QUANDO SI ROMPE UN TUBO PRINCIPALE DELL’ACQUEDOTTO – FIRENZE DOCET

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Danni agli autoveicoli provocati dalla rottura di un tubo dell’acquedotto di Firenze ( dal quotidiano Il Tirreno )

Hanno fatto molto scalpore i danni ed il pericolo corso dalla città di Firenze il giorno 25.05.2016 per la rottura di una tubazione dell’acquedotto nel Lungarno. Non si è ancora accertato se il cedimento iniziale del terreno sia da attribuirsi a cause estranee all’acquedotto ma in ogni caso si può affermare che la fuoriuscita dell’acqua potabile ha sicuramente aggravato la situazione.

L’episodio è molto rappresentativo della situazione reale degli acquedotti normalmente alimentati con il sistema classico della immissione in rete tramite serbatoi di carico ed anche e soprattutto di quelli ad immissione diretta in rete a pressione regolata. Preciserei che questi ultimi, a fronte dei molti vantaggi, presentano anche una maggiore pericolosità in quanto l’automatismo di regolazione della pressione di esercizio quando rileva una maggiore richiesta di prelievo d’acqua da parte della rete provvede immediatamente ad aumentare portata e pressione dell’acqua immessa e se la maggiore richiesta è dovuta appunto ad una rottura di tubo crea danni maggiori rispetto a quelli, di per sé già molto gravi, che sono provocati dalle vasche di carico.

Occorre però mettere a punto il problema nei suoi dettagli costruttivi e di gestione in quanto sussistono rilevanti differenze tra i due sistemi.

L’alimentazione più diffusa e cioè quella che vede gli acquedotti muniti di una o più vasche di carico poste ad una quota altimetrica atta ad una buona distribuzione dell’acqua in tutta la rete e quindi anche in quella parte dell’utenza posta in posizione disagiata, presentano la caratteristica di una alimentazione a quota fissa che non possiede alcuna facoltà di aumentare l’immissione in rete proprio quando ci sono rotture ma di contro non ha nemmeno alcuna possibilità di intervento automatico di riduzione della portata e della pressione. I sistemi funzionanti in diretta con alimentazione regolata in funzione del fabbisogno, che come detto presentano una maggiore pericolosità, possono, anzi devono essere muniti di due dispositivi estremamente importanti per un esercizio ottimale. In primo luogo diventa essenziale il sistema ( di cui ho dettagliatamente spiegato nell’articolo “regolazione pratica … ”   ) di prevenzione delle grandi rotture partendo dalla probabilità che ognuna di queste sia preceduta da perdite anomale e di entità dapprima lievi e che piano piano aumentano fino a provocare il disastro. Un attento esame del

Rete con segnalazione di un guasto
Una modalità di segnalazione grafica della presenza di un guasto

funzionamento degli impianti e soprattutto delle pressioni di rete potrebbe mettere in guardia l’Ente gestore e consentire quindi di chiudere la condotta prima del compiersi del disastro. In secondo luogo l’alimentazione a pressione controllata deriva da ordini forniti automaticamente in tempo reale dal sistema di telecontrollo il quale, oltre a seguire l’andamento delle pressioni in rete come si è detto, controlla anche l’andamento delle pressioni di immissione in rete e quindi al verificarsi delle repentine ed eccezionali richieste di acqua da parte della rete è in grado di stimare quando la variazione di portata ha quelle caratteristiche di repentinità che sono proprie dei guasti e quindi può, grazie al proprio sistema a pressione regolabile, prima di tutto diminuire sensibilmente la pressione di mandata in rete ed inoltre di dare immediatamente l’allarme.

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Esempio di grafico della pressione imposta per l'acquedotto ideale e di quella normale di un acquedotto alimentato da vasca di carico
Esempio di grafico della pressione imposta per l’acquedotto ideale e di quella normale di un acquedotto alimentato da vasca di carico. Si  noti la diversa pressione notturna a seconda del sistema in uso.

Detta in poche parole la differenza tra le  due modalità consiste nel primo caso di un sistema meno pericoloso ma statico nel quale l’unico intervento possibile è la chiusura delle saracinesche stradali essendo quasi totalmente privo di interventi automatici di mitigazione del danno nel mentre quello del secondo tipo è un insieme dinamico dotato in primo luogo della possibilità di regolare sia automaticamente e sia tramite comando impartito dal personale del centro, la pressione di funzionamento della rete. L’altro suo notevole vantaggio è rappresentato dalle buone probabilità di poter scoprire per tempo una condotta che tende a rompersi e quindi prevenire del tutto dei disastri come quello accaduto a Firenze. Bisogna anche aggiungere che la maggior parte delle rotture hanno luogo nel periodo notturno per il fatto che moltissimi acquedotti sono caratterizzati da un maggior pressione notturna fatta però  eccezione per quelli ad immissione diretta in rete a pressione regolata che  diminuiscono  molto opportunamente la pressione notturna.

Questa nota non può terminare senza far rilevare la necessità che un servizio così importante come quello dei rifornimento idropotabile sia quanto prima munito di quel sistema più volte preconizzato da chi scrive ( vedi “controllo teorico di rete ..” ) ed ancora non realizzabile per la persistenza di obbiettive difficoltà di cui però si incominciano ad intravedere delle valide risoluzioni, sistema consistente nella verifica continuativa del funzionamento dei complessi acquedottistici tramite raffronto dei dati reali di funzionamento con quelli teorici definiti automaticamente ed in tempo reale tramite modello matematico. Tale sistema ha come scopo precipuo una verifica esemplare e continuativa dell’acquedotto intervenendo in modo automatico a correggere le anomalie ordinarie di esercizio ed inoltre emettendo pronti allarmi tutte le volte che appaiono anomalie particolari come ad esempio il profilarsi di una perdita che esce dagli schemi abituali.

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