L’IMPIANTO DI TELECONTROLLO E TELECOMANDO DEGLI ACQUEDOTTI DEVE CONSIDERARSI STRUTTURA PRESENTE IN TUTTI GLI ACQUEDOTTI

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Lo schema generale di un acquedotto ancora ritenuto valido. In rosso è riportata la piezometrica, ufficialmente non considerata per nulla, di quello che succede nelle giornate di basso consumo

In molti articoli tecnici inerenti gli acquedotti molto spesso lo svolgimento in automatico delle operazioni sottintende la presenza degli impianti di telecomando e telecontrollo anche senza che ne venga fatta una menzione specifica. Ad esempio quando viene semplicemente indicato che le pompe a velocità variabile sono regolate in funzione della pressione di rete, si arguisce immediatamente che tale modulazione è operata dall’impianto di telecontrollo che costituisce, anche se non se ne parla esplicitamente, l’irrinunciabile elemento base della stragrande maggioranza degli acquedotti. Nel mentre si conferma anche in questa sede che non è essenziale insistere sulla presenza del telecontrollo come elemento base degli acquedotti essendo ormai diventato un normale ed importante componente del servizio idropotabile in tutte le sue accezioni, si fanno notare due diversi modi di concepire l’impianto di telecontrollo stesso : l’uno ben noto in quanto ne fanno parte di fatto la stragrande maggioranza delle installazioni già funzionanti e l’altro per nulla diffuso ma che avrebbe delle doti eccezionalmente valide.

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I serbatoi pensili sono da considerare un inutile orpello di una teoria acquedottistica superata

La circostanza presenta un indubbio interesse in quanto la maggior parte dei sistemi elettronici ed elettrici perfettamente funzionati ed appartenenti alla prima delle due categorie citate, sono nati per eseguire del tutto razionalmente ed automaticamente grosso modo le stesse funzioni che una volta venivano fatte manualmente ma con una caratteristica fondamentale che vede gli acquedotti costituiti secondo le vecchie regole fatta salva qualche modifica dei componenti specifici. Tanto per fare degli esempi la gran parte degli acquedotti, anche se attualmente dotati di sofisticatissimi sistemi di automatizzazione basati sull’uso del computer ed alle volte dotati anche della possibilità di simulazione eseguita con modello matematico, purtuttavia possiedono reti di distribuzione ancora alimentate da vasche di carico tuttora ritenute il modello insuperabile di immissione in rete dell’acqua potabile. Al contrario ritengo facilmente dimostrabili i grandi vantaggi che si otterrebbero dando luogo alla immissione diretta in rete senza presenza di vasche di interruzione idrica ed a pressione regolata dal sistema di controllo automatico. Lo stesso dicasi della presenza dei serbatoi pensili che dominano le città di pianura anche se per la maggior parte messi fuori servizio essendo oggi ben presenti gli enormi vantaggi che si ottengono regolando la pressione di rete più in alto o più in basso del pensile a seconda del variare del fabbisogno d’acqua. In altre parole troppi sono gli acquedotti ancora basati sulle regole nate quando c’erano fonti sovrabbondanti rispetto al fabbisogno, quando la corrente elettrica aveva costi molto bassi e la preoccupazione dei progettisti era concentrata sulla necessità di vincere i momenti di massima richiesta idrica dell’utenza senza preoccuparsi di quello che succede nei restanti periodi di tempo, periodi che tra l’altro costituiscono la grande maggioranza durante l’annata tipo. E’ infine da rilevare come il fatto di aver dotato un insieme idropotabile, che è ancora basato su concetti obsoleti, di un servizio così moderno e  funzionale come l’impianto di telecontrollo determina la falsa convinzione di averlo razionalizzato nel miglior modo possibile nel mentre tutto ciò non solo non corrisponde a verità considerato che nella realtà l’acquedotto conserva i citati problemi di obsolescenza ma soprattutto perché la sua posa in  opera, secondo le modalità descritte, provoca il rinvio  sine die della attuazione di quella rivoluzione di base che, per i brillanti risultati che è in grado di dare, avrebbe dovuto invece precedere  l’installazione del telecontrollo medesimo.

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Esempio di dannosa suddivisione in tanti distretti della rete acquedottistica di una città pianeggiante come Padova: ma non si poteva raggiungere gli stessi risultati senza rovinare totalmente una rete così ben interconnessa?

Si arriva alla deleteria conclusione che l’ammodernamento vero degli impianti  non verrà, di fatto, mai più eseguito con le gravi conseguenze che è facile immaginare e che si constata di fatto nei numerosi acquedotti che sono tuttora dotati di vasche di carico, nella presenza degli inutili serbatoi pensili che si notano dovunque e nella mancanza di molti rivoluzionari  dispositivi. In questo senso è eclatante la diffusione della cosiddetta distrettualizzazione che, nonostante provochi il danno di spezzettare la rete ben interconnessa in tante piccole sottoreti, viene vista come il toccasana per la riduzione delle perdite e per poter finalmente conoscere il funzionamento reale della rete acquedottistica mentre, come è dimostrato in alcuni articoli di questo sito, essa non è altro che la dimostrazione dell’incapacità di ottenere gli stessi risultati usando la tecnica moderna basata sulle nuove teorie di modelizzazione  e di calibrazione delle reti stesse senza provocarne la dannosa mutilazione. A tutto ciò è da aggiungere il ritardo che va maturando il ricambio dei contatori di utenza che se fossero quanto prima sostituiti da apparecchi multifunzione agevolerebbero e semplificherebbero tutta l’attività acquedottistica nel senso prima indicato.

A questo punto occorre passare al secondo tipo di utilizzazione dell’impianto di telecontrollo, utilizzazione che può riassumersi in un breve motto: occorre che gli acquedotti siano figli del telecontrollo. In altre parole la presenza dell’apparecchiatura che forma l’oggetto della presente nota, dovrebbe portare alla costituzione di acquedotti completamente diversi da quelli tradizionali ottenendo grandi vantaggi, nella costruzione e nella gestione ivi compresa la determinazione in modo automatico e continuativo delle perdite ed infine la loro drastica riduzione.

Si evita qui di fornire altri dettagli più volte descritti in questo sito e soprattutto nell’articolo Acquedotti figli del telecontrollo…………………….  cui si rimanda per gli eventuali dettagli.

In conclusione si fa presente come non sia assolutamente necessario citare la presenza del telecontrollo quando si scrive degli acquedotti nel mentre sarebbe indispensabile tenerne ben presente la caratteristica essenziale che è quella di provocare la tanto auspicata rivoluzione nella costituzione fondamentale dei sistemi idropotabili con l’ottenimento di vantaggi notevolissimi più volte descritti in questo sito.

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