IL CALCOLO DI VERIFICA DELLE RETI D’ACQUEDOTTO, UNA IMPORTANTE DOCUMENTAZIONE

VenezCurveLivrIDOTTE
Esempio di rappresentazione grafica dei risultati del calcolo di una rete acquedottistic

Leggendo in questo sito  il capitolo “ Le reti di distribuzione “ si trova il sottocapitolo “Il calcolo idraulico delle reti acquedottistiche magliate” nel quale sono spiegati alcuni punti di vista del sottoscritto sulla validità del calcolo in parola. In particolare viene spiegato la grande utilità dei calcoli chiamati “estemporanei” per la gestione dei complessi acquedottistici nel mentre viene auspicata la redazione di un programma automatico in grado di effettuare ad intervalli prefissati non solo la verifica del funzionamento istantaneo ma anche il confronto dei risultati del calcolo teorico con i dati reali di esercizio emettendo degli allarmi quando si verificano delle discrepanze atte a segnalare dei guasti o comunque dei disservizi. La redazione di tale programma è però ancora ben lungi dal trovar soluzione.

Su questo tema importante ho avuto recentemente uno scambio di mail con l’Ing. Alessandro Gallina responsabile per l’Italia della soc. HR Wallingford che usa il programma InfoWorks WS, il quale mi ha sinteticamente ma in maniera completa illustrato gli ottimi risultati che si possono raggiungere nella gestione grazie l’utilizzazione del programma citato. Penso sia una utile indicazione per i lettori   e riporto qui di seguito una parte autentica degli scritti dell’ing Gallina dalla quale tali  determinanti possibilità risultano chiaramente documentate. Ritengo anche cosa utile segnalare per gli ottimi risultati sia il programma sia la ditta che lo usa per conto terzi e a cui può rivolgersi ogni interessato,

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Volendo fare una sintesi estrema di quello che fa la differenza tra i diversi risultati sono, alla fine, riconducibili al livello di conoscenza del proprio impianto e a quanto il gestore crede e investe nelle attività di modellazione (poi tornerò su questo punto).

Le informazioni necessarie per ottenere un buon modello sono raggruppabili in 3 gruppi:

1 –       Conoscenza della rete (condotte, valvole )

2 –       Caratterizzazione della domanda

3        Conoscenza degli impianti (serbatoi, pozzi, sollevamenti-booster, valvole di controllo ecc.)

 Ho inteso che voi vi siete trovati in difficoltà nel punto 2. E’ evidente che il comportamento di un singolo utente è impossibile da caratterizzare, tuttavia per natura statistica (legge dei grandi numeri) le utenze domestiche, quando cominciano ad avere un numero consistente, tendono ad avere un comportamento abbastanza facile da caratterizzare (ma è necessario avere un monitoraggio completo di tutti i punti di immissione della rete per poter capire dove e come si consuma l’acqua).

Mi vengono in mente casi speciali che inizialmente ci avevano spiazzato, un rete dove il 50% del volume era consumato da una singola utenza industriale, in questo caso è stato necessario dotare quell’utenza di un misuratore di portata dedicato per poter raggiungere una buona calibrazione

Un altro caso dove è stato inizialmente difficile trovare la quadra del modello è stato quello dove le perdite erano estremamente elevate ed è stato necessario lavorare a lungo per distribuirle correttamente.

Per il resto, allocando le utenze con estrema cura e dandogli dei profili di consumo nelle 24 ore corretti per quell’impianto siamo sempre riusciti ad ottenere buoni o ottimi risultati.

 La conoscenza della rete (punto 1) è indispensabile e non è per niente scontata, se un gestore ha lavorato negli anni nella raccolta , conservazione e verifica dei dati e tutto semplice ma la mia esperienza è che spesso qui ci sono delle insidie, spesso i modelli non tornano perché’ semplicemente ci sono delle difformità importanti tra modello e realtà nella consistenza delle rete

 Stesso discorso per il punto 3, dove forse ancor di più si nascondono problemi di conoscenza.

 Quando mi sono trovato ad affrontare (come consulente o affiancando clienti) nel processo di verifica e calibrazione dei modelli alcune volte è andato tutto liscio, spesso ci si è dovuti soffermare a lungo per sciogliere alcuni dubbi.

Alla fine si possono sempre risolvere questi dubbi, ma occorre tempo, conoscenza, e anche investimenti di risorse. Mi  spiego meglio, per sciogliere alcuni dubbi fondamentali ho suggerito di fare compagne di monitoraggio (pressioni portata) ulteriori a quelle inizialmente pianificate. Oppure in alcune occasioni è stato necessario andare in campo a vedere l’effettivo stato di apertura di alcune valvole. Mi viene in mente un altro caso simpatico, per dipanare alcuni dubbi siamo andati a casa di un fontaniere in pensione che era l’unico che si ricordava di alcune condotte che nessuno aveva mai riportato in cartografia.

 Quindi, per la mia esperienza, i modelli danno sempre risultati ottimi se la conoscenza è ottima. Se un gestore è serio, ha fatto i suoi compiti a casa ed è disposto a spendere tempo e denaro nella modellazione sicuramente si riesce ad avere uno strumento calibrato in maniera ottimale.

 Detto questo un ruolo importante lo fa il software di calcolo, non solo nella completezza della rappresentatività numerica (ad esempio InfoWorks WS rappresenta molto bene anche impianti a giri variabili, valvole di controllo complesse, serbatoi serviti dall’alto con valvola a galleggiante, legame perdita’ pressione) ma ancora di più nella gestione di una mole impressionante di dati che vanno controllati, verificati, ed è possibile sempre controllarne la provenienza e affidabilità. Un altro aspetto importante del software è l’uso dei dati di portate e pressione (come si possono utilizzare ai fini della calibrazione).

 Un ultimo nota tecnica. Non ho mai creduto ed ho sempre contrastato l’uso di moduli automatici di calibrazione dei modelli, questi sono a mio avviso delle inutili sofisticherie che non danno risultati errati per l’utilizzo dei modelli in chiave ingegneristica.

Se un modello non da un riscontro corretto di una misura di campo occorre capire il motivo di tale asimmetria, serve un interpretazione di una persona competente che deve farsi e fare a chi di dovere le domande giuste, ad esempio, non è che vi siete dimenticati di informarci una valvola chiusa? Non è che avete una pompa che non lavora bene? E’ possibile che la misura di TLC sia sballata?

 Con la pazienza e l’atteggiamento critico e, se necessario, tornando in campo per verifica e misure, si riesce sempre a chiudere il cerchio e a dare la giusta rappresentatività della rete reale nel modello.

 

Aggiungo un mio giudizio sulle soprastanti spiegazioni che ritengo tutte  molto interessanti ed atte a garantire la qualità dei risultati ottenibili . In particolare apprezzo il giudizio espresso dall’ing Gallina sulla utilizzazione pratica dei programmi di calcolo e sulle modalità dallo stesso ingegnere suggerite.

Mia impressione è che il sofisticato programma di calcolo utilizzato esegua, nel corso delle iterazioni di calcolo, anche  la modulazione delle portate uscenti dai nodi in funzione della pressione sul suolo risultante dai calcoli stessi e che pertanto l’ing. Gallina non ne abbia fatto cenno perché appare ovvia.Rimango con la convinzione che le conclusioni cui arriva l’ingegnere  siano confortanti e condivisibili e che rappresentino il massimo raggiungibili nella attuale situazione degli impianti acqueottistici. Ritengo però che l’avvento, ormai imminente, di nuovi contatori di utenza multifunzione, di cui tratto in alcuni articoli del presente sito, consentano di fare un ulteriore balzo in avanti alle procedure di calcolo delle reti magliate fornendo utilissimi dati sui consumi degli utenti e sulle perdite occulte delle reti.

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