ACQUEDOTTO FIGLIO DEL TELECONTROLLO – LA DISCUSSIONE CONTINUA

L’immaginazione difficilmente riesce ad ipotizzare i significati che il titolo sottintende. Lo stesso autore non potrà in queste righe condensarne la lunga serie pur avendone già discusso in molte sedi.

Grande acquedotto reticolare del Veneto. (clicca per ingrandire)
fIG. 1 – Un mirabile progetto di unificazione acquedottistica ma anche questo non è “figlio” del telecontrollo

Quello che si vuol far rilevare è la scarsissima attenzione che viene posta all’argomento, in altre parole al fatto che gli acquedotti siano veramente “figli” del telecontrollo-telecomando. È ben vero che la stragrande maggioranza degli acquedotti sono già muniti di impianti centralizzati di telecomando e telecontrollo ma non esistono esempi di servizi che siano stati concepiti e soprattutto costruiti in funzione delle loro caratteristiche precipue. La funzione che normalmente viene assegnata al telecontrollo, come si capisce dal suo nome, è lo svolgere automaticamente e quindi con maggiore velocità, efficacia ed economia, gli stessi compiti che un tempo erano condotti a termine dal personale, ma gli acquedotti restano sempre gli stessi di prima dell’avvento di questo straordinario intelligente mezzo di operatività. Per averne conferma basta esaminare i testi di acquedottistica che abbondano nelle librerie e si vedrà che non viene mai raccomandato o proposto di modificare la struttura fondamentale degli acquedotti, invece si perpetua imperituramente la stessa di mezzo secolo fa.

Data la grande vastità dell’impegno assunto in questa sede non si potrà che fare un breve accenno enumerando progressivamente alcuni dei settori interessati. Quello che lo scrivente ritiene essere preponderante è senza dubbio tutto ciò che ha a che fare con la pressione di funzionamento delle reti di distribuzione e pertanto ne richiama subito alcuni principi (clicca qui per dettagli).

Esempio di utilizzazione reale del serbatoio a terra
Fig. 2 = Esempio di utilizzazione reale del serbatoio a terra

È ben noto come la possibilità di avere in rete pressioni sempre adeguate ad un servizio ottimale, significa ottenere grandi risparmi nell’economia di esercizio, grande rispetto dell’ambiente dato dalle minori perdite di quell’elemento prezioso e sempre più raro che è l’acqua ed infine un miglior servizio in quanto essa viene consegnata all’utenza nelle migliori condizioni. È chiaro che questi risultati non sono certamente raggiunti da impianti acquedottistici, come la maggior parte di quelli esistenti, che sono stati dimensionati soltanto per far fronte ai consumi dell’ora di punta del giorno di maggior consumo essendo opinione diffusa che, una volta soddisfatto il consumo critico, a fortiori sono risolti anche tutti gli altri problemi minori. È invece dimostrato che è proprio durante i periodo di minor portata che vengono alla luce alcune gravi disfunzioni e, prima tra tutte, la perdita occulta di volumi enormi di acqua. È anche dimostrato come si possa, tramite il telecontrollo, curare anche il funzionamento di tali periodi che oltretutto, possedendo la frequenza maggiore durante l’anno tipo, hanno un’importanza basilare per ottenere i benefici prima citati. Sussiste però una condizione di base: anche la costituzione degli acquedotti deve essere concepita in funzione di questo risultato.

Non si vuole qui elencare in dettaglio tutte le innovazioni che sarebbero promosse dal telecontrollo, innovazioni ampiamente descritte capitolo per capitolo nel sito ( vedi tuttoacquedotti cliccando qui ) ma solo far capire alcuni temi.

Il primo riguarda la già citata pressione di funzionamento delle reti che deve esser sempre regolata automaticamente sia nel punto di alimentazione della rete sia in quello di arrivo presso l’utenza lasciando da parte, con le debite eccezioni che giustificano le vasche di carico in rete, la pessima abitudine di preoccuparsi soltanto di operare a pressione di partenza fissa.

Il secondo punto riguarda la rete di distribuzione per parlare compiutamente della quale occorrerebbe un intero libro. Ci si

Una delle molte demolizioni degli inutili o dannosi serbatoi pensili già effettuate
Fig.. 3 – Le vasche di carico devono essere sostituite dalla Immissione diretta in rete. Una delle tante demolizioni dei serbatoi pensili considerato ormai manufatti inutili e spesso dannosi all’esercizio della rete.

limita a dire che nella sua costituzione ha una parte preponderante una intelligente derivazione dall’impianto di telecomando ed inoltre rimarcare una caratteristica essenziale: la assoluta necessità di una diffusa interconnessione tra condotta e condotta che conferirebbe all’insieme eccezionali doti ma che è in netto contrasto con la tendenza attuale a diffondere la distrettualizzazione la quale presuppone invece la creazione di tante sottoreti separate ed isolate.

Il terzo tema riguarda la compensazione delle portate a mezzo serbatoi di grande e piccolo volume cui deve esser dato maggior importanza di quella attuale, predisponendo nella quasi totalità serbatoi chiamati ” di terra ”  (vedi fig. 2)  per distinguerli da quelli posti in corrispondenza della superficie piezometrica in quanto quest’ultimi non possono essere mai gestiti razionalmente. Dovrebbero essere quasi sempre cambiate le usuali modalità di alimentazione dei serbatoi stessi e quelle della immissione in rete dell’acqua che essi contengono privilegiando serbatoi alimentati da reti di condotte e serbatoi che immettono direttamente in rete i loro grandi volumi di acqua a pressione regolata mediante pompe a velocità variabile per le reti a sollevamento meccanico e con valvole di regolazione negli altri, ovviamente il tutto asservito al telecomando.

Il quarto tema fondamentale di cui si vuole discutere brevemente è forse ancora più importante di quelli precedenti e riguarda la necessità di una strategia acquedottistica a grande raggio ed in particolare che dovrebbero essere portati a termine studi e progetti generali, di cui esistono esempi già posti in essere (vedi figura n. 1 = MOSAV3), atti a organizzare il servizio idropotabile unificato di ampie zone a carattere più che regionale o extraregionale riguardando territori aventi comunque caratteristiche omogenee tali da giustificare una visione di insieme del sevizio idropotabile, studi che non è indispensabile vengano tradotti subito nella realizzazione effettiva delle opere previste. Urgente sarebbe soltanto la progettazione in modo da prevedere fin d’ora il futuro vero e razionale assetto degli acquedotti ed in modo che le opere effettivamente realizzate nei prossimi anni non ne siano in contrasto. Ho già fatto cenno alla esistenza già in atto di molti studi del genere, alcuni dei quali hanno già il crisma della ufficialità. Ma anche qui torna a galla il problema già accennato: ci si basa troppo su schemi classici e non si tiene conto che è proprio in questi progetti a grande raggio che si manifesta viepiù l’efficacia di fondare tutte le soluzioni sulla presenza degli impianti di telecomando e telecontrollo abbandonando gli schemi classici per adottare ciò che la nuova tecnica concede.

Risulta in ogni caso confermata non solo in tutti i quattro i punti indicati ma altresì nei molti altri che qui, non avendo trovato spazio, non sono nemmeno citati, una nuova concezione di base spesso in difformità delle regole classiche dell’acquedottistica essendo invece fondata sull’impianto di telecontrollo-telecomando e sulle nuove e potenti sue possibilità.

Esempio di rete con rilevanti dislivelli altimetrici: notare la differenza tra soluzione classica con vasca di carico e soluzione con immissione diretta in rete a pressione regolata

Rete classica
Rete classica

 

classsicadistrettualizz
Rete classica con distrettualizzazione

 

Rete con immissione diretta a pressione regolata
Rete con immissione diretta a pressione regolata
Rete a pressione regolata e con valvole diffuse in rete
Rete a pressione regolata e con valvole diffuse in rete