ACQUEDOTTI PIACEVOLMENTE INTERESSANTI –NONA SERIE

Il sapere non è necessariamente noioso. E quando il sapere è divertente, non vuol dire necessariamente che sia “superficiale”, anzi è motivante e permette di apprendere e insegnare con efficacia.

sacileserbatoi
Il serbatoio pensile di Sacile (PN) alto solo 22 m.

 Un racconto piacevole che non sia frutto della fantasia ma rappresenti la realtà è prezioso. In questo senso trovo opportuno seguire l’evoluzione in positivo ed in negativo subita dal sistema di alimentazione della rete acquedottistica di Sacile (PN).

In origine la rete era alimentata dal serbatoio pensile situato nella periferia est del centro abitato ed allora di modeste dimensioni. Negli anni 70 l’aumento dell’utenza servita e dei consumi specifici hanno richiesto una profonda modifica di tutto l’insieme acquedottistico di Sacile. In particolare la rete di distribuzione che forma l’oggetto della presente nota, anche se potenziata con la costruzione di nuove condotte, risultava deficitaria a causa della modesta altezza sul suolo della vasca di carico del serbatoio pensile pari a soli 22 m.. La soluzione del problema, spesso ricorrente in casi simili, concerneva l’abbattimento del serbatoio e la sua sostituzione con un nuovo pensile alto una cinquantina di metri, soluzione subito avversata dal sottoscritto per la innata contrarietà per un sistema a pressione fissa come quello ventilato ed anche dalla direzione della Società che allora aveva la concessione del servizio..

Le modifiche effettivamente attuate prevedevano di alimentare la rete a pressione variabile senza abbattimento del serbatoio pensile ma prevedendone una utilizzazione limitata ai periodi di basso consumo nei quali la sua pur modesta altezza risultava comunque sufficiente, nel mentre si poteva, quando necessario, passare agevolmente ad una maggior pressione di sollevamento dell’acqua grazie all’immissione in diretta in rete tramite due nuove pompe aventi una prevalenza manometrica di circa 55 m.

Valvole per il funzionamento della rete a pressione variabile
Valvole inserite nella colonna montante del serbatoio0 pensile per il funzionamento della rete a pressione variabile

La regolazione dell’impianto venne quindi automatizzata tramite una scheda elettronica che provvedeva al comando e controllo distinguendo due condizioni di base in funzione delle portata totale richiesta dalla rete. In dettaglio, fissata e memorizzata la portata critica, il sistema limitava il funzionamento del serbatoio pensile, alimentato dalle pompe preesistenti, a quei periodi in cui la richiesta d’acqua era inferiore a quella critica citata. Tutte le volte che dalla centrale veniva immessa in rete una portata superiore, venivano eseguite in sequenza le seguenti operazioni:

– riempimento al massimo livello del serbatoio pensile

– chiusura del serbatoio pensile che restava pieno al suo massimo livello di invaso ma escluso dalla rete

– messa in moto di una o due delle nuove pompe ad alta prevalenza in funzione delle richiesta dell’utenza con immissione dell’acqua in diretta nella rete di distribuzione

– riapertura del serbatoio pensile e messa in moto delle pompe preesistenti a bassa pressione tutte le volte che la portata scendeva al disotto della portata critica

In caso di panne della centrale il serbatoio pensile era pronto ad entrare in funzione grazie alla valvola di ritegno inserita nella condotta adduttrice.

La portata critica definita sperimentalmente era allora fissata in 95 l/sec e quindi il doppio funzionamento descritto aveva luogo al superamento di tale soglia di portata.

Grafico giornaliero delle pressioni e portate reali di un acquedotto alimentato a pressione variabile
Grafico giornaliero delle pressioni e portate reali dell’acquedotto di Sacile

Interessanti particolarità del sistema descritto possono essere dedotte dall’allegato spezzone di nastro di registrazione anni 1980 del funzionamento effettivo della centrale di Sacile . Esaminando la linea della pressione di immissione in rete si vedrà che la pressione stessa si mantiene al livello del serbatoio pensile dalle ore 12 fino alle 7.30 del mattino del giorno dopo. Questo è un aspetto interessante in quanto durante la giornata in esame l’impianto ha funzionato ad alta pressione soltanto dalle ore 7,30 alle ore 12 mentre per tutto il restante periodo è risultata sufficiente la quota del serbatoio per alimentare la rete e, ovviamente, ciò ha comportato una notevole economia di energia elettrica di pompaggio. Si noterà che il grafico conferma  il punto di funzionamento ad alta pressione rispettivamente con inizio e fine quando si supera in aumento o in decremento la portata critica prima indicata in 95 l/sec. Per maggiori dettagli vedere “fabbisogno, consumi, portate e perdite nella pratica di esercizio delle reti di distribuzione d’acqua potabile a sollevamento meccanico”.

Ora, se si tiene presente che durante un’intera annata i periodi di richieste basse e medio basse rappresentano la stragrande maggioranza del totale si intuisce come il sistema effettivamente realizzato, oltre ad un ottimo funzionamento comprovato da un decennio di esercizio effettivo, consentisse una grande economia di corrente elettrica di sollevamento e di risparmio d’acqua derivato dalla minor pressione notturna e dalle minori perdite occulte d’acqua che ne conseguono alla notte.

Si allega la figura delle valvole poste sulla condotta di entrata e uscita dal serbatoio e che vengono regolate dall’automatismo per i due diversi metodi di lavoro a bassa od a alta pressione. Sulla stessa condotta si trova anche la valvola di ritegno che si aprirebbe da sola in caso di fuori servizio della centrale di sollevamento.

Getto dell'idrante
Getto dell’idrante

Visto il fine ludico di questa nota segnalo un episodio curioso e piacevole. Ad una ditta che ci aveva chiesto se doveva costruire un proprio impianto antincendio con vasca di accumulo ed impianto di pompaggio privati richiesti loro dai vigili del fuoco, avevamo garantito che l’acquedotto di Sacile, essendo alimentato a pressione regolata, era in grado di dare acqua a pressione sufficiente per un uso ottimale degli idranti antincendio e quindi superare tutte le prove di verifica richieste dai pompieri che consistevano in una data altezza di getto di due idranti stradali aperti contemporaneamente. Ad opera eseguita ebbe luogo la verifica dei pompieri alla quale assistei anch’io. Appena aperti i due idranti, il loro getto si dimostrò molto modesto ponendo grossi dubbi a tutti i presenti. Il sottoscritto spiegò allora che bisognava attendere qualche decina di secondi per dare tempo all’automatismo di verificare la nuova richiesta idrica e provvedere alla modifica di pompaggio. Infatti dopo poco tempo si vide un primo aumento del getto d’acqua dagli idranti (conseguenza del passaggio dalla bassa alla alta pressione con apertura e chiusura delle valvole) seguita dopo un altro piccolo intervallo da due forti aumenti del getto dovuti alla messa in moto progressiva delle due pompe ad alta pressione. L’esito finale della prova fu del tutto positivo con grande mia soddisfazione personale.

Termino la nota segnalando che, andato in pensione l’autore della presente nota, il funzionamento ottimale descritto e che aveva dato ottimi risultati per un decennio, è stato messo fuori servizio per la volontà dei ridare all’acquedotto di Sacile quella “classicità” che aveva da dieci anni perso ma sulla quale chi scrive non è in grado di fornire dati di sorta al di fuori del rimpianto per la distruzione di un complesso di apparecchiature che doveva invece costituire la premessa per l’adozione in toto delle grandi possibilità che al giorno d’oggi sono legate al funzionamento a pressione regolata delle reti d’acquedotto.

 

 

 

 

 

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