LE ABISSALI DIFFERENZE TRA LA “sustaining innovations “ AMPIAMENTE ADOTTATA NEGLI ACQUEDOTTI E LA “ disruptive innovations “ CHE DOVREBBE SOSTITUIRLA

Adotto i due termini in inglese perché non ne conosco una valida traduzione in italiano. Come risulta dalle dotte disquisizioni ampiamente dibattute su internet, si tratta di due diverse modalità di aggiornamento o sistemazione radicale di situazioni obsolete in molti settori commerciali, industriali, artigianali o del terziario e quindi anche negli acquedotti a cui è dedicato questo sito. Consiste nel primo caso ( sustaining innovations ) nell’introduzione di funzionalità aggiuntive o nel miglioramento di alcuni attributi, mentre la “ disruptive innovations “ del secondo caso applica un insieme di funzionalità completamente nuove e spesso lontane da quelle classiche di normale attuazione.

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Una delle errate modalità di alimentazione delle reti : la vasca di carico

E’ ben noto come la situazione dell’alimentazione idropotabile in Italia sia fortemente compromessa per molteplici motivi che vanno dalla suddivisione del territorio in tanti piccoli e differenziati acquedotti in luogo di pochi grandi sistemi a rete, ed inoltre sia compromessa a causa della tecnica antiquata adottata nella costituzione e nella gestione che non hanno ancora assimilato i moderni ritrovati arrivando alla conclusione di sistemi aventi alti costi di esercizio, cattivo sfruttamento delle risorse ed infine un servizio insufficiente con enormi perdite occulte. La tendenza effettivamente adottata fa parte del primo dei due metodi di cui si è detto. Infatti è consolidata consuetudine l’apportare continue migliorie ritenendo ogni volta di aver risolto i problemi ed invece compiendo il madornale errore di mantenere inalterato lo schema funzionale di base impedendogli di fatto di passare ai nuovi insiemi razionali.

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Schema di confronto tra alimentazione con vasca di carico e immissione diretta in rete a pressione regolata

Il concetto sarà reso ancora più comprensibile dalla descrizione dettagliata di esempi concreti. E’ classica la situazione di un acquedotto, che rappresenta la stragrande maggioranza di quelli italiani, di vecchia costruzione ed il cui schema costitutivo ha l’alimentazione della rete sempre attuata tramite vasche di carico, acquedotto che è munito di serbatoi di riserva e compensazione delle portate posti in corrispondenza della linea piezometrica, come sono ad esempio i serbatoi pensili, ed è composta da una rete unificata anche per territori scoscesi con serbatoi di accumulo a terra ed a regolazione rudimentale volta alla ricerca continuativa del massimo livello di riempimento. Ne derivano inconvenienti gravi alcuni dei quali solo esemplificati dalle eccessive perdite occulte, da una pressione di consegna dell’acqua molto elevata nei periodi di basso consumo che provoca il maggior volume di perdita, dai serbatoi che essendo quasi sempre pieni non effettuano affatto la richiesta compensazione delle portate. Ciò che fa veramente specie e che conferma quanto sostenuto sopra, è la modalità di risoluzione dei problemi che viene erroneamente seguita. Una delle regole assurde attribuisce tutti i problemi al pessimo stato delle condotte stradali e di conseguenza che il primo intervento, assai costoso, sarebbe concentrato nella sostituzione delle condotte ammalorate con condotte nuove ma del tutto simili a quelle preesistenti e tutto ciò senza verificare se non sia il caso di approfittare dell’intervento a gran parte della rete per apportarvi delle modifiche di base come potrebbero comprendere, ad esempio, la eliminazione delle vasche di carico da sostituire con l’immissione in diretta in rete a pressione regolata. Un altro errore grossolano consiste nella utilizzazione della distrettualizzazione, e cioè della suddivisione della rete in tante sottoreti considerata come il solo metodo valido per conoscere e quindi correggere il funzionamento anomalo della rete stessa. Facendo in questo modo si seziona in più parti il magliaggio degli acquedotti con tutti i danni che questo comporta. Sussistono molti altri inconvenienti che sono stati ampiamente spiegati nei vari articoli di questo sito, ci si limita ad accennare al metodo basilare che dovrebbe essere adottato per passare alla seconda, provvidenziale delle due modalità prima elencate e cioè alla “disruptive innovations “ Si tratta di apportare all’intero sistema acquedottistico una rivoluzione radicale da realizzarsi sia pur piano piano attraverso gli anni ma che in ogni caso sia atta a rendere gli acquedotti “figli del telecontrollo” e cioè costituiti in modo che, abbandonati molti dei sistemi classici che sono ormai totalmente obsoleti, siano non solo modulati dall’impianto di telecontrollo/telecomando costantemente in funzione delle condizioni reali di tutto l’insieme a partire dalla disponibilità delle fonti, dalle modalità di accumulo, di pompaggio, di regolazione delle pressioni, dall’entità delle perdite, dalla prevenzione e riparazione dei guasti ecc. ecc.. ma che soprattutto preveda una costituzione degli acquedotti che sia funzione diretta del tele controllo ce delle sue le sue grandi e spesso inutilizzate risorse.

La conclusione di questa breve nota è la conferma delle spiegazioni del “ disruptive innovations “ vista come una metodologia assolutamente essenziale per l’ammodernamento razionale in campi vastissimi tra i quali è necessario assolutamente comprendere e quindi caldeggiare con tutti i metodi disponibili di diffusione anche il settore approvvigionamento idrico.