
Una delle opere più razionali per l’emungimento delle falde artesiane, di subalveo o di altro tipo purché non siano più profonde di una cinquantina di metri, è senza dubbio il pozzo a raggiera. Le sue caratteristiche sono quelle di emungere con la minor depressione di falda possibile essendo la portata totale suddivisa in moltissimi punti a basso prelievo che sono tutti ubicati all’intorno del pozzo a notevole distanza uno dall’altro in modo da evitare che abbiano ad influenzarsi reciprocamente.
Queste le varie fasi costruttive.
Innanzitutto si deve iniziare con la terebrazione di un pozzo pilota atto a verificare la bontà della falda e soprattutto a definirne la quota di posa dei drenaggi di prelievo della falda stessa.
L’opera principale è il pozzo vero e proprio costituito da una colonna circolare dl diametro di circa tre metri realizzata, tramite un normale scavo del terreno con benna mordente il fondo pozzo anche in presenza d’acqua ed affondando nel terreno degli anelli di calcestruzzo costruiti fuori terra e che scendono spinti soltanto dal peso proprio. Terminata la struttura ad anello circolare in cemento armato avente uno spessore di 50 cm, e che nella sua parte profonda risulterà in presenza d’acqua di altezza variabile in funzione del livello di falda, viene costruito nel fondo e quindi in acqua, un grosso tampone di calcestruzzo che ha lo scopo di costituire la fondazione della struttura stessa ed al tempo stesso di completare la tenuta del pozzo dalle infiltrazioni d’acqua. A questo punto è possibile vuotare completamente il pozzo ed installare la scaletta verticale a pioli in ferro destinata all’accesso al fondo pozzo sia per i lavori di costruzione e sia per quelli di gestione futura. E’ da precisare che l’anello più profondo era stato corredato, lungo tutta la circonferenza e fin dalla suo originaria costruzione fuori terra, di una serie di manicotti in ferro con la bocca interna chiusa da una flangia in acciaio e che avrebbero consentito in un secondo tempo di porre in opera i raggi orizzontali di drenaggio. Quest’ultima operazione ha luogo per piccoli tronchi di tubazione in acciaio di diametro variabile da 20 a 30 cm a seconda della portata e del numero di drenaggi di progetto. La tubazione, già corredata di filtri a ponte costituiti da fresature di grandezza proporzionata al materiale di falda, nel senso che possono essere larghi alcuni cm per la falda in ghiaia grossa e sempre più stretti per strati di ghiaia sempre più sottile, è formata da tronchi della lunghezza di circa due metri e con le due bocche aperte, che vengono spinti nel terreno di falda tramite martinetti. La presenza della falda in pressione provoca una forte corrente d’acqua mista a materiale sciolto che entra nel pozzo e da dove deve essere aspirata mediante pompaggio mentre la ghiaia viene raccolta a mano e trasportata in alto dai mezzi di cantiere. Questa continua immissione nel pozzo di materiale ghiaioso rappresenta l’azione di scavo ed asporto del terreno davanti alla bocca della tubazione, scavo atto a consentire che la tubazione stessa possa procedere nel suo cammino sotterraneo ed orizzontale. Ultimato l’avanzamento di un tronco da due metri di lunghezza, occorre aggiungere mediante saldatura il tronco seguente avendo l’accortezza di fermare totalmente la venuta dell’acqua mista a ghiaia, Ciò ha luogo mediante una flangia gommata speciale ad espansione, chiamata appunto “espansore”, la quale grazie ad una vite manovrata con una barra smontabile a pezzi e lunga più dei due metri della successiva barra, si allarga fino a premere con forza sulla superficie interna della tubazione già infilata, mettendo all’asciutto il pozzo. Finita la saldatura della nuova barra viene tolto l’espansore e quindi riprende la venuta d’acqua mista a ghiaia e ha luogo la ripetizione dell’intero ciclo fino al termine dei trenta metri di lunghezza di tutto il raggio. Il raggio viene completato, sempre grazie all’impiego dell’espansore, con la saldatura dell’anello con gli appositi fori a cui sarà avvitata la saracinesca di chiusura del raggio la quale, come risulta dal disegno allegato, sarà successivamente resa manovrabile dall’alto tramite una lunga asta di trasmissione.
La struttura finale del pozzo a raggiera, come risulta dalla figura allegata, comprende le pompe di sollevamento che possono essere del tipo sommergibile o preferibilmente, come risulta nella figura, da pompe ad asse verticale con girante immersa e motore elettrico posto in alto entro apposito locale. Il collegamento tra motore e corpo pompa è formato dalla tubazione di mandata dell’acqua entro la quale ruota l’albero di trasmissione che fa girare la pompa. Una valvola di non ritorno deve essere installata a monte della pompa e subito prima del filtro di presa in quanto la presenza dell’albero rotante impedisce di installarla, come di solito, subito a valle della pompa..
Come già precisato il pozzo a raggiera offre grandi vantaggi per la questione idraulica già spiegata che garantisce una notevole portata di prelievo dalla falda senza crearvi turbative di sorta e con una depressione spinta verso i minimi valori. Consente di usare pompe normali ad asse verticale sia a giri fissi sia variabili e che presentano i migliori coefficienti di resa elettro-meccanica mentre la funzionalità idraulica è garantita trattandosi di pompa sempre immersa. Gli inconvenienti del pozzo sono il suo costo elevato, la limitata profondità che può raggiungere al massimo la cinquantina sessantina di metri.