In questi tempi si sta sempre documentando come uno degli elementi importanti degli acquedotti sia la pressione di esercizio delle reti di distribuzione essendo ben noto come da essa dipendano molti fattori che vanno dalla fruibilità del servizio, alla limitazione delle perdite occulte, alla economia di esercizio soprattutto negli acquedotti a sollevamento meccanico ed infine alla riduzione dei guasti in condotta.


Sembra pertanto una cosa logica ricercare sia su internet sia sulla letteratura tecnica degli elementi che possano dare un aiuto nella definizione delle modalità ottimali da seguire allo scopo.
Si resterà stupiti constatando come si trovino sempre gli stessi vecchissimi schemi qui di seguito riprodotti e soprattutto come la teoria acquedottistica non ammetta nemmeno come estrema e remota possibilità di poter anche eccezionalmente uscire da tali schemi. In altri termini stando alla teoria non devono esistere degli acquedotti che non siano alimentati da una o due vasche di carico/accumulo come risulta chiaramente dalle figure e soprattutto dalle spiegazioni. Il fatto che nella realtà ci siano innumerevoli acquedotti nei quali la compensazione delle portate viene fatta da grandi serbatoi a terra e l’immissione in rete sia del tipo in diretta ed a pressione variabile, non viene nemmeno ammessa come rara eventualità. Eppure è ormai assodato che deve essere ed è in realtà questo il modo di concepire moltissimi acquedotti visto e considerato che quelli alimentati a gravità rappresentano ormai l’eccezione.
Secondo me un moderno libro di acquedottistica dovrebbe contenere più capitoli che trattano l’alimentazione della rete in diretta ed a pressione variabile, le modalità della sua regolazione, quelle per la sua attuazione con particolare riguardo per le caratteristiche costruttive e di utilizzazione delle pompe a giri variabili che rappresentano una apparecchiatura di prim’ordine nell’esercizio degli acquedotti. Invece non vi figura quasi nulla e d’altra parte la teoria si preoccupa soltanto del funzionamento con la portata massima di esercizio ma non prende mai in considerazione quello che succede nella rete e nei serbatoi ad essa direttamente collegati nei giorni di basso consumo che, tra l’altro, sono i più frequenti durante l’annata tipo.
Io mi chiedo come si possa pensare a risolvere il problema della sempre crescente scarsità idrica di fronte a premesse di questo genere.
