ACQUEDOTTI PIACEVOLMENTE INTERESSANTI – SECONDA SERIE

Il sapere non è necessariamente noioso. E quando il sapere è divertente, non vuol dire necessariamente che sia “superficiale”, anzi è motivante e permette di apprendere e insegnare con efficacia.

Un esempio accattivante riguarda senza dubbio un appalto concorso svolto un ventennio addietro per l’adduzione dell’acqua potabile a Venezia insulare che posso affermare senza tema di smentita fosse basato su un’idea del sottoscritto.

Venezia
Il tracciato delle condotte/serbatoio da S. Giuliano fino all’Isola di S. Secondo

Il Comune di Venezia aveva bandito l’appalto per la migliore soluzione sia tecnica che economica avente due scopi: la sostituzione di due condotte sottomarine da 800 mm di diametro e circa tre Km di lunghezza che adducono l’acqua dalla terraferma fino a Venezia e la costruzione di un serbatoio di accumulo con annessa centrale di sollevamento da ubicare sulla piccola Isola di S. Secondo situata vicino a Venezia in posizione adiacente al ponte ferroviario e stradale di collegamento con la terraferma.

Il fatto di costruire un grande serbatoio sottomarino ubicato all’interno di un’isola piccolissima è subito apparso come un’incongruenza vera e propria in quanto presupponeva già a prima vista la vera distruzione dell’Isola per poi ricostruirla tale e quale al di sopra del nuovo serbatoio. La domanda che mi sono posta è stata questa. Perché non attribuire alle due condotte di adduzione dell’acqua in progetto una funzione in più oltre a quella meramente d’appalto e cioè perché non maggiorarle di diametro in modo che protessero fungere al tempo stesso da serbatoio evitando la distruzione dell’Isoletta? La soluzione venne poi completata dai particolari costruttivi veramente originali e funzionali che portò la associazione di Imprese molto vicine alla vittoria dell’appalto, appalto poi non realizzato per motivi che esulano completamente da elementi tecnico economici dell’offerta.

Sezione tipo della condotta-serbatoio di un vecchio progetto. Cliccare per ingrandire
Sezione tipo della condotta-serbatoio di un vecchio progetto.
Cliccare per ingrandire

La soluzione finale che viene qui molto sinteticamente descritta per il suo notevole interesse, riguarda la costruzione sottomarina di due condotte parallele del diametro interno di m. 3.60 atte a costituire il richiesto serbatoio da 40000 mc di acqua potabile. Al tempo stesso le due condotte dovevano rispondere a molteplici altri requisiti che andavano ben oltre la mera costituzione di un serbatoio d’acqua e che interessavano al tempo stesso le varie fasi costruttive e la costituzione di una intercapedine esterna a tutte le opere sottomarine richiesta dll’Ente appaltante e che fosse in grado di segnalare fin dall’inizio l’eventuale formarsi di perdite.

La soluzione presentata, dovuta alla collaborazione di tecnici di valore, consisteva in una tubazione a più strati e precisamente quello interno in acciaio verniciato seguito verso l’esterno nell’ordine da uno strato di calcestruzzo di 30 cm di spessore avente un peso atto a contrastare totalmente la spinta di galleggiamento della tubazione vuota. I due strati erano divisi tra di loro da una intercapedine di circa 5 cm di spessore costituita da un materassino di plastica molto permeabile ed avente lo scopo preciso di contenere acqua in pressione atta a trasmettere un sicuro allarme al verificarsi di eventuali rotture o perdite della tubazione. Molto originale era il metodo di costruzione della barra lunga circa tre Km . Il cantiere ubicato alla estremità nord in località S,Giuliano provvedeva alla costruzione e spinta ininterrotta della barra di condotta la quale, avendo un peso leggermente superiore alla spinta di galleggiamento, poteva viaggiare piano piano verso l’Isola di S. Secondo essendo sostenuta da portali galleggianti e soltanto alla fine del lavoro essere abbassata entro la trincea sottomarina già scavata in precedenza. I particolari di dettaglio possono essere letti nell’articolo “ UN SERBATOIO PARTICOLARE PER VENEZIA, CITTA’ PARTICOLARE PER ECCELLENZA” 

Schema planimetrico dell'Acquedotto del Consorzio Basso Tagliamento. Cliccare per ingrandire
Schema planimetrico dell’Acquedotto del Consorzio Basso Tagliamento. Cliccare per ingrandire

Un altro acquedotto che merita di essere qui segnalato è quello del Consorzio Acquedotto Basso Tagliamento. Posso affermare che si tratta di una realizzazione mirabile per i risultati ottenuti e soprattutto per le intelligenti modalità costruttive volte a risolvere nella maniera migliore molti particolari problemi che il territorio presentava. Tra questi fa specie il fatto che tale territorio era composto da elemnti completamente eterogenei e tali da presentare notevoli difficoltà dal punto di vista della alimentazione idropotabile essendo costituito da una lunga serie di piccoli paesi distribuiti su una estensione nord sud di circa 40 Km cui faceva da contrappunto l’importante centro balneare di Bibione sito all’estremità sud e quindi il più lontano dalle fonti ed essendo caratterizzato anch’esso da elementi particolari come la presenza solo estiva di 150 000 turisti e da poche migliaia di residenti fissi. A tutto questo và aggiunta la difficoltà economica di costruzione e di gestione che rendeva raggiungibile un buon risultato solo alla fine dei lavori quando l’acqua potabile proveniente da pozzi ubicati in provincia di Udine e ad una distanza da Bibione di 45 Km fosse arrivata in detto centro balneare.

L’accortezza dimostrata dalla mia società nella progettazione dell’opera è dimostrata dalla reltà di un acquedotto che ha saputo approfittare delle condizioni proprie del territorio ed in particolare dall’altezza di 30 m. sul livello del mare delle fonti ed inoltre della risalienza naturale dell’acqua della falda artesiana sopra il suolo di altri 7 m. per creare un acquedotto in grado di alimentare per molti anni la prima parte, cioè quella più a nord del territorio. totalmente a gravità e quindi senza spese di sollevamento dell’acqua e con una sicurezza di funzionamento che ha richiesto per anni e anni una manutenzione ridotta al minimo. Man mano che l’acquedotto si estendeva verso sud si è provveduto alla costruzione e al potenziamento della centrale di sollevamento sita a S. Vito al Tagliamento, centrale che costituisce un piccolo capolavoro di tecnica in quanto ha superato brillantemente i problemi posti dalla situazione reale e dovuti agli elementi di base già accennati e che sono: la notevole distanza intercorrente tra le fonti ed il centro più impiotante da alimentale e cioè Bibione e la particolarità di tale centro che risulta quasi disabitato per tutto l’anno con l’esclusione del solo periodo estivo che è caratterizzato da richiesta d’acqua elevatissima dovuta ai turisti. La risoluzione non poteva che derivare da un sistema di captazione, di adduzione e di compensazione delle portate che fosse dotato di una notevolissima flessibilità. Al momento della costruzione delle opere cioè negli anni 70 non esistevano gli inverter cioè quelle apparecchiature che al giorno d’oggi consentono di utilizzare pompe a velocità variabile di per sè dotate di quella grande versatilità che da sola poteva risolvere i problemi citati. Ciononostante si è riusciti ugualmente nell’intento facendo costruire dalla Marelli delle pompe con motore a velocità variabile alimentandole in corrente continua le quali, pur presentando alcune difficoltà di esercizio, hanno ugualmente risolto tutti i problemi. Inoltre, e forse per la prima volta in Italia, la prescritta grande elasticità di funzionamento la si è raggiuntar utilizzando un PC che allora era giudicato solo un giocattolo da ragazzi e cioè l’Apple 2C opportunamente dotato di apposito programma che automatizzava il funzionamento della centrale adeguando minuto per minuto la pressione di immissione in rete alle richieste dell’utenza. Ciò ha significato pompare nel periodo estivo a 120 m di altezza per una portata che arrivava a 130 l/sec per diminuire negli altri periodi a soli 30 l/sec e 30 m di pressione. Un altro risultato notevole consiste nel sistema di compensazione delle portate. Poiché i numerosi piccoli serbatoi di accumulo sparsi in tutti i paesi del territorio non possono effettuare la compensazione giornaliera, come da mè più volte affermato nei miei articoli, si è costruito a Bibione un grande serbatoio di accumulo il quale non era comandato, come si usa fare, sulla base del massimo livello da raggiungere in ogni caso, bensì era regolato a livelli preimpostati minuto per minuto in modo da obbligarlo a svuotarsi in tutte le ore diurne di tutte le giornate sia di alto che di basso consumo. Tale serbatoio consentiva alla fonte di S. Vito di produrre meno potata nelle ore diurne ed invece produrre la notte per la necessità di riempirlo il ché significa effettuare una azione di compensazione delle portate e quindi ottenere una importantissima regolarità nel prelievo dalla falda artesiana. Maggiori dettagli possono essere letti nell’articolo “ LA RAZIONALIZZAZIONE DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE D’ACQUA POTABILE A SOLLEVAMENTO MECCANICO – UN ESEMPIO FREALE

Ritenendo che i due esempi descritti siano risultati interessanti mi ripropongo di continuare con i prossimi articoli

Pubblicità