi superficiali per cui è senza dubbio conveniente orientarsi verso il sottosuolo dove sussistono diversificati modi di accumulare moltissima acqua con pochi danni per l’ambiente. Il primo da segnalare è quello della ricarica artificiale di falda che consiste nell’immettere negli strati permeabili del sottosuolo e previe eventuali opere di salvaguardia, grandi volumi idrici sia per vie naturali e sia tramite pompaggio meccanico. E’ una tecnica ben nota e largamente utilizzata che consente anche di prelevare dalla falda in luoghi ed in tempi diversi da quelli ai alimentazione. Ad esempio è possibile immettere nel sottosuolo i grandi volumi idrici di cui si può disporre durante i periodi di intense e prolungate piogge autunno-invernali per poi andare a riprenderli in luoghi lontani ed in periodi estivi di siccità. Altre possibilità di grandi accumuli sotterranei sono quelli della galleria serbatoio di cui un esempio è illustrato nella nota “Serbatoi” oppure dello sbarramento mobile di foce di cui alla nota visibile cliccando qui .
Ulteriori modalità di accumulo nel sottosuolo si basano sulla costituzione di bacini di contenimento ottenuti circondando grandi accumuli ghiaiosi con diaframmi di impermeabilizzazione spinti in profondità fino a raggiungere lo strato naturalmente impermeabile. (Vedi esempio nell’articolo “Grandi accumuli sotterranei…)

In rosso il diaframma di imperbeabilizzazione
Oltre alle compensazione su lungo periodo di cui si è trattato riveste importanza anche quella giornaliera effettuata da piccoli serbatoi locali che però sono presenti in tutti gli acquedotti e quindi nel loro insieme costituiscono una grande massa di accumulazione di acqua potabile che riveste pure essa una grande rilevanza nell’insieme dell’acqua necessaria per l’Italia.
I serbatoi di accumulo sia a compensazione di lunghi o lunghissimi periodi di esercizio e sia quelli aventi funzione esclusivamente giornaliera di accumulo notturno con prelievo nel giorno dopo, richiedono un esercizio molto accurato che deve sostituire quello largamente usato di regolazione al massimo livello. In altri termini oggi si tende ancora a immettere nel serbatoio tutta l’acqua disponibile fino a mantenerlo pieno il più a lungo possibile ritenendo questa una regola prudenziale ai fini della sicurezza di esercizio dell’acquedotto. Agendo in questo modo si verifica l’inconveniente di una cattiva azione di compensazione delle portate essendo chiaro che un serbatoio sempre pieno o quasi pieno non regolarizza affatto la produzione che, al contrario e soprattutto nelle giornate di scarsi consumi, si trova a dover produrre una portata continuamente variabile oppure a sfiorare gli eccessi di acqua rispetto alla richiesta dell’utenza.
I serbatoi richiedono quindi un sofisticato sistema di regolazione delle portate che per quelli a compensazione plurisettimanale devono basarsi su programmi del sistema di telecomando che tengano conto di una moltitudine di fattori tra cui la statistica stagionale dei consumi, le previsioni del tempo e i volumi di pioggia effettivamente caduti nel mentre per quelli a carattere giornaliero è sufficiente una regolazione a livelli imposti nelle 24 ore della giornata come risulta dall’articolo “I serbatoi”.

A completamento della nota si ribadisce l’importanza che rivestono anche le opere di interscambio di portata con acquedotti vicini a quello in argomento in quanto possono contribuire efficacemente a superare particolari evenienze che provocherebbero anomali e rilevanti consumi dell’Utenza.
Infine si segnala la proposta sicuramente solo futuribile ma cui si potrà ricorrere col passare degli anni e concernente una rete nazionale che colleghi tra di loro addirittura tutti i principali acquedotti italiani dal nord al sud della penisola. Per particolari cliccare qui
Un’ultima annotazione. Si sarà notato come in questa nota non si accenni nemmeno alla produzione di acqua potabile tramite desalinizzazione dell’acqua del mare.

Lo si è fatto per la motivazione precisa che si tratta di un sistema che in Italia può essere adottato in due soli casi e cioè quando si tratti di produrre piccolissime portate in situazioni del tutto particolari di assoluta mancanza di acque locali. Pensare di ricorrere ad una cosi complessa e costosa produzione di acqua potabile in un paese come l’Italia dove piove abbondantemente, si ritiene costituisca un grave errore, una soluzione che, per produzioni cospicue, va adottata soltanto nei luoghi desertici o dove non sussiste alcuna fonte locale ma pensare di farlo in una situazione come quella italiana dove c’è grande abbondanza di fiumi, di piogge, di falde si ritiene un assurdo bello e buono.