Il sapere non è necessariamente noioso. E quando il sapere è divertente, non vuol dire necessariamente che sia “superficiale”, anzi è motivante e permette di apprendere e insegnare con efficacia

Un episodio che ritengo abbia tutte le caratteristiche per poter entrare a ragion veduta in questa serie di racconti piacevoli è quello occorsomi nell’acquedotto di Sacile (PN) in quanto dimostra da un lato la possibilità di ottenere buoni risultati semplicemente abbandonando, tutte le volte che la situazione locale lo consiglia, le soluzioni classiche a favore di quelle specificamente studiate e dall’altro come la mentalità corrente della faciloneria possa distruggere anche una soluzione intelligente e che sta dando ottimi risultati per ritornare alla peggiorativa situazione classica .
L’acquedotto era alimentato da tre pozzi situati a circa una decina di chilometri di distanza dal serbatoio di arrivo delle condotte adduttrici. La risalienza naturale della falda e la sua posizione altimetrica favorevole rispetto alla città, avevano consentito per molti anni di addurre l’acqua a gravità direttamente nel serbatoio ma, col passar del tempo, l’abbassamento della falda e l’aumento della richiesta d’acqua da parte degli utenti ci avevano costretto ad installare in ognuno dei tre pozzi una pompa sommersa comandata da un galleggiante situato nel serbatoio di arrivo. Si trattava quindi della classica soluzione detta “al massimo livello” in quanto, non appena il serbatoio di arrivo abbassava il suo livello di invaso, aveva luogo la messa in moto progressiva delle tre pompe sommerse che provvedevano in breve tempo a riportare il livello al suo massimo invaso, limitatamente ai giorni di bassi e medi consumi. mentre in quelli di alta richiesta entrava in gioco il volume d‘acqua accumulato che fronteggiava adeguatamente le punte di consumo. Si può affermare che un regime come quello descritto poteva essere giudicato ottimale in quanto i consumi di punta erano facilmente soddisfatti ed inoltre il gestore operava nella massima sicurezza in quanto il serbatoio era quasi sempre al massimo livello consentendo di far fronte anche a guasti imprevedibili.

Un attento esame dei dati di funzionamento metteva però in risalto una situazione anomala in quanto le pompe sommerse dei pozzi entravano in funzione in tutte le giornate comprese quelle di medio e basso consumo proprio per la citata regolazione “al massimo livello” che anche durante i giorni di basso consumo, nei quali il solo funzionamento a gravità sarebbe stato sufficiente, provvedeva nelle ore diurne a mettere in moto le sommerse per riportare sempre il serbatoio al livello di massimo invaso mentre durante la notte il funzionamento a gravità delle adduttrici, trovando il serbatoio già pieno, doveva sfiorare tutta la sua portata con il duplice danno di un inutile spreco della preziosa acqua potabile ed inoltre di una inutile spesa di sollevamento meccanico dato dalle sommerse.
La soluzione molto brillante è stata trovata sostituendo ai galleggianti di comando pompe una schedina elettronica nella quale era possibile memorizzare la curva giornaliera imposta dei livelli che il serbatoio obbligatoriamente doveva osservare indistintamente in tutte le giornate e che è rappresentata nel grafico allegato. Grazie ad essa il serbatoio doveva immettere in rete in ogni giornata, sia di alti che di bassi consumi idrici, tutto il volume accumulato la notte precedente.

Il primo periodo di esercizio ha consentito di trovare sperimentalmente una curva dei livelli ottimale che ha presentato ottimi risultati per un decennio di esercizio reale consentendo di fronteggiare agevolmente le giornate con consumi di punta ed inoltre di immettere in rete tutto il volume di invaso anche nei giorni di minore consumo. Ne è derivato che la portata prelevata dai pozzi si avvicinava costantemente a quella media del giorno e soprattutto nelle giornate di maggior consumo essendo la curva preimpostata definita sperimentalmente proprio a questo scopo. Negli altri giorni di consumi medi o bassi risaltava la sovrabbondanza del volume d’acqua che il serbatoio immetteva in rete nelle ore diurne con conseguente minor prelievo diurno dei pozzi dalla falda ed uno maggiore di notte dovuto alla necessità di riempire il serbatoio. Un funzionamento di questo genere, se paragonato a quello classico prima descritto, denuncia notevoli vantaggi in quanto l’aumento di prelievo dalla falda fatto durante la notte comporta uno sfruttamento ottimale della falda stessa che è più ricca di notte per i minori prelievi degli altri utilizzatori della stessa fonte e per il minor costo notturno della corrente elettrica di pompaggio.
Termino la nota segnalando che, andato in pensione l’autore della presente nota, il funzionamento ottimale descritto e che aveva dato ottimi risultati per un decennio è stato messo fuori servizio per volere ridare all’acquedotto di Sacile quella “classicità” che aveva da dieci anni perso.
Altri particolari sono visibilio nell’articolo “ le idee, senza la loro esecuzione, sono allucinazioni “