
Ho preso visione del libro “IL MALE ITALIANO” di Raffaele Cantone E Gianluca Di Feo e che tratta del malaffare italiano. Le molteplici motivazioni addotte dagli autori per la situazione tragica dell’Italia, hanno tutte poco o addirittura nulla o a che fare con gli acquedotti fatta però eccezione per un dettaglio cui nel libro viene attribuita un’importanza basilare e che, a mio avviso, è invece indispensabile anche per rimediare al pessimo stato degli acquedotti italiani. Infatti cosi come nel libro ci si stupisce delle cause gravi che hanno portato allo sfacelo attuale dell’Italia, chi scrive prova indignazione per il pessimo stato e le relative motivazioni di crisi degli acquedotti, e, in maniera del tutto analoga, concorda con gli autori per quel rimedio basilare da essi indicato calorosamente e cioè per la assoluta necessità di una vera e propria “RIVOLUZIONE CULTURALE” di cui al titolo della presente nota.
Nel caso specifico la rivoluzione culturale richiede innanzitutto la conoscenza della storia degli acquedotti e dell’evoluzione continua che li ha interessati nel passato ed ancor più li riguarderà in un futuro anche immediato ed in secondo luogo l’imposizione di un diverso modo di concepire il servizio idropotabile nei concetti base evitando di perdersi, come si sta purtroppo facendo a piene mani, in ragionamenti che sono chiaramente dei palliativi quando non addirittura degli errori gravissimi. Tra questi ultimi inserisco la letteratura tecnica dei libri di acquedottstica più diffusi nei quali si sostengono le stesse procedure del secolo scorso provocando quindi danni enormi all’intera tecnica acquedottistica in uso.
Ritengo inutile ripetermi in questa nota avendolo più volte indicato in molti scritti di questo sito. Quello che voglio qui sottolineare è appunto la vera e propria rivoluzione dei concetti senza la quale, così come non si risolvono i gravissimi mali che investono l’intera società italiana, nello stesso modo si verificherà inevitabilmente la continuazione del processo negativo di peggioramento degli acquedotti italiani.
In conclusione noi tutti dovremmo batterci affinché la rivoluzione culturale propugnata nel testo sia effettivamente attuata comprendendovi anche la tecnica acquedottistica