
Riporto un estratto di una comunicazione letta su internet:
L’impegno costante … in termini di monitoraggio e interventi quotidiani sulla rete di distribuzione è proseguito anche nel 2014 con investimenti di risorse in attività di ottimizzazione della pressione e di controllo delle portate immesse in rete. Ne è un esempio il progetto di distrettualizzazione della città di Arezzo che è continuato anche lo scorso anno: la rete urbana è stata divisa in 44 distretti idrici (circa 6 km ciascuno), in corrispondenza dei quali, grazie ai moderni sistemi di telecontrollo, è possibile conoscere giornalmente l’evoluzione dell’erogazione di acqua, che per l’intera zona equivalgono a oltre 7 milioni di metri cubi all’anno.
Questo il mio commento:
La rete di distribuzione di Arezzo, città di circa 100000 abitanti con territorio urbano avente dislivello totale altimetrico di un centinaio di metri da una estremità all’altra, è stata suddivisa in 44 distretti. Nell’ipotesi che ognuno di essi sia attualmente alimentato da una sola o al massimo due condotte in modo che l’Ente Gestore possa definirne agevolmente portate e pressioni e provvedere alla regolazione della pressione di esercizio, presumo si siano dovute chiudere amento tre condotte per ciascun distretto. In tale ipotesi, pur trattandosi senza dubbio di una soluzione minimale, la rete di Arezzo ha attualmente almeno 130 condotte chiuse il che, ad avviso di chiunque conosca la gestione vera delle reti di acquedotto, costituisce un non senso colossale: una rete che funziona con cento o forse duecento condotte chiuse: come giustificarla?. Un paragone efficace sarebbe quello di un’automobile che viaggia con il freno a mano tirato e che sarebbe assolutamente inaccettabile!
Riesco difficilmente ad immaginare quale danno subisca nel normale esercizio una rete in tali condizioni, danno che si riferisce alla mancata sicurezza di 44 zone ognuna delle quali è ora alimentata da una o al massimo due condotte, alla mancanza della dote migliore delle reti a maglie interconnesse e cioè di poter godere di una pressione livellata ed infine dall’essere indenne dai danni dovuti a rotture di condotte singole. A mio giudizio una distrettualizzazione condotta in questi termini, pur in presenza dei benefici dichiarati e dovuti alle minori perdite occulte, è semplicemente la dimostrazione di una totale incapacità di regolare la pressione senza bisogno di spezzettare la rete in numerose parti essendo ben noto che esistono altri mezzi per ottenere lo stesso risultato, mezzi ripetutamente spiegati nelle varie note del presente sito.
Come conclusione della nota mi pongo la seguente domanda. Se una città di soli 100000 abitanti idraulicamente deve essere suddivisa in 44 distretti cha accadrebbe nelle metropoli che contano milioni di abitanti? E’ evidente che c’è qualcosa che non quadra nel metodo!
Per ulteriori particolari vedi LA DISTRETTUALIZZAZIONE DEGLI ACQUEDOTTI COME DIMOSTRAZIONE DI UN FALLIMENTO