ACQUEDOTTI PIACEVOLMENTE INTERESSANTI – QUARTA SERIE

Il sapere non è necessariamente noioso. E quando il sapere è divertente, non vuol dire necessariamente che sia “superficiale”, anzi è motivante e permette di apprendere e insegnare con efficacia

Come noto lo scopo di questa serie di brevi articoli è imperniata sulla parte ludica degli acquedotti, in altri termini vi si sottolinea quella branca del conoscere gli acquedotti che diverte per l’originalità e l’arguzia delle soluzioni. Ciò non impedisce che il piacere della lettura sia indotto anche da elementi tanto aberranti da destare curiosità e stupore. Ciononostante essi entrano a far parte della maggioranza degli acquedotti italiani dei nostri giorni dove tali elementi persistono anche se è ben noto il difetto che li contraddistingue.

Profilo A
Profilo schematico della soluzione classica di acquedotto a sollevamento meccanico e con serbatoio di estremità

Apro pertanto con un elemento che a mio avviso è paradossale. Il profilo riportato  a lato figura in molti testi di acquedottistica e rappresenta un modo consigliato e messo in atto in moltissimi sistemi idropotabili. Stupisce il fatto che in esso si consideri normale ed anzi consigliabile che l’acqua venga consegnata all’utente secondo modalità diametralmente opposte a quelle del buon senso. A mio avviso non è possibile che in periodi come l’attuale, caratterizzato da crisi gravi che vanno dal settore economico attraverso mille sfaccettature fino ad arrivare a quello ambientale che stà diventando preminente su tutti gli altri, vengano sostenute a spada tratta proposte tecniche assurde. Ad esempio risulta inammissibile che, tutte le volte che l’acqua potabile è poco utile e cioè durante le notti o in tutti gli altri casi in cui i consumi sono bassi, si consegni l’acqua alle pressioni inutilmente più elevate mentre invece durante il regime di punta di consumo, proprio allora la pressione si abbassi fino ai livelli minimi necessari per il rifornimento. Da rilevare come questo modo di operare produca un inconveniente di non poco conto in quanto le perdite occulte di reti vecchie e in cattivo stato, all’aumentare della loro pressione di funzionamento, crescono a dismisura tanto da poter affermare che la gran parte della perdita è proprio concentrata nelle notti e nei periodi di bassi consumi. Ma c’è un altro particolare gravissimo. Stando al profilo annesso si capisce come vengano considerati soltanto due regimi di funzionamento e cioè quello relativo al consumo di punta, che come detto presenta il profilo piezometrico più basso, e quello relativo alla fase di riempimento del serbatoio di estremità. Nulla viene precisato riguardo le deleterie conseguenze che si verificano quando quest’ultimo serbatoio ha raggiunto il massimo livello di invaso. In una prima ipotesi il serbatoio sfiora tutta la portata in arrivo e questo rappresenta un inconveniente grave vista la carenza d’acqua di cui si soffre. Il guaio può essere evitato (secondo caso ipotizzabile) installando nella condotta di arrivo una valvola a galleggiante che si chiude quando il serbatoio è pieno. Da quell’istante in poi ha luogo un ulteriore e dannosissimo aumento di quella pressione di funzionamento che abbiamo già giudicato inutilmente elevata con ulteriore grave aumento delle perdite occulte.

Il racconto sinteticamente fatto di una delle tante aberrazioni nella costruzione, e soprattutto nella gestione negli acquedotti, ritengo debba colpire a fondo le persone di buon senso che leggono queste righe anche in considerazione che sussistono modalità per ovviarvi ma che non sono considerate per mancata preparazione tecnico-economica dei responsabili.

Figura n. 2 Schema indicativo del progetto anni 90
Schema indicativo del progetto di sistemazione dell’acquedotto di Velletri, anni 90

Passo alla piacevole indicazione di una interessante soluzione tecnica, purtroppo mai realizzata, della sistemazione dell’acquedotto di Velletri (RM). Saltando completamente la descrizione della situazione reale del rifornimento idrico di allora, il progetto redatto dalla Società presso la quale svolgevo la mia opera era basato sulla costruzione di un grande serbatoio di accumulo posto ad una quota opportuna allo scopo di svolgere, come risulta dal profilo allegato e soprattutto dal Progetto di massima visibile cliccando qui, un triplice compito: in primo luogo effettuare la compensazione delle portate d’acqua potabile proveniente dai pozzi costruiti e da costruirsi ex novo  nella piana inferiore di Velletri, di alimentare tramite pompaggio l’esistente serbatoio che serve il centro storico della città ed infine alimentare direttamente a gravità tutto il territorio basso di Velletri caratterizzato da case sparse. Come si capisce dalle poche indicazioni qui fornite, la soluzione trovata si basa proprio nel dare al serbatoio un compito fondamentale per poter alimentare in maniera economica e con buoni risultati funzionali un territorio complesso come quello di Velletri e senza apportare grandi variazioni nella rete esistente rappresentando le opere in progetto una vera rivoluzione di esercizio sostanziale ma però limitata alla sola costruzione del nuovo serbatoio con annessa centrale di sollevamento, delle condotte di adduzione e dei pozzi necessari per reperire le portate necessarie nel mentre tutte le altre opere restano invariate.

Nella speranza che gli esempi descritti finora riportati abbiano raggiunto lo scopo di interessare lettori sempre più diffusamente, mi ripropongo di continuare con i prossimi articoli.