
Chi scrive ha prestato la sua opera per la gestione di uno degli acquedotti che a suo tempo erano un vero capolavoro, per i luoghi che serviva, per la presenza di fonti eccezionali ed infine per la tecnica di prim’ordine usata dalla società francese prestigiosa che lo ha costruito: l’acquedotto di Venezia
Parlarne attualmente con tutte le trasformazioni anzi le vere e proprie rivoluzioni intervenute dal 1973 anno in cui tutti gli impianti ed il personale (escluso il sottoscritto che ha presentato il gran rifiuto!) sono stati municipalizzati, sarebbe una pazzia.
Poiché sono convinto che siano più convincenti le piccole cose a dare un’idea chiara dei grandi fatti, parlerò di un piccolissimo particolare rappresentato dalla fontanella di cui alla foto allegata.
Una delle operazioni messe in atto a municipalizzazione avvenuta è stata la chiusura di fontanelle a getto continuo che si trovavano lungo le condotte di adduzione del diametro variabile da 800 a 1000 mm che per una lunghezza di circa 30 km collegavano le meravigliose fonti di S. Ambrogio di Trebeseleghe con Venezia a cui adducevano una portata di circa un metro cubo al secondo di buonissima acqua completamente a gravità sfruttando il dislivello topografico di circa 25 m. che esiste tra le fonti e Venezia. E’ chiaro che per ottenere questo splendido risultato era necessario non solo costruire opere perfette ma anche gestirle in modo corretto tenendo ben presente le loro caratteristiche proprie e del tutto particolari. Ad esempio uno dei dettagli molto importanti che riguarda le condotte adduttrici (vedi articolo ) è l’evacuazione dell’aria che vi si accumula in corrispondenza dei dossi altimetrici, evacuazione che nel caso in oggetto diventa essenziale vista la lievissima pendenza delle condotte e la grande portata addotta. Essendo ben noto questo determinante particolare, le condotte adduttrici a suo tempo erano state munite di sfiati ad altissima efficienza ed aventi due tipologie. Erano costituiti da pozzetti a base quadrata da circa 1 metro x 1 metro posizionati ai lati della strada statale Castellana sotto la quale correvano le condotte di adduzione e dell’altezza di circa tre metri necessaria e sufficiente per superare la quota massima della linea piezometrica oppure costituiti, all’interno dei centri abitati, da fontanelle a getto continuo come quella della foto allegata. Da rilevare come i pozzetti appartenenti alla prima tipologia di sfiato svolgevano un’altra importante funzione (a cui del resto i nuovi gestori non hanno prestato la benché minima attenzione) che consisteva in una valida protezione ai sia pur rari colpi d’ariete che una condotta a gravità può sempre subire. In altri termini si trattava di veri e propri pozzetti piezometrici atti a sopportare, riempendosi o svuotandosi dell’acqua, gli sbalzi improvvisi di pressione della condotta.
Una delle prime operazioni effettuata dal nuovo gestore pubblico che dal 1973 è subentrato alla società costruttrice, è stata quella di sostituire tutti gli sfiati originali e quindi sia i pozzetti piezometrici lungo la Castellana sia quelli costituti dalle fontanelle a getto continuo come quella della foto, sostituirle con sfiati automatici.
Da rilevare come gli sfiati automatici, basano il loro funzionamento su una o due sfere che normalmente riposano in basso e consentono il passaggio e lo scarico dell’aria contenuta nelle condotte mentre se arriva dell’acqua tali sfere, galleggiando sulla superficie liquida, chiudono lo scarico impedendo dispersione d’acqua. Essi però non svolgono alcuna protezione dagli sbalzi di pressione dovuta ai colpi d’ariete.
Ora, il sostituire i precedenti sfiati di funzionamento super sicuro con questi dispositivi automatici che per far bene il loro lavoro hanno bisogno di una accurata e continuativa manutenzione ed inoltre di una pressione di esercizio sufficientemente elevata mentre invece nella condotta in argomento la pressione è limitata al massimo a tre metri sopra la groppa del tubo, significa di per sé porre un punto interrogativo sull’esito finale di tutta l’operazione e pertanto, se da un lato essa può trovare una sia pur debole giustificazione nei riguardi degli ingombranti pozzetti alti tre metri e posti a lato di una strada statale, non la trova certo dall’altro lato nella soppressione delle fontanelle. Quest’ultime svolgevano un compito di tutela di condotte, che adducevano ben 500 l/sec ciascuna, tutela troppo importante per ammettere la loro chiusura causata da niente altro che da un risparmio d’acqua tanto risibile da poterlo qui motivare soltanto con la totale ignoranza del vero compito loro affidato! . Le fontanelle inoltre non davano alcun fastidio anzi costituivano per gli abitanti dalla zona una apprezzatissima fonte di ottima acqua naturale e fresca.
Le conclusioni cui perviene chi scrive porta a conglobare questo piccolissimo esempio con le mille altre storture che minano alla base gli acquedotti italiani e che ( fatte le debite eccezioni per alcuni complessi idrici che se ne distaccano nettamente) sono ridotti in uno stato pietoso comprovato da perdite che assumono valori elevatissimi ma soprattutto comprovato dalla scarsa conoscenza che i gestori hanno dei loro impianti tanto da non aver idea, come accaduto con le fontanelle ed i pozzetti piezometrici in questione, del loro valore effettivo.
Post scriptum
Oggi 20.01.2016 la fontanella-sfiato si trova in queste condizioni. Non serviva a nulla se non quale prova di un modo deleterio di gestire le opere pubbliche: meglio cancellare anche le prove, manca mai che qualcuno le fotografi e magari le riporti su internet!
Mi auguro che le cose non stiano in questi termini e che tra breve la fontanella venga rimessa al posto dove stava da circa una ottantina d’anni, posta in opera dai francesi della CGE Compagnie Genèrale des Eaux che hanno costruito l’acquedotto di Venezia iniziato nel 1890!
Ed ecco la situazione effettiva al 05.05.2016 (anniversario della morte di Napoleone). Ecco la rinascita (luglio2016) del solo involucro ma non della sua funzione !