In molti articoli del sottoscritto viene ribadita l’opportunità di adottare, nella distribuzione dell’acqua potabile degli acquedotti, reti di distribuzione a pressione regolata, facilmente attuabile e con risultati molto buoni, in qualunque tipo di territorio ma particolarmente nelle città pianeggianti dove è sufficiente allo scopo la sola variazione della velocità di rotazione delle pompe.
Eclatante il fatto che il corpo umano fornisca da sempre un esempio mirabile di distribuzione ottimale di una materia liquida come il sangue attraverso la estesa rete di distribuzione costituita dalle arterie e dalle vene.

Nella foto allegata figurano affiancate due macchine molto simili e cioè il cuore che pompa il sangue nelle rete di arterie e vene e la pompa centrifuga che immette l’acqua nella rete di distribuzione degli acquedotti. La similitudine è data soprattutto dalla facoltà che ambedue le macchine hanno di regolare la pressione di pompaggio in funzione con le necessità reali. Il cuore, essendo una pompa volumetrica, soddisfa mirabilmente le richieste dell’individuo aumentando o diminuendo il numero di battiti al secondo e quindi intensificando o diradando i singoli quantitativi da mandare in circolo, la pompa ottiene lo stesso effetto aumentando o diminuendo, grazie all’inverter, la sua velocità di rotazione. I due due modi di regolare la circolazione hanno molte affinità, peccato che ce ne siamo accorti da pochi anni e che ancora oggi sussistano schiere di gestori degli acquedotti che non assimilano questa determinante lezione fornita da tempo immemore dal corpo umano.

Nell’altra foto è ritratto uno strumento che segnala in tempo reale il numero di battiti del mio cuore. Quando io mi trovo in riposo essi sono in numero di 46 al secondo, essendo io immobile seduto o disteso. Ma è sufficiente che mi alzi e cominci a camminare perché i sensori del corpo segnalino al cervello la necessità di maggiori quantitativi di sangue, immediatamente parte l’ordine di accelerare ed i battiti comincino ad aumentare per arrivar a 80 al secondo. Se poi io mi metto a correre la cosa si esaspera ed il cuore va a mille con una frequenza di battiti che arriva a 100 o più colpi al minuto. Lo stesso accade nelle reti acquedottistiche costruite razionalmente. La notte, con il consumo dell’utenza ridotto al minimo, sono sufficienti 20 m. di pressione al suolo misurati presso l’utenza e quindi la pompa può girare a basso numero di giri cui corrispondendo non solo una bassa portata ma anche una bassa pressione dell’acqua immessa direttamente in rete. Alle 7 del mattino, quando la gente comincia ad aprire i rubinetti, i sensori della pressione in rete cominciano a comunicare al sistema di telecontrollo che la pressione è insufficiente. Poi, effettuato il raffronto tra pressione reale e pressione auspicata ora per ora, il centro di comando, in maniera analoga al cervello umano, ordina la variazione di velocità delle pompe in modo ad avere in rete minuto per minuto la pressione ottimale. Detto in questi termini il problema e la sua soluzione appaiono semplici così come semplici appare da sempre il fatto che il cuore segua pedissequamente le necessità del nostro corpo ed io chiedo: ma se perfino il corpo umano ci insegna che bisogna aumentare la quantità di sangue in circolo solo quando l’individuo fa degli sforzi che richiedono maggior ossigeno perché negli acquedotti si fornisce l’acqua a maggior pressione la notte quando si dorme e se ne ha meno bisogno ?