
Questa nota prende spunto dall’articolo molto interessante e ben fatto “ Analisi, modellazione e gestione ottimale delle reti idriche in provincia di Udine” apparso sulla rivista “L’ACQUA” N. 1/2015 alla pagina 7 a firma degli ingegneri, ricercatori dell’Università di Udine, Matteo Nicolini e Daniele Vattolo dal quale si riesce ad avere un’idea di quale grande progresso è stato fatto in merito alla modellazione degli acquedotti.
Ancora una volta mi corre però l’obbligo di osservare una mancanza che si ripete spessissimo e che deriva dalla constatazione che l’articolo in oggetto, quando descrive nelle premesse le caratteristiche generali degli acquedotti cui si applicheranno le ottime teorie di modellazione atte a definire il miglior modo di regolare la pressione di esercizio di tutta la rete con tutti i benefici che da questa derivano, non fa alcun accenno a modifiche preventive della costituzione di base degli acquedotti stessi. Potrebbe anche darsi che alcune o tutte queste modifiche fossero in realtà già realizzate e che vengano volontariamente escluse dall’articolo perché esulano dal suo oggetto precipuo il quale, come risulta anche dal titolo, intende riferirsi al progresso della modellazione e solo a quella. In tal caso sarebbe comunque evidente che sono così poco apprezzati i (sia pur notevoli) vantaggi pratici da non metterli per nulla in risalto nella spiegazione generale degli impianti . Coincidenza vuole che nello stesso n. 1/2015 de “L’ACQUA” che riporta l’articolo in argomento sia pubblicata anche la mia breve nota ” La rivoluzione digitale negli acquedotti” che tratta proprio il problema di cui sto parlando.

Nel senso prima citato sarebbe, ad esempio, cosa grave che, prima di tutto, non si fossero da tempo eliminate, nelle reti funzionanti a sollevamento meccanico, le vasche di carico che alimentano le condotte a pressione di partenza fissa sostituendole con l’immissione diretta in rete a pressione variabile asservita al telecontrollo perché, se così fosse, si finirebbe per sollevare dapprima l’acqua ad una quota elevata per poi distruggere una buona parte del carico con la regolazione delle valvole. E’ da notare come l’alimentazione della rete a pressione modulata tanto lodata da chi scrive, nei controlli di verifica col modello matematico darebbe risultati molto diversi inducendo a progettare un intervento di dissipazione della pressione molto più modesto producendo un triplice vantaggio: minor produzione delle fonti, minor spesa di sollevamento, minori perdite occulte e guasti in condotta ed infine minore attività delle valvole regolatrici della pressione.
Un altro intervento di grande importanza da tenere in debita considerazione sarebbe quello del funzionamento razionale dei serbatoi i quali dovrebbero essere costantemente asserviti alle richieste di rete in modo da dare il loro contributo in tutte le condizioni di funzionamento comprendendovi anche i giorni di consumo minimo-. Si constata invece come, in genere, i serbatoi siano ancora regolati a mezzo galleggianti che avviano e fermano le pompe in funzione dell’invaso il che significa una regolazione al massimo livello con serbatoi che si svuotano solo nei giorni di forte consumo mentre in tutti gli altri giorni rimangono pieni o quasi pieni. (vedi “La regolazione dei serbatoi … )

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Ma è nella strategia generale che sarebbe interessante intervenire. Ad esempio un tema scottante è quello del dimensionamento degli acquedotti che viene sempre fatto in funzione della punta massima di consumo, punta che si verifica raramente durante l’anno tipo mentre invece la presenza dell’’impianto di telecontrollo e telecomando consentirebbe di gestire acquedotti studiati per un funzionamento razionale basato sulla media dei consumi e quindi su un elemento di maggior durata salvo usare per i rari momenti di punta dei sistemi particolari che raggiungono lo scopo con notevoli risparmi sia sulla spesa di costruzione che su quella di gestione (vedi articolo “serbatoi”) mentre un ulteriore vantaggio di tali sistemi sarebbe dato dalla loro grande elasticità che consente di lavorare anche a regimi disparati e non prevedibili in sede di progetto.
La conclusione di questo articolo, assieme al plauso per lo studio e le modalità di esecuzione dei progetti di controllo della pressione delle reti di distribuzione degli acquedotti e soprattutto al plauso per gli ottimi risultati ottenuti anche in sede pratica, si sollecita ancora una volta a non trascurare gli interventi da prevedere prima ancora della applicazione di tale metodologia: la somma dei risultati ottenibili dall’insieme delle due tecniche sarebbero eclatanti.