Le prove delle gravi mancanze nei concetti di base che dovrebbero orientare la costruzione e soprattutto la gestione degli acquedotti italiani, fioriscono da tutte le parti e soprattutto in internet.
Quella che viene qui illustrata può considerarsi una delle tante diffusissime mancanze, motivo per cui evito di attribuirla specificatamente all’Ente interessato preferendo dichiarare la sua deleteria paternità estesa alla stragrande maggioranza dei sistemi idrici del nostro paese.
Metto in evidenza le premesse visibili su internet a caratteri cubitali:
L’UNICA SOLUZIONE POSSIBILE E’ RACCHIUSA IN UN UNICO TERMINE “OTTIMIZZAZIONE” CHE DEVE ESSERE RIFERITA ALLA MESSA IN CAMPO TUTTI QUEGLI ACCORGIMENTI TECNICI E TECNOLOGICI ATTI A GESTIRE NEL MIGLIORE DEI MODI LE APPARECCHIATURE E GLI IMPIANTI A DISPOSIZIONE.

Inserita in un lungo testo è presente anche la figura allegata al cui riguardo rilevo delle incongruenze tecniche a mio avviso abbastanza gravi e per nulla coerenti con le premesse a caratteri cubitali prima indicate. Le ritengo gravi perché dimostrano la scarsa conoscenza dei principi di base di cui ho fatto cenno.
La prima mancanza riguarda il sollevamento dell’acqua dal serbatoio inferiore di raccolta dei pozzi a quello superiore che costituisce la vasca di carico della rete, sollevamento e che ha luogo tramite due pompe a velocità regolabile evidentemente allo scopo di poter variare la portata in funzione delle richieste dell’utenza. Però se si tengono presenti le caratteristiche proprie delle pompe a velocità variabile le quali stabiliscono che tali tipo di pompe contemporaneamente al variare della loro portata ne cambiano anche la prevalenza, risulta che esse non sono affatto adatte ad essere impiegate, come nel caso in esame, per sollevamenti a dislivello fisso in quanto risultano inevitabilmente costrette a lavorare fuori rendimento tutte le volte che, variando la portata, la loro prevalenza reale differisce da quella di buon rendimento. Il concetto sarà meglio comprensibile facendo un esempio. Si esamini il caso di una pompa variabile avente un funzionamento corretto con una portata di 100 l/sec e 50 m di prevalenza. Se questa pompa, diminuendo la velocità, viene utilizzata per soli 30 l/sec essa riduce la prevalenza da 50 a 30 m., del tutto insufficienti per immettere l’acqua nel serbatoio superiore che è posto 50 m più in alto e, in questa condizione, la pompa non solleverebbe nemmeno una goccia d’acqua mentre tutta l’energia elettrica verrebbe dissipata in calore. Per risolvere il problema l’automatismo aumenta la velocità di rotazione in modo che venga effettivamente sollevata la richiesta portata di 30 l/sec ma ciò va ad incidere profondamente sul rendimento che si riduce a valori tanto bassi da provocare una forte dispendio di energia elettrica. In questo impianto, oltre che costare molto meno, funzionano meglio e consumano meno corrente le pompe a velocità fissa fatte funzionare in parallelo oppure ad intermittenza in funzione della portata effettiva da sollevare.
La seconda grave incongruenza, senza che ce ne fosse bisogno, peggiora la già citata dimostrazione di scarsa conoscenza e viene descritta come segue:
Lo schema della figura costituirebbe l’esempio ideale di acquedotto razionale essendo sufficiente la sostituzione dell’attuale pompaggio in Torrino con quello diretto in rete con cui si potrebbe disporre di:
1) un serbatoio a terra che continua a realizzare, anche nella soluzione qui proposta, l’ideale compensazione delle portate, mentre viene reso inutilizzabile il torrino piezometrico disegnato nella figura che quindi può essere demolito;
2) Le pompe a velocità variabile già presenti nell‘impianto di figura, essendo in grado di variare sia la portata che la pressione di pompaggio, essendo già comandate automaticamente dall’impianto di telecomando e telecontrollo ed infine essendo diventate del tipo ad immissione diretta in rete, costituirebbero anch’esse un sollevamento ideale ottenendo vantaggi notevolissimi tra i quali : mettere fuori servizio il torrino piezometrico che costituisce solo un danno in quanto obbliga la pressione ad un valore sempre fisso dato dalla sua quota altimetrica, rendere possibile l’abbassamento di pressione di esercizio durante la notte e quindi risparmiare corrente elettrica e diminuire notevolmente le perdite occulte ed i guasti in condotta, ed infine aumentare la pressione anche al di sopra della quota del torrino piezometrico in tutti i casi di richieste di punta ed anche quando si verificano consumi eccezionalissimi dell’utenza come ad esempio per spegnimento di incendi. Quest’ultima condizione potrebbe richiedere la nuova installazione di una pompa suppletiva avente portata e prevalenza massima maggiori di quelle attualmente presenti..
Si ribadisce come l’acquedotto in oggetto costituisce una prova lampante di come si pontifichi sulla bontà delle soluzioni effettivamente adottate nel mentre esse non rappresentano che un modo di fare e gestire acquedotti tradizionali e sorpassati per giunta infarciti di errori tutte le volte che vi si inseriscono apparecchiature moderne che richiedono l’abbandono di tali vecchie consuetudini a favore di un modo nuovo. Si tratta, nel caso specifico dell’impiego di moderne pompe a velocità variabile i cui vantaggi sono notevolissimi a patto che siano razionalmente utilizzate .