MIRABILI PROGRESSI NELLO STUDIO DELLA TECNICA ACQUEDOTTISTICA E NEGLI SCHEMI IDRAULICI A RETE MA SCADENTE SITUAZIONE REALE : MANCA LA FASE INTERMEDIA DI AGGIORNAMENTO PREVENTIVO DEI SISTEMI IDROPOTABILI

Mappa catastale digitalizzata
Digitalizzazione delle reti acquedottistiche

Sono diffuse informazioni più che sufficienti per farsi un’idea chiara degli imponenti risultati ottenuti da studiosi professori universitari nei calcoli delle reti ma soprattutto nella previsione futura dell’evoluzione del problema generale di rifornimento idropotabile, nella situazione effettiva, in quella di previsione e soprattutto nella azioni da prevedere. Sono stati elaborati modelli per la determinazione degli elementi più svariati come la frequenza delle rotture delle condotte, l’andamento futuro delle disponibilità idriche raffrontate con la richiesta dell’utenza ecc, ecc.

Tra le molte valide relazioni visibili anche su internet riporto uno uno stralcio della nota della prof. Rita Ungarelli e che ritengo offra molti spunti per la discussione qui proposta.

Lo smart metering rappresenta l’opportunità per sviluppare nuove logiche di servizio che permettano di produrre economie di scala e di obiettivo, riducendo i costi di gestione e portando una immediati benefici tra cui: 
• monitoraggio e ottimizzazione in in tempo reale dei consumi 
• monitoraggio dei flussi ed individuazione delle perdite 
• adeguamento del servizio alla domanda effettiva 
• creazione di soluzioni di “early warning” 
• migliore prontezza negli interventi (riduzione del parametro mttr – tempo medio di riparazione) 
iI progetto prevede lo sviluppo di contatori a grado di fornire la misura e trasmissione in automatico della portata istantanea consumata dall’utente, della pressione di consegna, di parametri di qualità dell’acqua, nonché “la creazione del sistema «intelligente” di telelettura e telecontrollo. 
Un altro obiettivo del progetto consiste nell’integrazione del modello idraulico wdnetxl, sviluppato da iDEA RT con algoritmi di controllo in tempo reale di valvole di riduzione di pressione in rete. A tale proposito la complessità del problema tecnico non ha trovato adeguato riscontro negli strumenti di analisi adottati nel recente passato (basati su epanet2) e ispirati da esigenze diverse, più vicine alla progettazione di sistemi ex-novo che alla gestione di sistemi esistenti, in un’epoca in cui la sensibilità ai di temi tecnici, sociali e ambientali dell’epoca molto diversa dall’attuale.  A fronte di tale ritardo, la ricerca tecnico-scientifica nell’ultimo decennio ha prodotto considerevoli innovazioni nell’ambito dell’analisi delle reti di acquedotto, aprendo la strada ad una nuova generazione di modelli idraulici, in grado di rispondere alle nuove esigenze tecniche. Tali modelli offrono la possibilità di rappresentare realisticamente le perdite idriche in funzione della pressione nonché di simulare strategie di controllo. Tali analisi permettono di studiare l’efficacia e la fattibilità tecnica e gestionale di schemi di controllo remoto di valvole di riduzione della pressione (pressione valvole di controllo – pcv) ovvero di pompe a giri variabili (velocità variabile pompe -vsp), dell’innovazione del settore ict per i sistemi idraulici. Il sistema wdnetxl implementa questa nuova generazione di modelli in una piattaforma software nata per il trasferimento tecnologico “just-in-time” delle più recenti innovazioni nel capo dell’analisi, pianificazione e gestione delle reti idriche di distribuzione. 

Oltre a queste mirabili iniziative è da rilevare l’importante decisione presa livello di autorità competenti nel prevedere forme avanzate di interconnessione tra acquedotto e acquedotto da cui si potranno avere progressi notevolissimi.

A titolo di esempio riporto un brano ufficiale relativo al Veneto.

Planimetria Organizzazione generale veneto
Tipo di acquedotto a rete

Il Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MO.S.A.V) individua gli schemi di massima delle principali strutture acquedottistiche necessarie ad assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile nell’intero territorio regionale, nonché i criteri e i metodi per la salvaguardia delle risorse idriche, la protezione e la ricarica delle falde.
Il dettato della legge in questione offre la grande occasione di razionalizzare i sistemi idro-sanitari (acquedotti e depurazioni) veneti con chiari obiettivi di funzionalità e di economia, ma anche di sicurezza dei relativi servizi.
L’obiettivo prioritario del Modello è la rimozione degli inconvenienti causati dall’eccessiva frammentazione delle attuali strutture acquedottistiche, mediante l’accorpamento massiccio dei piccoli e medi acquedotti, così da ridurre le attuali fonti di approvvigionamento con un risparmio di risorse idropotabili non inferiore al 15%.
Altro obiettivo fondamentale è quello dell’interconnessione delle grandi e medie condotte di adduzione esistenti. Con questa operazione il sistema acquedottistico veneto diventerà di tipo-reticolare, migliorando sensibilmente l’affidabilità del servizio.
E’ proprio questa la logica che sta utilizzando la pianificazione acquedottistica avanzata: operare su vaste scale territoriali con l’obiettivo di passare dalla tecnica classica dell’acquedotto “ad albero” a quella dell’acquedotto “a rete”.

Sulla scorta degli argomenti prima accennati i quali, partendo da una qualificatissima predisposizione di metodologie di calcolo e di verifica dell’esercizio degli acquedotti seguiti dalla costruzione del grande acquedotto a rete, non potranno che dare frutti copiosi da tutti i punti di vista sia economici che ambientali e soprattutto di qualità del servizio,  non si può che affermare che si sono messe buone basi per un futuro ottimale del rifornimento idrico.

Anche chi sta scrivendo questa nota, pur non essendo all’altezza di capire e seguire interamente le innovazioni citate, non può che compiacersi per la piega che sta assumendo il settore acqua.

Esempio di acquedotto alimentato con vasche di carico (sopra) e con immissione diretta in rete a pressione regolata (sotto). Clicca per ingrandire

Al tempo stesso devo anche ribadire come si rilevi la scarsa attenzione che viene data a quella parte dell’acquedottistica che concerne la costituzione reale degli acquedotti e la necessità di una sua preventiva rivoluzione nei relativi concetti base. La dimostrazione di questa necessità è data dal fatto che in ambedue i settori descritti e cioè sia nell’impiego delle nuove tecniche di elaborazione teorica di modelli matematici e sia nella costituzione delle nuove grandi reti di acquedotto non si tiene conto della errata costituzione di base di molti servizi idropotabili ma si procede invece applicando le nuove promettenti procedure anche su insiemi di tipo sorpassato. Tipica è la sopravvivenza di acquedotti alimentati da vasche di carico per i quali, a mio avviso e nella maggior parte dei casi, l’intervento da attuare  prima di applicare le nuove avanzatissime tecnologie sarebbe l’adozione dell’immissione in rete a pressione regolata, Un altro esempio è anche quello dei serbatoi di compensazione oggi regolati al massimo livello e che rimangono quasi sempre pieni e quindi necessiterebbero di una regolazione completamente diversa a prescindere dalle successive migliorie generali dell’intero sistema . Quelli citati sono solo due dei molti esempi molto significativi sui quali sia gli studiosi e sia i progettisti da me citati sorvolano applicandovi i loro ottimi sistemi e rimediando quindi a difetti congeniti con artifici eccessivamente complessi in quanto molte delle anomalie prese in esame sarebbero risolvibili con interventi molto più semplici, di facile ed economica attuazione. Seguendo tale regola ad esempio in un acquedotto alimentato a pressione fissa è logico che quando i nuovi sistemi riescono a modularne compiutamente la pressione finale di rete tramite un insieme di valvole telecomandate e razionalmente disposte, si raggiunge un importante risultato; però se in quella rete si potesse arrivare a risultati ancora migliori e  più economici semplicemente regolando la pressione di inizio rete, allora appare evidente che, nonostante la buona qualità di funzionamento comunque raggiunta, si è seguita una procedura sicuramente criticabile .

C’è un dettaglio che fa testo e si tratta della distrettualizzazione. Questa è una pratica molto vantaggiosa e molto diffusa cui si è dovuto ricorrere perché fino a qualche tempo fa mancavano i mezzi per conoscere a fondo il funzionamento delle rete Allora cosa si è pensato di fare? Di suddividere la rete ben interconnessa , in molte piccole sottoreti chiamati appunto distretti, ognuno dei quali, essendo alimentato da una sola condotta munita dei necessari misuratori di portata e pressione, può essere regolato a dovere ottenendo notevoli vantaggi economici e di funzionamento. Se questa procedura era allora giustificata non lo è più oggi vista la possibilità non solo di conoscere il funzionamento reale della rete ma , tramite le nuove modellazioni, anche di progettarne e realizzarne la regolazione lasciando tutta la rete assolutamente intatta e cioè senza mutilarla con la settorizzazione.

DsitrettiPadova
La distrettualizzazione della rete idropotabile della città di Padova incautamente spezzettata in mille parti

Bisogna anche rilevare come l’incarico affidato agli studiosi per i fini indicati non riguarda affatto il controllo della situazione reale degli acquedotti ma invece ed esclusivamente la determinazione delle modalità da seguire per correggere in genere tutti gli acquedotti che funzionano male per il semplice motivo che tale attività esula totalmente dalle loro conoscenze e competenze, pertanto il loro compito è in realtà mirabilmente portato a termine.

In maniera del tutto analoga quando si decide di collegare tra di loro molti acquedotti creando delle reti di grande estensione, non viene affatto richiesto di entrare in merito alla costituzione di ogni singolo acquedotto ma semplicemente si ricerca, ferma restandone  la effettiva costituzione, di trovare il modo migliore per effettuare il suo inserimento nel nuovo sistema a rete.

In conclusione, nel mentre non posso che ripetermi nell’approvare le nuove metodologie veramente straordinarie, a me risulta mancante di quella struttura intermedia tra studiosi così eccelsi e gestori di fatto degli impianti, struttura intermedia che controlli la costituzione effettiva degli acquedotti e ne proponga la rivoluzione come primo atto che deve precedere l’applicazione delle avanzate metodologie di cui si è detto.

La applicazione di quest’ultima metodologia, introdotta a posteriori, darebbe risultati infinitamente migliori di quelli, pur rimarchevoli, che essa sta attualmente offrendo e che offrirà via via che ne continueranno i miglioramenti. In questo senso notevolissimi saranno i vantaggi che deriveranno dal cambiamento di imminente attuazione, dei contatori d’utenza sostituiti da apparecchiature multifunzione.

Pubblicità