
pubblicato venerdì 29 maggio 2015 alle ore 18:06:59
Questa nota nasce dalla lettura dell’articolo “ I geologi criticano la Regione: E’ a secco di idee sulla gestione dell’acqua” apparso su internet
Riporto in copia conforme una parte del giudizio espresso dall’ordine dei geologi della Toscana. Riguarda, non una nota di poco conto tracciata a titolo di curiosità o di lettura amena, ma nientemeno che del regolamento di attuazione dell’art 12bis della LR91/98 “Disposizioni per la riduzione dei consumi di acqua prelevata ad uso diverso dal potabile”, recentemente varato dalla Regione.” Ecco alcune delle parole testuali dell’ordine geologi citato .
Un calderone raccogliticcio, con qualche vera perla che brilla per palese violazione non solo della buona pratica, ma anche del più elementare principio di precauzione. Una norma che si limita a dire che in caso si perforino più falde idriche è semplicemente buona norma captarne una sola, significa di fatto continuare a tollerare una pratica pericolosa e diffusa, che mette in comunicazione artificialmente falde naturalmente separate, senza nemmeno sincerarsi se una di esse è inquinata, con danno per sia per gli utenti che per la risorsa. Non fare ciò non è semplicemente “buona norma” è rispetto dell’ambiente, del buon senso e della salute pubblica, e dove ciò fosse stato fatto in passato è compito del legislatore imporre che vi si ponga tempestivamente rimedio».

Personalmente non mi sono nemmeno messo in moto per conoscere il contenuto di tutto il regolamento, mi è bastato conoscere che la regione Toscana, come ben espresso dai geologi, giudica “tollerabile” una pratica che infesta le nostre falde pur essendone note da almeno un quarantennio, le nefaste caratteristiche. Infatti tutti sanno che è purtroppo uso diffuso tra i perforatori ricavare in una unica canna pozzo più filtri sovrapposti allo scopo di poter prelevare dal sottosuolo più acqua possibile ma senza tener conto dei danni che in tal modo si praticano alle falde che vengono messe in comunicazione tra di loro.
Ora il fatto che un Ente pubblico come la regione si limiti a giudicare “buona norma “ il solo fatto di rispettare una precauzione che dovrebbe invece essere considerata una regola fondamentale la cui trasgressione è assolutamente da bandire a norma di legge e da penalizzare adeguatamente, mi porta ad estendere il ragionamento a tutte le decisioni assunte in fatto di acque da enti pubblici simili a quello citato ed a giungere a conclusioni pessime, come ben mette in risalto anche l’ordine dei geologi nel suo articolo, sull’intero futuro approvvigionamento idrico italiano.
Concludo affermando che vien veramente da ritenere che estensori di norme, grandi luminari della tecnica acquedottistica che infiorettano la letteratura tecnica e più in generale molte di quelle persone che occupano posizioni di rilievo in tutto ciò che riguarda l’acquedottistica italiana, stiano seduti dietro scrivanie o cattedre prestigiose ma che ignorino completamente una parte importante degli acquedotti e cioè la pratica di costruzione e soprattutto di gestione degli acquedotti la quale deve invece avanzare di concerto con la teoria non per niente il grande Leonardo diceva testualmente: “Se t’avvien di trattar delle acque consulta prima l’esperienza e poi la ragione”